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Hosni Mubarak ha mantenuto la pace con Israele
Analisi di Zvi Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Hosni Mubarak Martedì scorso, 25 febbraio 2020, è morto Muhammad Hosni Mubarak. Aveva 91 anni. L'uomo che aveva presieduto il destino dell’Egitto per tre decenni - il periodo più lungo nella storia del suo Paese - prima di essere cacciato sulla scia della primavera araba, sarà ricordato come un fiero egiziano. Amava il suo popolo, così come il suo popolo amava lui, nonostante fosse caduto in disgrazia. Gli hanno reso un grande omaggio, con lo stesso Presidente Abdel Fattah el-Sisi che officiava al suo funerale. Mubarak era salito al potere dopo l'assassinio di Anwar Sadat, il 6 ottobre del 1981. Fu un momento difficile per l'Egitto, boicottato da tutto il mondo arabo mentre la Lega araba aveva trasferito la sua sede dal Cairo a Tunisi. Israele aveva iniziato l'evacuazione della penisola del Sinai in conformità con il trattato di pace, e c'erano alcuni che chiedevano di interrompere il processo, temendo che il nuovo Presidente non avrebbe rispettato gli impegni di Sadat. Avevano torto. Entrambi i Paesi avevano capito chiaramente che era una questione di interesse comune andare avanti e attuare integralmente il trattato. Il Sinai fu evacuato il 25 aprile del 1982, suscitando la gioia popolare, con milioni di egiziani che festeggiavano e cantavano la canzone creata per l'occasione, dal titolo "Il Sinai è ritornato da noi". Il fatto che Mubarak fosse stato il comandante in capo dell'Aeronautica militare egiziana durante la guerra dello Yom Kippur e che fosse stato determinante nella pianificazione delle operazioni che avevano riabilitato l'onore del suo Paese, fu spesso menzionato durante il suo lungo mandato. Sebbene non fosse un visionario come Sadat e probabilmente non avrebbe preso l’iniziativa di fare la pace con Israele, conosceva fin troppo bene la devastazione causata dalla guerra e non aveva alcun incentivo per iniziare un altro ciclo di violenza quando il suo Paese era in condizioni così precarie. Inoltre, si aspettava che gli Stati Uniti rispettassero i propri impegni e garantissero un'assistenza sostanziale all’Egitto. In effetti così è stato, e le sovvenzioni militari e civili ammontavano a due miliardi e mezzo di dollari all'anno, rendendo l'Egitto, sebbene non fosse membro della NATO, un alleato privilegiato come lo era Israele. Il Presidente egiziano ha guidato il suo Paese in modo prudente e misurato, senza mai lasciarsi tentare da una politica avventurosa in materia militare o economica. Ha preservato così la pace con Israele e la stabilità del suo Paese, mentre si sforzava di ripristinare quello che riteneva fosse il legittimo posto dell'Egitto nel consesso del mondo arabo. Le relazioni con Israele erano eccellenti. Tutti i Primi Ministri e i Ministri degli Esteri israeliani si recavano spesso da lui per colloqui sulla questione palestinese e sulle prospettive di cooperazione. Il confine tra i due Paesi è rimasto calmo anche in tempi di alta tensione, come nella Prima Guerra del Libano e durante le due intifade. Ci furono costanti consultazioni tra i due eserciti per coordinare gli sforzi nella lotta contro il contrabbando di armi, droghe e l’infiltrazione di terroristi. Il Presidente lasciò carta bianca all'IDF per continuare a cercare i resti dei soldati morti o scomparsi nelle molte guerre che si erano succedute e l'esercito egiziano fece del suo meglio per aiutarlo. Tuttavia, si è deliberatamente astenuto dal promuovere migliori relazioni tra i due popoli e ha rallentato qualsiasi normalizzazione. Sebbene come Vicepresidente avesse accompagnato Sadat nella sua visita a Beersheba nel maggio del 1979, per celebrare il completamento della prima fase di evacuazione del Sinai, da Presidente venne in Israele una volta sola: fu per il funerale di Yitzhak Rabin, con il quale aveva stretto rapporti di grande cordialità. Sfortunatamente, Mubarak non fece mai nulla per frenare una stampa sempre più ostile a Israele, impegnata a volte in violente diatribe antisemite. Fu forse questa politica di pace fredda che gli consentì di porre fine al boicottaggio arabo. Per esempio, non fu EgyptAir, la compagnia aerea nazionale, a garantire i collegamenti con Israele, ma una nuova compagnia, la Air Sinai, creata appositamente per percorrere questa rotta, cosa che fa ancora oggi. Alla stessa stregua, alle imprese statali era vietato commerciare con Israele per non essere prese di mira dal boicottaggio arabo. Erano necessari permessi speciali per viaggiare in Israele ed erano concessi solo a uomini d'affari privati, principalmente per promuovere accordi nel campo dell'energia, come il contratto per fornire ad Israele il gas egiziano. Nel 1989, Mubarak ebbe la soddisfazione di vedere riaprire gli uffici della Lega Araba al Cairo. Il suo Paese era sulla buona strada per ripristinare la sua posizione nel mondo arabo, ma a un ritmo più lento. Il Presidente aveva scelto di concentrarsi su questioni economiche e sociali e aveva in gran parte trascurato ciò che stava accadendo all'estero. L'economia egiziana era stata gravemente colpita non solo dalle molte guerre che si erano succedute, ma anche dalla politica socialista di Gamal Abdel Nasser, che aveva nazionalizzato l'industria e inferto un duro colpo all'iniziativa privata. Più della metà della popolazione viveva sotto la soglia di povertà, con meno di due dollari al giorno. Hosni Mubarak aumentò i sussidi per cibo, gas e benzina, costruì alloggi economici per le classi più povere e migliorò le infrastrutture del Paese. Allo stesso tempo, ha governato col pugno di ferro per mantenere l'ordine. L'apparato di difesa e i servizi di sicurezza erano onnipresenti e la polizia poteva torturare impunemente. Il Presidente per governare aveva creato il suo partito, che ogni volta vinse le elezioni; limitava la libertà di espressione, pur consentendo l'esistenza di qualche giornale d'opposizione. Non aveva avviato le necessarie riforme economiche raccomandate dal Fondo Monetario Internazionale, temendo che avrebbero causato un drastico aumento dei prezzi, con la conseguenza che la gente sarebbe scesa in piazza a protestare e messo in pericolo la stabilità del Paese. Non aveva dimenticato i tumulti del pane del gennaio del 1977, quando Sadat aveva sospeso i sussidi per questo alimento primario per la popolazione: la violenza aveva raggiunto un livello tale che il Presidente dovette fare marcia indietro e ripristinare i sussidi. Fu solo verso la fine del suo lungo regno che Mubarak accettò alcune delle raccomandazioni del FMI, con il risultato immediato che la crescita annua salì al 5%. Ma era troppo tardi. È stato spazzato via dalla cosiddetta "Primavera araba" che nel 2011 infuriò in tutto il Medio Oriente. Il suo più grande successo è stato quello di aver mantenuto la pace con Israele e averla fatta accettare agli egiziani, nonostante le molte riserve delle opposizioni. Quella pace può essere fredda, ma nessuno vuole affrontare un altro conflitto. Oggi il Presidente Abdel Fattah al Sisi, si sta concentrando sui problemi economici e ha attuato con successo quelle riforme che Mubarak temeva così tanto. L'Egitto è fermamente impegnato a garantire il benessere della sua gente attraverso lo sviluppo. Può farlo solo perché il Presidente Mubarak era abbastanza saggio da capire che la pace era la chiave.
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