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La Stampa Rassegna Stampa
20.03.2020 Non riabilitate il nazista antisemita Céline
Ma Giuseppe Culicchia riduce il suo antisemitismo nazista a 'simpatia per la Germania di Hitler'

Testata: La Stampa
Data: 20 marzo 2020
Pagina: 20
Autore: Giuseppe Culicchia
Titolo: «'Lavatevi le mani!': così parlò Semmelweis. Ma i dottori dell'800 lo presero per matto»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/03/2020, a pag.20, con il titolo "'Lavatevi le mani!': così parlò Semmelweis. Ma i dottori dell'800 lo presero per matto", l'analisi di Giuseppe Culicchia.

Giuseppe Culicchia riduce l'antisemitismo e il nazismo di Céline a "simpatie per la Germania di Hitler", mentre si trattò di ben più che una simpatia, ma di un coinvolgimento fanatico e attivo. Prendere ancora oggi a modello Céline per riabilitarne la figura è un gesto ignobile.

Ecco l'articolo:
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Giuseppe Culicchia

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L.F.Céline

«Le mani! Le mani! Dovete lavarvi le mani!». Pare di sentirlo, il dottor Semmelweis, battezzato dai genitori proprietari di una drogheria come Ignazio Filippo (Ignác Fülöp), nato a Budapest il 1° luglio 1818 e morto dopo indicibili sofferenze nel manicomio della capitale ungherese appena 47enne il 16 agosto 1865: oggi sarebbe un testimonial perfetto per la campagna di prevenzione del Covid-19, anche se in effetti non si occupava di virus ma di quell'infezione puerperale che all'epoca falcidiava migliaia di donne, destinate a morire poco dopo il parto per via dell'assurda cecità di medici che dopo aver sezionato cadaveri le visitavano certi di non doversi nel frattempo lavare le mani. Al dottor Semmelweis dedicò la tesi di laurea nel 1924 uno studente di medicina nato a Courbevoie nei pressi di Parigi l'11 maggio 1894: si chiamava Louis-Ferdinand Destouches, ma in seguito sarebbe diventato celebre come Céline. E oggi che a causa della pandemia le case editrici posticipano l'uscita di non poche novità, rileggere Il dottor Semmelweis (tradotto per Adelphi nel 1975) fa una certa impressione, specie pensando al dottor Li Wenliang, l'oftalmologo cinese 34enne che fu il primo a dare l'allarme riguardo all'insorgenza del Covid-19, da cui sarebbe stato ucciso, e che all'inizio di quest'orribile faccenda venne redarguito dalla polizia del suo Paese per «procurato allarme». Non gli si è voluto credere, al dottor Li Wenliang: proprio come un secolo e mezzo fa non si volle credere al suo collega ungherese. Il dottor Semmelweis è in realtà il primo romanzo di Céline, anche se il suo autore non lo concepì come tale: contiene infatti qua e là la petite musique, ossia il marchio di fabbrica di uno scrittore che dopo aver prestato servizio nell'esercito durante la Grande guerra avrebbe scritto testi destinati a cambiare per sempre la storia della letteratura, da Viaggio al termine della notte a Casse-Pipe, passando per Morte a credito e Da un castello all'altro. E certo è singolare che, ben prima di diventare non solo uno dei più grandi scrittori di Francia ma anche un reietto e un emarginato a causa delle sue simpatie per la Germania di Hitler e dell'antisemitismo di testi come Bagatelle per un massacro o La scuola dei cadaveri, Céline abbia scelto per la sua tesi di raccontare la storia di un altro reietto ed emarginato. Scrivendo, in quello che in teoria doveva essere un testo scientifico, passi che annunciavano la nascita di uno straordinario talento letterario: «Filippo ebbe un giorno quattro anni, poi dieci. A tutti quanti, e ovunque, egli sembrava felice; fuorché a scuola. Non amava affatto la scuola, e per questa sua avversione faceva disperare il padre. Filippo amava la strada. I bambini hanno, ancor più di noi, una vita superficiale e una vita profonda. La loro vita superficiale è molto semplice, si riduce a una qualche disciplina, ma la vita profonda di un qualsiasi bambino è la difficile armonia di un mondo che si crea. In questo mondo debbono entrare, giorno per giorno, tutte le tristezze e tutte le bellezze della terra. È l'immenso lavoro della vita interiore». Il tratto iniziale della strada percorsa da quel bambino lo porta, anziché alla facoltà di Diritto ambita dal padre rimasto vedovo, a quella di Medicina, a Vienna. Dove Semmelweis s'imbatte in due luminari: Skoda, celebre per i suoi lavori sull'auscultazione, e Rokitansky, titolare della prima cattedra di anatomia patologica della capitale austriaca. Semmelweis è impetuoso, brillante al punto da impensierire Skoda, consapevole da parte sua che sono gli allievi migliori a distruggere i Maestri. In fondo il professore ama quello studente, però non vuole averlo tra i piedi: «Si può amare il calore del fuoco, ma nessuno ci si vuol bruciare. Semmelweis era il fuoco». Già: proprio come Céline. Sta di fatto che grazie a Skoda il 27 febbraio 1846 Semmelweis prende servizio presso il padiglione per il parto del professor Klin, adiacente a quello diretto dal professor Bartch. Pasteur e le sue scoperte sono di là da venire, più di nove operazioni su dieci terminano con la morte o con l'infezione del paziente, ovvero con «una morte più lenta e ben più crudele», e i tassi di mortalità delle puerpere nel padiglione di Klin, dove operano medici, sono assai più alti rispetto a quelli del padiglione di Bartch, dove operano ostetriche. «Semmelweis fu preso, trascinato, pestato dalla danza macabra che mai doveva interrompersi intorno a quei due terribili padiglioni». Certe donne del popolo preferiscono addirittura partorire per strada, vista la fama orrenda di quel posto. Semmelweis capisce però che se il numero dei decessi nel padiglione di Klin è più alto deve esserci un motivo. Passa tutte le notti al capezzale delle puerpere, si rompe la testa per capire che cosa c'è all'origine di quelle morti, mentre intorno a lui i colleghi non fanno altro che deridere i suoi sforzi, convinti come sono che la causa sia una non meglio precisata «febbre delle puerpere». Poi però uno di loro muore dopo essersi ferito con un bisturi durante un'autopsia, e Semmelweis capisce. La febbre puerperale è trasmessa dagli stessi medici: «Le mani, per semplice contatto, possono infettare», scrive nella sua relazione. Eppure, Klin in testa, nessuno gli dà credito. Al contrario, inizia la sua persecuzione da parte di una casta che non tollera insinuazioni sulla propria igiene. Così, per cecità, invidia, orgoglio, pregiudizio e pura cattiveria, Semmelweis viene allontanato posto di lavoro. È, quello, il tratto di strada che lo condurrà poi alla follia e a una morte atroce in manicomio. «Lettore fortunato, stai per trovare qui un Céline senza ombre», scrisse Guido Ceronetti nella postfazione al volume. Il dottor Sedal mmelweis era un puro, come il dottor Li Wenliang. Il dottor Destouches invece no: ma senza di lui, la voce di Semmelweis non sarebbe giunta fino a noi.

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