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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Elena Loewenthal-Eva e le altre- Bompiani
La Bibbia imperfetta di Eva, Rebecca e le altre



« Questi scritti non sono frutto di altra competenza che il privilegio di un contatto diretto con il testo biblico, attraverso l'ebraico » : così, con discrezione ed eleganza, Elena Loewenthal presenta il volume Eva e le altre. Letture bibliche al femminile . Ad attirare l'attenzione, in questa frase sommessa, è la locuzione « contatto diretto » . Un contatto diretto non è cosa da poco. I contatti diretti sono rari. Basti pensare a quante volte, ricostruendo un'esperienza, abbiamo l'impressione che la realtà si sia sottratta alla nostra presa.

In quella che è forse la sua pagina più misteriosa la Bibbia ci parla di qualcosa che a buon diritto possiamo chiamare « contatto diretto » : la lotta di Giacobbe con l'Angelo. Per un'intera notte Giacobbe si misura con uno sconosciuto. Potrebbe essere un sogno destinato a svanire, ma non lo è.

Quando vede che non riesce a sopraffare Giacobbe, lo sconosciuto lo colpisce al femore. Da allora Giacobbe zoppicherà. Quella rissa notturna aveva una posta linguistica. Sul punto di accomiatarsi lo sconosciuto attribuisce un nuovo nome all'ostinato lottatore che gli ha resistito: « Non più Giacobbe ti chiamerai, bensì Israele, perché hai prevalso sul Signore e sugli uomini, hai vinto » .

Viene voglia di ricambiare, dando un nome anche a quello sconosciuto: Angelo della Lingua.

Giacobbe conosceva le promesse fatte da Dio ad Abramo e a Isacco, da cui discendeva, ma si può supporre che si trattasse di una conoscenza attraverso parole astratte, come le informazioni che a ognuno di noi vengono riferite intorno alla propria famiglia.

Attraverso l'Angelo quelle promesse acquistano un corpo, diventano esperienza fisica. Fenomeno che appare meno strano se si leggono i resoconti di chi si è accostato alle lingue semitiche — universo in cui le parole ( così almeno ci viene assicurato) hanno una carnalità e una violenza compressa che a noi sono sconosciute.

Quando nei nostri classici leggiamo i prolissi scambi di Una libera esplorazione della parola opinione fra personaggio e personaggio abbiamo l'impressione che la lingua sia stata messa su una spianatoia e assottigliata con un mattarello; quando leggiamo la Bibbia, sia pure in traduzione, siamo colpiti dalla laconicità delle comunicazioni tanto degli uomini tra loro quanto con Dio. Ogni argomentazione è assente. Non conta la persuasione, ma il rapporto di forza. Certe parole sono grumi di saliva spermatica spruzzati dalla bocca di Dio. Per secoli gli ebrei si sarebbero affaticati a chiarire il significato di quei cenni e di quei suoni per niente chiari, anche se straordinariamente energici.

La sterminata letteratura rabbinica fu il frutto visibile di un lungo corpo a corpo con l'Angelodella lingua ( l'altro frutto, invisibile, fu l'affinamento di una capacità d'interpretazione che avrebbe col tempo travalicato i confini del Sacro). Ma a quella vicenda le donne parteciparono poco: a loro, come osserva incidentalmente la Loewenthal, era negato il diritto a « esplorare la parola » , e dunque ad avere con i testi quel « contatto diretto » che è insieme una forma di lotta e una forma di intimità. Come potrebbe una donna non spazientirsi leggendo un episodio come il sacrificio d'Isacco? Elena Loewenthal, giustamente, si spazientisce.

Eva e le altre è un titolo fuorviante. Fa pensare a un libro dedicato ai ruoli femminili nella Bibbia. In parte il libro è questo ( basti pensare alle pagine dedicate a Sara, Rebecca e Rachele, le grandi matriarche minacciate dalla sterilità, o all'incantevole microromanzo di amore, miseria ed emigrazione che ha per protagonista Rut la Moabita), ma è anche e soprattutto libera « esplorazione della parola » . Senza obbedire a un programma prefissato, la Loewenthal ha letto la Bibbia là dove le cadeva l'occhio, reagendo con la libertà di chi si sente a casa propria, e senza lasciarsi ipnotizzare ( non del tutto, almeno) da quegli eccessi di brutalità che sono lo sgomento e la delizia di chi si accosta a questo antico monumento semitico come a una realtà esotica. La Bibbia è imperfetta, dice la Loewenthal; proprio per questo è una casa dove la mente può abitare.

Come ogni casa, diventa anche più abitabile se le si aggiunge il tocco modesto e radioso di una presenza femminile. •



Giovanni Mariotti



Corriere della Sera,domenica 23 gennaio 2005


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