Libia: la guerra continua Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 28 marzo 2020 Pagina: 17 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Nessuna tregua Serraj-Haftar. Decine di morti, centinaia di feriti»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/03/2020, a pag.17, con il titolo "Nessuna tregua Serraj-Haftar. Decine di morti, centinaia di feriti", la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Tripoli, Libia
A poco sono serviti gli appelli a una "tregua per il coronavirus", le richieste pressanti delle Nazioni Unite, dello stesso segretario generale Antonio Guterres. In Libia si continua a combattere e il bilancio degli ultimi due giorni è di nuovo altissimo, con decine di morti e centinaia di feriti. Sono state le milizie fedeli al premier Fayez al-Serraj a lanciare, giovedì, un primo massiccio attacco a sorpresa a Ovest di Tripoli, con l'obiettivo di riconquistare la base di Wittia e sloggiare le forze del maresciallo Khalifa Haftar dalle vie di collegamento fra la capitale e il confine con la Tunisia. La spedizione si è però trasformata in un disastro e il maresciallo ha scatenato la controffensiva. Alcune località vicino alla frontiera sono finite sotto il suo controllo, mentre l'aviazione ha colpito i quartieri meridionali di Tripoli. Un bilancio devastante La controffensiva è continuata ieri e il bilancio per gli uomini di Al-Serraj è devastante. Soltanto nel sobborgo di Salahuddin sono morti sotto i raid 15 combattenti e una settantina sono rimasti feriti. La maggior parte delle vittime, secondo fonti vicine al maresciallo, sarebbero miliziani della divisione Sultan Murad, una formazione siriana alleata della Turchia e attiva nel Nord della Siria, che è stata in parte trasferita in Libia negli ultimi tre mesi. Sono combattenti esperti e induriti ma si sono ritrovati nel punto più feroce della battaglia, detto il "fronte dei massacri". Senza l'appoggio di droni e consiglieri turchi, e dei miliziani siriani, quel fronte sarebbe probabilmente già crollato. Ma adesso torna a vacillare e nella bufera è finito lo stesso Al-Serraj. Ieri il premier si è preso "la piena responsabilità" della fallita offensiva sulla base di Mittia, che ha finito per indebolire gli altri settori e ha esposto di nuovo la capitale alla minaccia di Haftar. L'operazione era stata battezzata, con una certa enfasi, "Tempesta per la pace" perché doveva infliggere un colpo decisivo al nemico. Invece si è conclusa con la perdita di due importanti località al confine tunisino, Zuwara e Raj Ejdar. Questo significa che il maresciallo è vicino all'obiettivo di sigillare da tutti i lati Tripoli, per poi farla cadere. L'epidemia del coronavirus e la nuova missione navale europea giocano a suo favore, perché hanno di fatto bloccato l'arrivo degli aiuti dalla Turchia, mentre il ponte aereo di gennaio e febbraio dagli Emirati ha riempito i suoi arsenali: oltre cento voli di Ilyushin Il-76 con in totale 6 mila tonnellate di armi. Ieri Haftar ha gettato nuove forze anche a Est di Tripoli, verso Abu Ghrein e Misurata, e ha continuato ad avanzare.
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