Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 03/04/2020, a pag.27 con il titolo "Daniel Pearl, mistero infinito: il Pakistan libera uno dei killer" il commento di Guido Olimpio.
Il pezzo di Guido Olimpio, come un articolo analogo pubblicato da Repubblica che non riprendiamo, omette un aspetto fondamentale per capire l'assassinio di Daniel Pearl, il fatto cioè che Pearl era ebreo. I terroristi che lo hanno ucciso hanno gridato in faccia al reporter americano "sei ebreo!" poco prima di assassinarlo, chiaro segno che è stato innanzitutto questo il motivo della sua uccisione. Neanche un cenno su Corriere e Repubblica.
Ecco l'articolo:
Guido Olimpio
Daniel Pearl
In questi lunghi anni le verità si sono accumulate, depistaggi che hanno colpito la memoria di un report coraggioso. L'ultima virata è arrivata con la sentenza del tribunale di Karachi. I giudici hanno deciso di commutare la condanna capitale di Ahmed Omar Saed Sheikh, arrestato perché sospettato di aver preso parte all'operazione. La pena è stata cambiata in 7 anni e questo permetterà al detenuto, che ne ha già scontati 18, di essere liberato al più presto. Per gli inquirenti non esisterebbero le prove del suo coinvolgimento nell'omicidio. Assolti i tre complici, anch'essi detenuti. I magistrati ritengono che il nucleo abbia partecipato solo al rapimento e che abbia pagato con la detenzione. L'indagine, non facile in un Paese come il Pakistan dove non mancano le coperture per l'estremismo armato, si è infilata in un intricato ginepraio, tra difficili equilibri interni e necessità di arrivare alla verità. L'ipotesi, sostenuta da inchieste parallele, è che l'inviato del quotidiano sia stato assassinato da Khaled Sheikh Mohammed, uno degli architetti dell'e settembre. Lui stesso, nel 2007, lo ha confessato agli americani dopo essere stato sottoposto a sedute di tortura. Pearl si trovava in Pakistan per lavorare su una pista interessante sul fallito attentato con le scarpe-bomba. II giornalista voleva scoprire la rete d'appoggio attorno all'esecutore del piano, l'anglo-caraibico Richard Reid. Non arriverà fino in fondo perché sarà attirato ad un appuntamento a Karachi dove sarà sequestrato da una cellula di jihadisti della quale faceva parte anche Ahmed Sheikh. La sua esecuzione, documentata con un video, sarà attribuita proprio a Khaled Sheikh Mohammed. Il terrorista — attualmente rinchiuso a Guantanamo — avrebbe progettato l'azione fin dai primi mesi del 2001. Non tutti, all'interno della gerarchia qaedista, erano d'accordo sull'assassinio. L'egiziano Saif al Adel si sarebbe opposto, un dibattito interno chiuso dalla decisione di Mohammed e dal parere favorevole del responsabile finanziario Sharif al Masri. Interessante il profilo di Ahmed Sheikh. Membro di una ricca famiglia pachistana, ha trascorso gran parte della sua giovinezza in Gran Bretagna ed ha studiato per un certo periodo alla prestigiosa London School of Economics. Non un disperato, non un ragazzo spinto dalla miseria e dall'esclusione, ma un simpatizzante convinto della Jihad. Come altri andrà in Bosnia, al fianco dei bosniaci, quindi nei campi d'addestramento in Afghanistan, per poi partecipare a missioni di gruppuscoli in India. Arrestato dagli indiani, tornerà libero con uno scambio e riprenderà il suo sentiero nell'accogliente Pakistan.
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