Aspettando la libertà e la vita
Commento di Deborah Fait
A destra: Pesach al tempo del Coronavirus
E' un periodo surreale quello che stiamo vivendo, la prigionia forzata dentro le nostre case, il solco che separa ognuno di noi dalla propria famiglia e dai propri affetti, ci sta profondamente cambiando e sta ingigantendo le differenze tra il genere umano. Per noi ebrei Pesach, che cadrà fra qualche giorno, è una festa gioiosa, durante il Seder (la cena della prima sera) si legge la Haggadà, la storia che racconta la fuga dall'Egitto e la fine della schiavitù del popolo ebraico. Quest'anno per la prima volta dalla fine della 2 guerra mondiale pochi potranno trascorrere Pesach in famiglia se non quelli che già vivono insieme, lo stesso per la Pasqua cristiana. Il tempo, che prima mancava, adesso avanza e lo passiamo pensando, mangiando, oppure alla finestra, chi può in terrazza o in giardino, a guardare gli uccelli, i gatti che fanno agguati al niente. Qui in Israele abbiamo stormi di pappagalli verdi che schiamazzano allegramente nel silenzio cittadino, io li adoro perché fanno allegria con le loro grida e i voli disordinati. La segregazione ci rende nervosi, a volte cattivi, in Europa sono rinati i nazionalismi, italiani, tedeschi, francesi si odiano cordialmente come prima del sogno inutile di un'Europa unita. Der Spiegel, la rivista tedesca con la maggior tiratura in Germania, quella stessa che negli anni di piombo aveva fatto una copertina con una pistola sopra un piatto di spaghetti, adesso ne ha fatta un'altra dove una forchetta regge uno spaghetto a forma di cappio e, sotto, la scritta "Ciao amore". Si, quella cosa schifosa, microscopica, invisibile che sta avvelenando il pianeta, sta tirando fuori il peggio e il meglio di noi. L'antisemitismo la fa da padrone, come sempre, c'è chi, deputato dei 5 Stelle, paragona le banche "all'ebreo Shilok", c'è persino un pittore da quattro soldi che, per farsi pubblicità, ha rispolverato la storia di Simonino da Trento, la fake news più tremenda del '400 che costò la vita e la tortura alla comunità ebraica della città, dipingendo un quadro obbrobrioso e osceno. Non ne farò il nome perché non è degno di pubblicità.
Se in Europa è ritornata l'antica rivalità fra nazioni che non potrebbero essere le une più diverse dalle altre, in Israele si è ingrandito il solco tra ebrei ultraortodossi e ebrei, diciamo, "normali". Israele è, tra i paesi dell'OCSE, quello più sicuro in periodo di coronavirus, 37 morti, e circa 7000 contagiati, grazie ad una grande bravura nel contenere l'ordine pubblico e il pericolo del nemico, visibile come il terrorismo o invisibile come un virus mortale. Israele ha reagito immediatamente salvando la popolazione, ha chiuso i confini e le scuole, questo è successo mentre il resto del mondo, in totale confusione, si chiedeva "Cosa dobbiamo fare adesso?". In gennaio ci sono stati i primi morti, almeno ufficiali, uno in Giappone e poi a Wuhan la catastrofe, ma già agli inizi di febbraio Netanyahu aveva fatto i primi passi contro il Covid-19 chiudendo ogni volo per l'oriente. Naturalmente tutti lo hanno criticato, c'è chi diceva che stava rovinando i rapporti diplomatici con la Cina. Bibi se ne è altamente fregato delle critiche e il 24 febbraio ha emanato il divieto di viaggiare da e per l'Italia mentre, in contemporanea ordinava al ministero della salute di rifornirsi di medicinali e equipaggiamenti. I suoi denigratori sia in Israele che all'estero lo prendevano in giro "esagerato, megalomane, il virus gli ha infettato il cervello" dicevano sghignazzando ma lui non si è scomposto. Quando si è presentato il problema degli israeliani rimasti bloccati all'estero, Bibi ha ordinato di preparare decine di aerei El Al e di andare a prelevare ogni israeliano che volesse ritornare in patria da Sud America, America del nord, Canada, Oriente, estremo Oriente, Europa.
Israele non lascia indietro nessuno. Tutti a casa? Si! Bene adesso chiudiamo il Terminal 1 dell'aeroporto Ben Gurion. Detto, fatto. I paesi che avevano accusato Israele di essere troppo drastico, esagerato ,addirittura paranoico, adesso seguono le sue orme con la differenza che, mentre qui tutto è stato fatto in modo graduale, in Europa e in USA sono arrivati troppo tardi pagando con migliaia di morti le loro indecisioni. Netanyahu ha dimostrato, una volta di più, di essere insuperabile nell'affrontare le situazioni difficili per il bene dell'intero paese. Ha saputo farlo anche con il problema degli ultraortodossi di Bnei Barak, la città ortodossa alle porte di Tel Aviv, dove la gente si rifiutava di sottostare alle regole del governo. I fanatici religiosi aggredivano i nostri soldati e medici che cercavano di farli ragionare. "La Torah ci salverà" urlavano. Bene, la Torah non li ha salvati e la maggior parte dei contagiati è tuttora tra le famiglie dei religiosi che continuavano a banchettare in centinaia a matrimoni e funerali. A questo punto Bibi ha preso di nuovo la situazione in mano e ha circondato Bnei Barak con più di 12.000 soldati tutti bardati con le tute antivirali. Bnei Barak è diventata di colpo una città fantasma, nessuno per le strade e persino i due rabbini capi di Israele hanno mandato messaggi di stare chiusi in casa e di chiudere tutte le sinagoghe e le yeshivot(scuole ebraiche religiose)sia a Bney Barak che a Mea Shearim, a Gerusalemme. Sia chiaro, non tutti i religiosi sono dei pazzi fanatici, vi sono alcune sette come i Neturey Karta (poche decine in Israele, 400 in tutto il mondo) e gli Eda Haredit, quei pazzi con il grembiule grigio, pochi anch'essi ma nocivi perché violenti, antisionisti, filoterroristi arabi. Ricordo il lutto dei Neturey Karta alla morte di Arafat, e le loro manifestazioni oscene con la bandiera palestinese. Secondo loro Israele non deve esistere come stato politico ma solo religioso e questo potrà avverarsi solo con l'avvento del Messia. Fino ad allora, secondo questi folli che io espellerei da Israele, il paese deve essere dato agli arabi. Sono molto orgogliosa di vivere in un paese che si cura di ogni suo cittadino, dove sopportiamo persino chi ci odia e ci fa vergognare, dove ogni vita è importante, dove mai saremo posti davanti al dilemma se salvare i più giovani in favore dei nostri vecchi, dove sappiamo superare ogni crisi nel migliore dei modi. Questo è merito del popolo ma anche di chi lo guida e Benjamin Netanyahu ha un talento speciale nel saper affrontare i momenti difficili, salvare le nostre vite e Israele. Desidero augurare a tutti gli amici cristiani una Pasqua il più serena possibile. Noi ebrei di Israele ci augureremo Pesach Sameach, felice Pesach, preparando la tavola del Seder sulle terrazze o vicino alle finestre spalancate per sentirci tutti uniti e anche più vicini alle nostre famiglie e ai nostri amici in Italia. Mi auguro che la vita ritorni presto tra noi tutti come è successo al popolo ebraico quando si sono aperte le acque del Mar Rosso per ridargli la libertà in Terra di Israele.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"