Per i terroristi islamisti il Coronavirus è 'un soldato di Allah' Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 08 aprile 2020 Pagina: 14 Autore: Giordano Stabile Titolo: «L'Isis arruola il Covid 19: 'È un soldato di Allah'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/04/2020, a pag.14, con il titolo "L'Isis arruola il Covid 19: 'È un soldato di Allah' ", la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile Coronavirus, "un soldato di Allah"
Isis e Al-Qaeda vogliono "arruolare" il coronavirus per mettere in ginocchio Cina, Europa e America. L'esplodere dell'epidemia ha colto di sorpresa anche i jihadisti, tanto che le immediate indicazioni dello Stato islamico ai suoi militanti erano di sospendere le "operazioni" negli Stati infedeli, e di evitare di contagiarsi, con una serie di precauzioni simili a quelle prese dagli Stati più sviluppati. Ma presto la macchina della propaganda si è messa in moto, su canali social, come Telegram, e sulle riviste online, per sfruttare la situazione a proprio vantaggio. Il 19 marzo un editoriale del settimanale Al-Naba aveva come titolo «Il peggior incubo per i crociati» e analizzava gli effetti del Covd-19 sui «politeisti», cioè gli infedeli. «La paura del contagio li ha danneggiati ancora più dei contagi» e scatenato una crisi economica, sottolineava: «Le forze di sicurezza pattugliano le strade per il timore di crimini e rivolte sociali», e in questo contesto «mandare soldati all'estero è l'ultima cosa che i governi vogliono», un vantaggio per i nuclei di guerriglia attivi in Siria e Iraq ma anche in Nord Africa, Sahel e Asia meridionale. Meno truppe occidentali Certo, per il nuovo califfo Abu Ibrahim al-Qurashi, questa è soprattutto una speranza. Con qualche elemento di concretezza. Dall'inizio dell'anno le forze della Coalizione anti-Isis hanno ritirato un terzo dei 7500 soldati ancora presenti a gennaio. E la motivazione principale è il timore di contagi incontrollati nelle basi, in un territorio ostile anche per la presenza di milizie sciite filo-iraniane. In questo senso il Covid-19 è una "benedizione" per i jihadisti. Già il 23 gennaio l'imam siriano Abdula Razzaq al-Mahdi, punto di riferimento per l'Al-Qaeda locale, incitava i credenti a «pregare per il virus» perché annientasse i cinesi «nemici di Allah», colpevoli di aver «massacrato, imprigionato e oppresso gli uiguri», la popolazione turcofona musulmana che vive nella provincia occidentale dello Xinjiang. Da notare che nella provincia di Idlib sono presenti centinaia di foreign fighter uiguri in lotta contro il regime di Bashar al-Assad. A febbraio, quando il virus ha cominciato a colpire l'Iran ancora la rivista dell'Isis Al-Naba definiva l'epidemia un «segno di Allah» per la «cecità e l'insolenza degli sciiti».
Il velo e le mascherine Ma appena il Covid-19 si sposta in Occidente altri imam vedono quel "segno divino" colpire il loro nemico più odiato, l'America. Sul mensile Balagh, vicino ad Al-Qaeda, il virus viene definito «un soldato di Allah». Un «giornalista» lo chiama «il piccolo combattente», capace però di devastare gli Stati Uniti e i loro alleati, e che presto potrebbe esser affiancato da militanti in carne e ossa. Sulla tivù di Hamas, il movimento vicino ai Fratelli musulmani che governa Gaza dal 2007, l'imam Jamil al-Mutawa sottolinea come Allah abbia «inviato un solo soldato», il virus, «per colpire tutti i 50 Stati» dell'America e causare il lock-down in Israele, risparmiando i palestinesi. Ma il «soldato virus», agli occhi dei jihadisti, ha compiuto anche un altro miracolo. L'imam giordano Abu Muhammad al-Maqdisi ha postato su Telegram immagini che dimostravano i «benefici» della pandemia: bar e nightclub chiusi e donne con il velo come mascherina: «Per questo non c'è nulla di male per un musulmano pregare affinché gli infedeli si ammalino». Prima «ci prendevano in giro perché le nostre donne indossavano il niqab ma adesso anche loro fanno lo stesso», ha rincarato un altro jihadista, con immagini di occidentali che si coprono il volto con foulard e fazzoletti.