Israele al tempo del Coronavirus Commento di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta Data: 21 marzo 2020 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «Israele al tempo del Coronavirus»
Israele al tempo del Coronavirus Commento di Deborah Fait
Gli israeliani non sono abituati a stare chiusi in casa, complice il bel tempo, in genere si vive fuori qualsiasi cosa accada. Le tragedie però vanno affrontate seriamente, al momento giusto, senza tanti piagnucolamenti, gli israeliani lo sanno fare e con una buona dose di ottimismo si tirano su le maniche, dicono "ha kol ihiè beseder" (tutto andrà bene) e via. Ricordo quando Saddam Hussein bombardava Israele e minacciava di gasarci, mentre Arafat ridacchiava diabolicamente al suo fianco, tutti uscivano tranquillamente di casa per le loro incombenze quotidiane. Unica nota speciale: nessuno dimenticava di portare a tracolla la sua brava maschera antigas. Vai a sapere se a quel matto di Saddam gli veniva in mente di gettarci un missile batteriologico mentre facevamo la spesa. Sono così gli israeliani, sempre ottimisti e un po' scettici, spesso allegramente cinici, diversamente non avrebbero potuto sopravvivere a guerre e terrorismo e creare nel contempo un paese moderno, scientificamente all'avanguardia, una guida importante per tanti paesi occidentali. Ultimamente nessuno più minaccia di bombardarci, a parte Iran e Hamas, ma in compenso è arrivata la peste del 21° secolo, il virus cinese. Ed è proprio questo che, per la prima volta nella storia, costringe gli israeliani a restare tappati in casa. Si, mi piace chiamarlo come fa Trump, virus cinese, perché è la verità, viene dalla Cina, ha appestato mezzo mondo ed è giusto chiamarlo con il suo nome di origine senza essere tacciati di razzismo dai soliti idioti. In Israele siamo messi meno peggio che in altri paesi occidentali perché il governo da subito ha preso provvedimenti, anche severi e, ai primi segnali di contagio in Italia, ha immediatamente posto il veto di atterraggio agli aerei provenienti da Roma, Milano, Venezia. Israele si è chiuso a riccio isolandosi dal resto del mondo e questo, oltre all'uso magistrale della tecnologia, è risultato un comportamento vincente, ad oggi abbiamo 427 casi di contagio e 0 morti. La chiusura totale di Israele ha messo in ambascia molti di noi perché non credo esista un solo israeliano che non abbia amici e parenti all'estero e questo maledetto virus alla fine divide le famiglie aggiungendo dolore alla preoccupazione di saperli esposti al pericolo molto più di noi senza poterli raggiungere. Israele ha subito partecipato alla tragedia italiana, che dopo la Cina, ha il più alto numero di morti. I monumenti di Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa si sono tinti del tricolore ma nemmeno nelle occasioni più tragiche certi italiani sono in grado di non dire cazzate e molti media hanno titolato " Corona virus, il mondo si tinge di tricolore: Da Sarajevo alla Palestina, "siamo tutti italiani". https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2920947011284473&set=gm.1491428677692742&type=3&theater
Palestina? Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa, sono Palestina? Niente al mondo, nemmeno una pandemia, farà cambiare idea a tanti imbecilli che fanno i giornalisti per sbaglio e per disgrazia. La tecnologia israeliana antiterrorismo viene applicata anche alla popolazione civile attraverso un'app sui cellulari e ognuno di noi riceve periodicamente il messaggio dallo Shin Bet che invita a mettersi in contatto con il Maghen David Adom (la Croce Rossa israeliana) in caso di sintomi sospetti. Netanyahu fa quel che può pur non avendo un governo alle spalle, per aiutare i cittadini come se si trattasse di un'operazione di guerra e chiunque risulti positivo al virus può essere rintracciato sempre attraverso il cellulare. Naturalmente i soliti inutili idioti protestano per la violazione della privacy. I laboratori scientifici lavorano H 24 per trovare qualcosa che possa fermare il virus e la popolazione collabora obbedendo alle direttive, tutti a casa per il bene di tutti. Il Mossad di Yossi Cohen ha portato in Israele 100.000 test del Corona virus. Non si sa dove siano stati presi dopo essere stati regolarmente comprati, probabilmente da paesi del Golfo restii a collaborare alla ricerca globale per salvare il mondo dalla pandemia. Bene, il Mossad, ha risolto il problema, come sempre. In Israele è possibile avere un servizio di controllo tampone restando seduti in macchina. Basta entrare con l'auto in una tenda attrezzata allo scopo dove un medico farà il tampone dovuto. Israele purtroppo non può pensare solo a sè stesso e ai propri cittadini, no, magari fosse così, Israele deve pensare anche ai palestinesi di Abu Mazen e a quelli di Hamas. L'Egitto ha completamente sigillato Gaza, non manda nemmeno un cerotto ai fratelli arabi della Striscia e Israele deve salvaguardare la loro salute, la salute di chi ci vuole morti! I palestinesi, che non sanno cosa sia la gratitudine, pur essendo aiutati a combattere il virus, continuano a diffamare Israele e gli ebrei con menzogne quotidiane. La leadership palestinese non evita, nemmeno in questo periodo di disgrazie comuni, di accusare Israele di crimini di guerra presso la Corte Internazionale e lo fa mentre lo stato ebraico distribuisce centinaia di kit per il virus a Ramallah come a Gaza. Per gli arabi palestinesi odiare Israele è più importante del virus cinese da combattere. Come se non bastasse è nato in Turchia anche il Covid-19 antisemita: "Il sionismo potrebbe essere dietro il Corona virus", parole di Fatih Erbakan, leader del movimento islamista molto vicino a Erdogan. Sorpresa? No, personalmente mi meraviglierei del contrario. Lasciamoli parlare e soffocare nel loro odio, Israele intanto accoglie, nonostante il virus, nuovi olim (immigrati) dagli USA. I proprietari della catena Dan Panorama hanno dato le loro proprietà all'IDF da adibire a ricoveri per quarantenati. Il gigante farmaceutico israeliano Teva ha donato agli USA milioni di dosi per una possibile cura del virus.
Deborah Fait "Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"