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La Repubblica Rassegna Stampa
09.03.2020 Alsazia, ecco i guardiani della Memoria nei cimiteri devastati
Commento di Adam Nossiter

Testata: La Repubblica
Data: 09 marzo 2020
Pagina: 21
Autore: Adam Nossiter
Titolo: «I Guardiani della Memoria: 'Fermiamo la profanazione dei cimiteri ebraici'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 09/03/2020, a pag.21, con il titolo "I Guardiani della Memoria: 'Fermiamo la profanazione dei cimiteri ebraici' ", l'analisi di Adam Nossiter.

Risultato immagini per alsace antisemitisme

Alcune delle lapidi dimenticate, nel vecchio cimitero ebraico, appaiono sospettosamente pulite: è stato necessario sfregare con vigore per rimuovere le svastiche. Lo scempio delle tombe avvenuto in dicembre nel cimitero di Westhoffen; un sonnacchioso paesino dell'Alsazia, non è un caso isolato. Nelle campagne alsaziane, in assenza di ebrei reali, le loro sepolture sono diventate un facile bersaglio in una regione che ha un rapporto difficile con il suo passato dei tempi della guerra, e una marcata tendenza a votare a destra. Lo scorso anno ci sono stati 50 episodi simili contro gli ebrei in Alsazia, culla storica del giudaismo francese, dove la presenza degli ebrei risale al Medioevo. Cimiteri, scuole e muri delle case in molti paesini sono stati ricoperti di svastiche o criptici riferimenti al Terzo Reich. Nel cimitero di Westhoffen sono state profanate 107 lapidi: in un altro cimitero a Quatzenheim altre 96. Ottant'anni fa l'Alsazia fu annessa alla Germania nazista e i funzionari locali durante la guerra eseguivano gli ordini dei nazisti. La svastica era dappertutto. Gli ebrei venivano espulsi, deportati e uccisi. Ma le autorità locali dei giorni nostri hanno trovato intollerabile l'Immagine di antiche lapidi ebraiche nella Francia contemporanea deturpate con il simbolo nazista e hanno adottato una misura inconsueta: organizzare volontari per pattugliare i 67 cimiteri ebraici a rischio nelle campagne della regione, proteggendo alcune di queste vestigia dimenticate di un'epoca in cui gli ebrei, esclusi dalla città, furono costretti a insediarsi e prosperare nelle campagne. I volontari sono 20: insegnanti in pensione, agricoltori, casalinghe e studenti. Il fatto che nessuno di loro sia ebreo accentua il simbolismo interreligioso. Ognuno di loro è equipaggiato con un grosso tesserino su cui c'è scritto "Guardiani della Memoria". «Di fronte ad atti del genere, per me è importante non semplicemente dire qualcosa, ma fare qualcosa, agire concretamente per combattere questo fenomeno, cercare di fermarlo e far passare il messaggio che azioni simili in realtà rafforzano la società civile», dice Axel Imhof, pastore protestante 28enne che si è registrato come Guardiano della Memoria nel suo paesino, Laterbourg. Anche prima dell'imprimatur ufficiale, alcuni dei Guardiani, che in alcuni casi vivono in prossimità dei cimiteri, li stavano già tenendo d'occhio. «Avevo amici i cui genitori non erano tornati» dopo la fine della guerra, dice Lise Tornare, 75 anni, spiegando perché lei e suo marito Robert si sono impegnati a protegge• re il cimitero ebraico vecchio di due secoli sotto casa loro a Wintzenheim, vicino a Colmar. Queste ronde sono uno sforzo simbolico. Nessuno pretende di sostenere che i volontari riusciranno a impedire la prossima "profanazione", come vengono definiti questi episodi ricorrenti. Alcuni di questi vecchi cimiteri vulnerabili sono isolati tra i boschi alsaziani e le autorità non hanno mai trovato i responsabili. «C'è silenzio tra la popolazione circostante», dice Freddy Raphael dell'Università di Strasburgo, il decano degli storici del giudaismo alsaziano. «Non è possibile che in un paesino succeda una cosa del genere senza che nessuno ne sappia nulla. È un silenzio che paragono, purtroppo, al silenzio che ci fu quando gli ebrei furono cacciati, nel 1940». I funzionari dicono che l'antisemitismo non è più una minaccia significativa in Alsazia. Gli ebrei non ne sono così sicuri. «Di certo è presente nella regione», dice Francine Weill, che ha parenti sepolti nel cimitero di Westhoffen. Fa scorrere lo sguardo sulle tombe ripulite di recente, una pendice di lapidi che si estende fino ai vigneti oltre il paese. I vialetti di erba alta e le file di lapidi trascurate, con il rivestimento di pietra chiazzato di muschi e licheni, sono il segno del mondo perduto degli ebrei da queste parti. Francine racconta che ai suoi nonni diedero un'ora per lasciare la loro casa, nel luglio del 1940. Maurice Dahan, presidente di un'organizzazione della comunità ebraica nella zona di Strasburgo, dice che il problema deriva in parte dal fatto che «dopo la guerra la nostra regione non ha fatto i conti con il suo passato», in particolare il ruolo di quelli che avevano combattuto per i tedeschi. Inoltre, gli ebrei sopravvissuti che tornarono dopo il 1945 scoprirono che i loro ex vicini non intendevano rinunciare agli appartamenti e alla mobilia che avevano confiscato con l'aiuto dei tedeschi, dice Raphael. I ricordi di quella storia rendono ancora più doloroso quanto succede. Al primo turno delle presidenziali nel 2017 l'estrema destra del Fronte nazionale aveva fatto man bassa nelle campagne alsaziane, rendendo le autorità locali sensibili al «difficile rapporto» che la regione ha avuto storicamente con i suoi ebrei, come dice Raphael. Organizzazioni estremiste e suprematiste affiorano regolarmente da queste parti e ci sono stati raduni dell'estrema destra a Strasburgo. I funzionari che organizzano i Guardiani della Memoria e i volontari stessi non vogliono «che si pensi che l'Alsazia sia solo questo», cioè gli attacchi contro i cimiteri, dice Philippe Ichter, funzionario regionale che ha contribuito a organizzare la mobilitazione. «È un atto di resistenza», dice Ichter. «Il momento è serio. Ma possiamo impegnarci».

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