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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Stampa Rassegna Stampa
04.04.2020 Iraq: il terrorismo sciita si riorganizza dopo la fine di Suleimani
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 04 aprile 2020
Pagina: 16
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Partita l'era post-Soleimani. Gli Usa schierano i soldati a Erbil»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/04/2020, a pag.16, con il titolo "Partita l'era post-Soleimani. Gli Usa schierano i soldati a Erbil", la cronaca di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Qassem Soleimani con Ali Khamenei

Il successore del generale Qassem Soleimani arriva a Baghdad per incontrare i leader delle milizie sciite e orientare la scelta del nuovo primo ministro in Iraq. Ma si trova di fronte a divisioni profonde, in un Paese devastato dalla crisi economica e da un'epidemia di coronavirus sottostimata, mentre le forze americane si trincerano nelle basi principali, dotate per la prima volta dei sistemi anti-aerei Patriot. Esmail Ghaani, nominato capo delle forze speciali Al-Quds dopo l'uccisione di Soleimani lo scorso 3 gennaio, è arrivato con una scorta massiccia. Le tensioni fra Iran e Stati Uniti sono ai massimi livelli e il caos politico non aiuta. Dopo le dimissioni del premier Adel Abdel-Mahdi, le forze politiche non si sono ancora messe d'accordo su un nuovo nome. Il presidente Barham Salih ha allora scelto per conto suo Adnan al-Zurfi, uno sciita che ha vissuto a lungo negli Stati Uniti e potrebbe essere un punto di equilibrio fra Washington e Teheran Ai Pasdaran però non piace. Spingono per Mustafa al-Kadhimi, attuale capo dell'Intelligence. Temono che Al-Zurfi finisca per insabbiare la richiesta fatta dal Parlamento di una legge per espellere le forze americane dal Paese. Al-Zurfi è stato incaricato il 16 marzo e ha ancora due settimane per trovare una maggioranza. Il tempo stringe. La crisi economica, che lo scorso autunno ha scatenato proteste di massa in tutto il Sud sciita e a Baghdad, con centinaia di manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza, si è avvitata ancora di più con il crollo del prezzo del petrolio. Lo Stato ha incassato a marzo soltanto 2,9 miliardi di dollari dal settore, contro i 5,05 di febbraio, quando le quotazioni del greggio erano a circa 50 dollari al barile. Adesso sono scese a 30. Per far quadrare il budget statale servono almeno 56 dollari al barile. In tutto ciò c'è il rischio di un nuovo scontro armato fra Usa e Iran. Nelle ultime settimane Washington ha riposizionato le sue truppe in quattro grandi basi, dalle otto principali che utilizzava prima. E ha piazzato due batterie di Patriot a Erbil e ad Ayn al-Asad. L'obiettivo è rispondere in modo pesante ad attacchi da parte delle due milizie più aggressive, Kataib Hezbollah e Harakat Hezbollah al-Nujaba, e impedire rappresaglie missilistiche da parte dei Pasdaran, come quella che lo scorso 9 gennaio ha causato gravi danni proprio ad Ayn al-Asad. Oggi sarà consegnata agli iracheni anche la base di Al-Habbaniyeh, a Ovest di Baghdad. Dei 7500 uomini Nato, circa 2500 sono stati ritirati negli ultimi tre mesi, quasi tutti europei.

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