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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Stampa Rassegna Stampa
17.03.2020 Iraq: attacchi sciiti contro le basi Usa
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 17 marzo 2020
Pagina: 17
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Attacchi sciiti contro le basi Usa. Il Pentagono sposta le truppe a Erbil»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/03/2020, a pag.17, l'articolo di Giordano Stabile dal titolo "Attacchi sciiti contro le basi Usa. Il Pentagono sposta le truppe a Erbil".

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Giordano Stabile

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Erbil

Gli Stati Uniti si ritirano da tre delle otto basi operative in Iraq e concentrano le loro forze nelle due principali, Erbil e Ayn al-Asad. La decisione arriva dopo oltre 25 attacchi con 160 razzi da parte delle milizie sciite in tre mesi. Una guerriglia strisciante che si è intensificata nell'ultima settimana, quando la base di Taji, 20 chilometri a Nord di Baghdad, è stata colpita due volte nel giro di tre giorni. Il Pentagono ha deciso di spostare nel Paese difese anti-aeree a lungo raggio, i Patriot, in caso di attacco missilistico iraniano, e a corto raggio, per intercettare le katiuscia. Tutte decisioni che illustrano il nuovo clima in Iraq. L'ostilità delle formazioni sciite appoggiate da Teheran è sempre più forte, e l'obiettivo è costringere Washington a un ritiro totale. Per questo ieri il segretario di Stato Mike Pompeo ha avvertito Baghdad che «non tollererà» ulteriori attacchi.
La concentrazione delle truppe nelle basi meglio attrezzate servirà a ridurre il rischio di perdite. La scorsa settimana sono morti due americani e una britannica, due sono rimasti feriti in maniera seria. A dicembre era stato ucciso un contractor statunitense. Il ritiro è cominciato ieri dalla base di Al-Qaim, a pochi chilometri dalla frontiera con la Siria. Un luogo simbolico. La cittadina era stata la prima a essere conquistata dall'Isis nel gennaio nel 2014 e l'ultima a essere liberata, nel dicembre del 2017. La lotta contro il califfato vedeva fianco a fianco americani, esercito regolare iracheno e milizie sciite, dalla caratteristica bandiera gialla che spesso sventolava assieme a quella a stelle e strisce. Quel clima è finito.


La rivalità con Teheran 
Con il califfato distrutto, è riemersa prepotente la rivalità fra Usa e Iran. Gli attacchi di dicembre hanno condotto a una prima rappresaglia dell'aviazione americana. Era seguito un assalto all'ambasciata a Baghdad e poi l'uccisione del comandante dei Pasdaran Qassem Suleimani e del leader locale Abu Mahdi al-Muhandis. Il Parlamento, dominato dai partiti sciiti, ha allora chiesto al governo di espellere le truppe statunitensi. Teheran ha replicato all'eliminazione del suo generale con un raid missilistico su Ayn al-Assad, senza però fare vittime.
Adesso la base sarà dotata di difese anti-aeree e ospiterà il grosso dei soldati Usa, 5 mila uomini in tutto. Verranno invece svuotate anche la basi di Kirkuk e di Qayara, detta Q-West, decisiva per sorvegliare la frontiera siro-irachena. La zona desertica, dove ci sono ancora cellule attive dell'Isis, è adesso in mano alle milizie, in particolare la più ostile, Kataib Hezbollah, che si è impiantata anche dal lato siriano nella città di Al-Bukamal.

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