Herbert R. Lottman, La Rive Gauche. Intellettuali e impegno politico in Francia dal Fronte popolare alla Guerra fredda, Edizioni Sylvestre Bonnard 2010
Secondo il mito, Céline non č stato un collaborazionista; e in effetti, se questo termine comporta una partecipazione attiva alle iniziative editoriali, dichiarazioni pubbliche, posizioni ufficiali, Céline non ha collaborato. Ma ciň che fece fu altrettanto clamoroso: pubblicň durante l'occupazione libri e articoli che propugnavano un collaborazionismo ancor maggiore: «Lavorare insieme, senza inganni... con disciplina». In Les beaux draps, un libro in forma di pamphlet pubblicato a Parigi quasi un anno dopo l'ingresso delle truppe hitleriane, Céline lamentava il fatto che si vedessero ancora ebrei dappertutto. Invocava il loro sterminio e anche quello dei loro protettori. La sua definizione di ebreo era ancora piů rigida di quella in uso nella Germania di Hitler o nella Vichy di Pétain. «Considero ebreo», spiegava in una nota, «chiunque annoveri tra i suoi nonni un ebreo, anche uno solo». Il libro era probabilmente troppo violento persino per Vichy, dal momento che alcune copie furono sequestrate, qua e lŕ, nella zona sud, cosa di cui l'autore si rammaricň. Un'opera precedente di Céline, Bagatelles pour un massacre, in cui denunciava con piů violenza che mai gli ebrei, scagliandosi contro la loro influenza nella sfera governativa e in campo artistico, venne ristampata durante l'occupazione. E l'editore, Robert Denoél, mostrň lo stesso fanatismo di Céline in un articolo che scrisse per una rivista pubblicata dall'Institut d'étude des questions juives (antisemita). Riferendosi a un altro pamphlet d'anteguerra di Céline, che ancora si vendeva in periodo di occupazione, L'école des cadavres, Denoél scriveva: «L'école des cadavres applicava alla Francia la teoria dell’ebreo. Se mai vi fu libro profetico, fu proprio quello. Vi si dice tutto… Era il grande grido d’allarme, il terribile “basta!” che avrebbe dovuto fermare tutti i francesi avviati sulla china della guerra. Fu raccolto solo dagli ebrei… E si arrivň a istruire un processo contro Céline e me…». Lucien Rebatet rammentň in propugnava un'alleanza totale tra la Francia e lati Germania hitleriana, e ciň nel preciso istante in cui i nazisti entravano a Praga. Persino Je suis partout aveva ritenuto opportuno passare sotto silenzio il titolo, in quel pericoloso periodo d'anteguerra. Una delle attivitŕ predilette di Céline, durante l'occupazione, fu di scrivere per le riviste piů virulente del collaborazionismo, spesso in forma di lettera, rimproverando ai francesi di non essere abbastanza violenti nel loro antisemitismo. Voleva vedere un maggior numero di denunce. Lo scrittore tedesco Ernst Jünger ebbe un lungo incontro con lui al Deutsches Institut nel dicembre 1941. Céline confidň al suo interlocutore di essere «sorpreso, stupefatto, che noi soldati, non fuciliamo, non impicchiamo, non sterminiamo gli ebrei... stupefatto che chi dispone di una baionetta non ne fac cia un uso illimitato». Céline aggiungeva anche: «Se io avessi una baionetta, saprei che cosa farne». Jünger scrive che, dopo due ore di conversazione, aveva imparato qualcosa: «la mostruosa potenza del nichilismo». Céline e i suoi simili vedevano nella scienza solo un mezzo per uccidere. (C'č perň da chiedersi se Jünger doveva proprio attraversare il Reno per incontrare persone di questo tipo).