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La Stampa Rassegna Stampa
04.04.2020 Le minacce russe alla Stampa e la libertà
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 04 aprile 2020
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Il rischio del diritto di cronaca»
Riprendiamo dalla STAMPAdi oggi, 04/04/2020  con il titolo "Il rischio del diritto di cronaca", l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.

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Maurizio Molinari

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Igor Konashenkov

 

Le minacce rivolte contro il nostro giornale dal general maggiore Igor Konashenkov, del ministero della Difesa della Federazione russa, pongono una questione che emerge spesso nelle situazioni di conflitto: i valori che separano gli alleati di una stessa coalizione. Non c'è alcun dubbio che Italia e Russia sono alleate nel rispondere all'aggressione della pandemia Covid-19: lo sono perché il virus colpisce entrambe (come un altro centinaio di nazioni), lo sono perché hanno un interesse comune a sconfiggere il contagio e lo sono perché collaborano, sul campo, a Bergamo dove unità russe ed italiane operano spalla a spalla per soccorrere le vittime. Ma ciò non toglie che Russia ed Italia sono divise da un'idea differente del rapporto fra Stato e cittadini: la libertà di stampa è al cuore di tale distanza. Se dunque un giornale italiano come il nostro pubblica gli articoli di Jacopo Iacoboni da cui emerge - sulla base di fonti convergenti italiane e non - il sospetto che alcuni dei militari russi giunti in Italia possono appartenere ad unità dell'intelligence non significa essere «russofobi», come il ministero della Difesa afferma, bensì limitarsi a rispettare il principio cardine della nostra professione: tutte le notizie meritano di essere pubblicate. In base agli stessi principi di libertà di stampa è doveroso per un quotidiano pubblicare le rettifiche da parte di chi si sente danneggiato - come abbiamo fatto con una lettera dell'ambasciatore russo a Roma, Sergey Razov, in merito proprio ai suddetti articoli - mentre le minacce, personali e collettive, appartengono ad un altro tipo di codici.

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Vladimir Putin

Quando il general maggiore russo si rivolge a "La Stampa" affermando «consigliamo loro di imparare un'antica saggezza: Qui fodit foveam, incidet in eam, chi scava una fossa al prossimo ci finirà prima» varca una linea rossa perché trasforma il legittimo dissenso su uno o più articoli in una minaccia diretta ai redattori di un quotidiano definito «russofobo». Ovvero in un avvertimento contro ogni giornalista italiano: perché chiunque viene tacciato di «russofobia» sa ora che rischia di «scavarsi una fossa». È un approccio alla libertà di stampa segnato da un'aggressività incompatibile con lo Stato di Diritto, la Costituzione repubblicana, i valori della civiltà europea ed anche le buone relazioni bilaterali italo-russe. Dunque bene ha fatto il governo - con la dichiarazione congiunta dei ministeri della Difesa e degli Esteri - a respingere tale «inopportuna» ingerenza ribadendo che «la libertà di espressione e il diritto di cronaca sono valori fondamentali nel nostro Paese come il diritto di replica». Ferma restando la «gratitudine per gli aiuti ricevuti dalla Russia». Ovvero, siete i benvenuti nella lotta al virus ma rispettate le nostre leggi. L'interrogativo ora è quali saranno le conseguenze di questo serio incidente Russia-Italia: se dovesse portare ad indebolire la cooperazione anti-virus le conseguenze sarebbero negative per entrambi, se invece determinerà un maggior rispetto reciproco allora avrà l'effetto opposto, rafforzando l'impegno comune per battere la pandemia e costruire su questo una più solida partnership. In ultima istanza, il governo Conte esce da questo episodio più consapevole dei rischi che comporta la stretta cooperazione con Paesi che non appartengono a Nato o Ue così come la Russia ne trae la conclusione che inviare proprie truppe in un Paese occidentale significa esporsi al rischio del diritto di cronaca.

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