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Giorgia Greco
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André Glucksmann Il discorso dell'odio
André Glucksmann Il discorso dell'odio

Piemme 2005



Il coro del politicamente corretto dice: l'odio con la O maiuscula non esiste. Chi vi punta il dito trascura i veri problemi: disgrazie, frustrazioni, offese. Al più riguarda alcuni mostri.

Così, ogni volta che appare si finge di cascare dalle nuvole. E quelli che testardamente vogliono morire idioti, intonano la solita solfa del "com'è possibile che nel ventunesimo secolo accadano cose simili?"

Già perchè intanto l'odio se ne frega. Esplode, radicale, e fa tabula rasa, anche a costo di sfociare in un sentimento suicida. Fiorisce. Divampa. Attraversa il pianeta e ci traghetta dall'età della Bomba H a quella delle bombe umane. New York, Madrid, Beslan: il desiderio di distruzione prolifica ora che la gestione del potere e del terrore non è più regoleta da un confronto tra superpotenze.

Questa è l'epoca dell'odio "fai da te".

Perché l'odio è la risposta perfettta, un discorso che soddisfa tutte le domande, che ignora i fatti e vede in ogni ostacolo l'effetto di un complotto. Odio, dunque esisto. Se le cose vanno male, non cerco altrove. La spiegazione è preconfezionata: è colpa del sesso, di chi ha la grana, dei malavagi imperialisti. Dichiarando guerra alla donna che mi turba, agli ebrei che imputridiscono l'umanità, all'America che fomenta il caos, l'odio si veste delle migliori intenzioni. Investe la nostra intimità. Ci interroga sulle ragioni che fanno vivere. E il suo fracasso pretende di essere guardiano della nostra pace.

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