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Avvenire Rassegna Stampa
28.02.2020 Israele verso le terze elezioni in un anno, sarà un nuovo pareggio?
Cronaca di Fiammetta Martegani

Testata: Avvenire
Data: 28 febbraio 2020
Pagina: 20
Autore: Fiammetta Martegani
Titolo: «Israele al terzo voto, stesso stallo»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 28/02/2020, a pag.20 con il titolo "Israele al terzo voto, stesso stallo", il commento di Fiammetta Martegani.

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Fiammetta Martegani

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Benny Gantz, Benjamin Netanyahu

Lunedì prossimo Israele torna al voto. Per la terza volta consecutiva in meno di anno. Una crisi cominciata quando Avigdor Lieberman, leader del partito nazionalista laico Yisrael Beitenu, a causa delle continue divergenze politiche con il premier Benjamin Netanyahu, soprattutto sulla gestione della situazione a Gaza e sull'obbligo di leva degli ortodossi, ha deciso di far saltare il governo, già molto instabile di suo, in cui allora assolveva l'incarico di ministro della Difesa. Così si è andati alle urne, per la prima volta, il 9 Aprile 2019. E, da allora, le cose sono rimaste tali e quali, e il confronto politico si è sviluppato sempre secondo lo stesso, identico, schema. Andato a vuoto il primo tentativo di formare un governo, abbiamo assistito al fallimento del secondo, dopo le elezioni dello scorso 17 Settembre. Ora siamo punto e a capo. Terza tornata, stesso problema: né il primo ministro uscente, capo indiscusso del Likud, né il suo rivale Benny Gantz, fondatore del partito centrista Blu Bianco, riescono ad emergere da una situazione di sostanziale pareggio, e a risolvere l'equazione necessaria per raggiungere la coalizione governativa 61 seggi, sui 120 della Knesset. Sia Bibi che Benny oscillano, oggi come ieri (e come l'altro ieri), intorno ai 55 seggi, anche se negli ultimi due giorni i sondaggi sembrano premiare Netanyahu, ma con solo un seggio di differenza. Che non risolve proprio nulla. Così, di nuovo, Liebermann, a cui vengono accreditati i soliti 8 seggi, si ritrova ad essere l'ago della bilancia. Insieme ai due partiti ultraortodossi, Shas e Giudaismo unito nella Torah, che, in totale, oggi raggiungono i 16 seggi, ma con cui Lieberman - come la maggior parte degli israeliani laici - non vuole avere nulla a che fare. Il risultato è che per l'ennesima volta i conti non tornano. E se, come suggeriscono i pronostici, il voto di lunedì finirà per confermare l'empasse, c'è già sull'orizzonte il rischio di una quarta tornata elettorale. Su tutto questo, aleggia il Piano di Pace proposto dall'Amministrazione Trump, che resterà congelato fino a quando in Israele non verrà assemblato un governa Ci sono poi da considerare le conseguenze che lo stallo comporta sul piano economica Mentre il premier uscente, oltre ai problemi con i rumorosi vicini di casa - da Gaza all'Iran - ha anche da gestire un processo penale che lo vede incriminato per frode, corruzione e abuso d'ufficio e che lo porterà in Tribunale il prossimo 18 Marzo. Negli ultimi giorni il kingmaker Lieberman sembra essersi sbilanciato nei confronti di Gantz, con un'apertura anche verso il blocco della sinistra che potrebbe impensierire Netanyahu, il quale rimane saldamente ancorato ai due partiti ultraortodossi e alla lista della destra estremista Yamina. Invece la lista Araba Unita, il partito degli arabi israeliani (13 seggi) risulta l'unico escluso da ogni possibile accordo, perché Gantz, che avrebbe potuto prendere in considerazione un avvicinamento alla loro lista, teme in questo modo di perdere l'appoggio di Lieberman. Lunedì, la partita ricomincia. Tutti pronti al pareggio, senza possibilità di rigori.

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