Il Coronavirus e la questione ebraica
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Oggi é impossibile aprire un giornale o ascoltare le notizie, senza sentir parlare del Coronavirus che imperversa, diffondendosi da Est a Ovest. Di pari passo, si diffonde l’ansia nella comunità ebraica, che si chiede se ancora una volta dovrà difendersi da accuse tanto virulente quanto prive di qualsiasi fondamento. Sembra quasi che questa moderna peste venuta dalla Cina abbia risvegliato i vecchi demoni dell’antisemitismo. Risvegliato … insomma ... non stavano affatto dormendo. Nel 2019 è stato registrato un numero record di episodi di antisemitismo. L'ebreo non rappresenta da sempre il capro espiatorio ideale? Sebbene le accuse di crimini rituali siano rare, poco tempo fa Mahmoud Abbas, parlando dinanzi al Parlamento europeo, non ha esitato ad accusare dei rabbini di aver avvelenato dei pozzi nei territori palestinesi. I parlamentari si sono alzati e l’hanno applaudito a lungo. “I protocolli dei Savi di Sion”, regolarmente ristampato, è in vendita in tutto il mondo arabo. Non è quindi sorprendente che di fronte al Coronavirus che sta per trasformarsi in una catastrofe planetaria, sia molto più allettante puntare il dito contro gli ebrei piuttosto che accettare la responsabilità del pangolino, un buffo mammifero coperto di squame di cui nessuno aveva sentito parlare prima che venisse incriminato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. E’ questo quello che sembra, ovviamente. Sul web, circolano i messaggi più scandalosi in forma anonima, alcuni si augurano che il virus stermini gli ebrei e altri affermano che sono stati gli ebrei a inventarlo e ad usarlo a proprio vantaggio.
Un certo Janusz Korwin-Mikke, uno dei leader del partito polacco di estrema destra "Confederazione, libertà e indipendenza" che si era già distinto sostenendo sul serio che Hitler non era a conoscenza della soluzione finale, in un intervento televisivo ha messo in rilievo che cosa hanno in comune i pogrom e i virus. I primi, ha detto, hanno avuto un effetto benefico sul popolo ebraico [sic] eliminando i più deboli mediante quella che lui considera una forma di selezione naturale: “Oggi gli ebrei sono potenti perché hanno avuto dei pogrom che hanno fatto sì che i più forti e i più dotati sopravvivessero. Secondo certe teorie i rabbini hanno provocato deliberatamente dei pogrom proprio affinché gli ebrei potessero sopravvivere.” Per quanto riguarda il virus, ha spiegato, otterrà lo stesso risultato e migliorerà ulteriormente il patrimonio genetico dell'umanità. Oggi, naturalmente, l'antisemitismo assume spesso una forma più insidiosa: non attacchiamo più gli ebrei ma solo i sionisti. In un interessante articolo intitolato "Il Medio Oriente ai tempi del coronavirus", pubblicato l'8 marzo su Le Monde e firmato da Jean Pierre Filiu, si legge che "La propaganda della Repubblica islamica ha persino paragonato il virus ad un nuovo “complotto del nemico” americano, nonché israeliano”. L’autore aggiunge: “Tuttavia, non si può continuare ad insistere su questa menzogna di Stato.” Un'ipotesi che uno dei suoi lettori non esclude, e che commenta: “Per favore, non così in fretta,... Io ritengo che la pista del "nemico sionista" e dell’ " imperialismo americano " non sia ancora da scartare". Un commento, è necessario sottolineare, che il moderatore ha lasciato passare senza scrupoli. E che purtroppo è seguito da numerosi follower.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".