L’Italia che invita l’Occidente a prendere esempio dalla Cina comunistissima e anche dal 'leader' ex soviet Putin
Commento di Diego Gabutti
Vladimir Putin, non è un leader, ma un dittatore
Dalla Russia con amore non era una love story. Nel grande romanzo di Ian Fleming era il nome in codice di un’operazione segreta dello SMERSH («l’apparato per gli omicidi del MGB, già implicato secondo Fleming nell’assassinio di Berjia») per uccidere James Bond, «il miglior agente segreto britannico» (mentre nel film con Sean Connery era un’operazione della SPECTRE per vendicare il Dottor No, ucciso da 007 nel film precedente, Licenza di uccidere).Non c’era niente d’amoroso in Dalla Russia con amore. Così come non c’è niente di generoso, e nessun amore particolare per l’Italia sotto l’incubo dal coronavirus, nell’operazione di soccorso che il presidente Putin, ex colonnello del KGB, ha battezzato (immagino con ironia cekista)Dalla Russia con amore, come si legge sul sito web di Repubblica: «Le foto diffuse dal ministero della Difesa russo mostrano una colonna di mezzi che sale sui velivoli. Si notano un laboratorio mobile, camion militari, una fila di ufficiali e diversi furgoni con aiuti medici. Sulle fiancate sono stati disegnati cuori con i tricolori dei due Paese e la scritta in tre lingue Dalla Russia con amore, come il film di 007». Non è un’operazione militare, naturalmente, e l’esercito russo non è più l’Armata rossa. Ma da quando esiste la Nato non s’erano ancora mai visti aerei russi atterrare a Pratica di Mare, un aeroporto militare europeo, e sbarcare tra gli applausi d’un governo occidentale camion militari, file d’ufficiali e furgoni con la scritta Dalla Russia con amore sulle fiancate che promettono qualche medico e milioni di mascherine alla sanità italiana.
Quella di Putin, così ci dicono, non è più l’Urss ma la Federazione russa, così come in Russia non c’è più il KGB a stendere ovunque la sua ombra, e ci vogliamo credere, anche se le capitali europee sono piene di morti per polonio 210 che, se potessero parlare, difficilmente sarebbero d’accordo. (Fateci caso, del resto: Putin è praticamente il sosia di Vladek Sheybal, l’attore che in Dalla Russia con amore interpreta il ruolo dello scacchista Tov Kronsteen, principale stratega della SPECTRE). Purtroppo, però, anche l’Italia non è più l’Italia di Alcide De Gasperi, che nel 1947 tornava da Washington sventolando un assegno mentre scendeva dalla scaletta dell’aereo (non rubli ma dollari, soldi americani, d’una potenza amica, democratica, liberale). Tutt’altra Italia, ahinoi, è l’Italia che accoglie la missione di soccorso russa (mezzi militari e tutto) a Pratica di Mare. Niente DC: al suo posto democratici e mezze pippe. Niente difesa dell’Occidente dal dispotismo asiatico (come lo chiamava Marx prima di diventarne, dopo morto, la bandiera): al suo posto l’Italia spregiudicata e ciabattona dell’affaire Salvini-Putin, o Lega-Russia che dir si voglia – un’Italia in cui gli assegni, se ci sono, è meglio non sventolarli. È l’Italia in cui ci sono leader politici (sempre Salvini, per non fare nomi ma soltanto cognomi) chi si sente come a casa sua più a Mosca che a Berlino (o Parì) e che semplicemente non vede che differenza ci sia tra un cantone svizzero e la Corea del nord.
È l’Italia, purtroppo per noi e per l’Occidente, della Via della Seta, l’Italia che invita l’Occidente a prendere esempio dalla Cina comunistissima e anche un po’ nazistissima del «presidente Ping» (il paese in cui ha avuto origine il coronavirus, anzi il «vairus», come lo chiama quel poliglotta del nostro ministro degli esteri,ma guai a ricordarlo, come insiste a fare Donald Trump, notorio nemico delle buone cause). Rassegniamoci a vivere in un’Italia ridotta a borgatuccia del terzo mondo, un paese in cui è normale che sbarchino mezzi militari sovietici – pardon, russi – dai quali scendono camion militari decorati da scritte sberflone tra i «perepèperepè» dei talk show e della stampa (ogni giorno più filogovernativa, e sempre più zuccherosa). Rassegniamoci a vivere in un paese al quale persino i cubani possono prestare soccorso – forse non esattamente come Che Guevara e i suoi guerrilleros in Congo, ma più o meno. Anzi, è possibile che anche la repubblica democratica del Congo, prima o poi, ci mandi in soccorso qualche medico e ci prometta delle mascherine, un po’ come Idi Amin Dada, il dittatore vudù ugandese, che negli anni sessanta, quando l’economia inglese aveva degl’inciampi, mandò una nave carica d’aiuti alimentari (banane) in Inghilterra («personale per Sua Maestà la Regina»). Succede, disgraziatamente, quando un paese passa dalla Democrazia cristiana e da Alcide De Gasperi a Frankenstein Junior e al suo servo gobbo. (Non Igor: «Aigor»).
Diego Gabutti