Ebraismo e filosofia secondo Solomon Maimon Recensione di Alessandro Zaccuri
Testata: Avvenire Data: 02 aprile 2020 Pagina: 24 Autore: Alessandro Zaccuri Titolo: «Un rabbino in cerca di ragione»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 02/04/2020 a pag. 24, con il titolo "Un rabbino in cerca di ragione, la recensione di Alessandro Zaccuri.
Alessandro Zaccuri
La copertina (Ets ed.)
Il sistema più dell'idee, il metodo più delle opere, l'articolarsi del pensiero più delle opinioni dei vari autori: questo, per Salomon Maimon, sarebbe il percorso da seguire per praticare con profitto la filosofia. Il programma è contenuto in un breve scritto che potrebbe apparire d'occasione, ma che costituisce, al contrario, un'utile introduzione alla figura di un autore ancora poco noto in Italia. Sbrigativamente annoverato tra i post-kantiani, Maimon fu in effetti molto più di un semplice commentatore o, peggio, imitatore. All'originalità della sua posizione contribuì senza dubbio il fatto di appartenere alla minoranza qualificata del cosiddetto "Illuminismo ebraico" (figlio di un rabbino e rabbino a sua volta, era nato in Lituania nel 1765 e mori nel 1800 in Slesia, nella tenuta del conte che aveva patrocinato i suoi studi). La consuetudine con il dibattimento talmudico traspare anche dal denso dettato di Sui progressi della filosofia (Ets, pagine 96, euro 10,00), ora tradotto in italiano e commentato da Luigi Azzariti-Fumaroli, uno studioso che al pensiero di Maimon ha già dedicato notevoli contributi specialistici. Il testo ha un'origine paradossale: posto davanti al quesito proposto dalla Reale Accademia di Berlino per il concorso del 1792, come primo passo Maimon ne modifica il dettato, così da occuparsi non dei progressi della metafisica da Leibniz in poi, ma di quelli della filosofia. Perché la metafisica, di per sé, non è suscettibile di sviluppo, sostiene, e perché quel che più gli preme è tentare di stabilire i limiti entro i quali la filosofia può risultare efficace nel compito che le è proprio, ovvero nel costituirsi quale «scienza il cui oggetto è la forma di tutte le scienze». La sua è una preoccupazione di tipo pragmatico, che si avvale spesso di argomentazioni matematiche in un confronto molto serrato con l'eredità di Leibniz, rielaborata però nella direzione della "critica" kantiana. Il risultato è una «filosofia scettica» che, simile alla nave cantata da Orazio nelle Odi, si presenta nello stesso tempo come angoscia e come richiamo.
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