La negazione della realtà a Gaza e la responsabilità dell’Europa
Commento di Michelle Mazel
A destra:
Quando Israele ha detto che avrebbe costruito case, scuole e parchi nei territori contesi... la reazione internazionale è stata immediata e furibonda: "E' un oltraggio! Boicottiamo i prodotti israeliani!"
Ma adesso che i capi di Gaza dicono che vorrebbero distruggere Israele, uccidere i suoi cittadini, impossessarsi di tutta la regione e non negoziare... la reazione internazionale appare più che comprensiva"
È uno strano rituale quello che precede ogni accesso di febbre a Gaza. Comincia sempre con un tentativo di attentato o una sparatoria contro soldati o civili israeliani. L'esercito israeliano neutralizza l’aggressore o gli aggressori. Sembra che il cerchio sia chiuso ma non è così. L'organizzazione terroristica, la jihad islamica o Hamas, a cui appartenevano le vittime, dichiara allora la sua intenzione di vendicarle e invia una pioggia di missili sulle popolazioni civili delle città e dei villaggi di confine. L'esercito israeliano risponde. Se vengono lanciati nuovi missili, l'escalation continua. A questo punto le Nazioni Unite, mediante il loro rappresentante per il Medio Oriente, invitano “entrambe le parti” alla moderazione per evitare un nuovo conflitto. Le due parti, hai letto giusto: quella che ha attaccato e che continua ad attaccare e quella che ha risposto agli attacchi. L'Egitto, non molto ansioso di vedere una nuova guerra alla sua porta, s’impegna a calmare le acque inviando emissari all’una ed all’altra parte. In generale, la tensione dopo alcune ore si allenta. In cosa consiste la responsabilità dell’Europa, ti domandi? Essa è duplice. Da un lato, non condanna mai gli attacchi delle organizzazioni terroristiche di Gaza e, dall'altro, cerca sistematicamente di giustificarli. Prendiamo per esempio in considerazione l'incidente di domenica scorsa, il 23 febbraio. Inizialmente, non vi era alcuna ambiguità: due terroristi che si stavano preparando a posizionare un dispositivo esplosivo vicino alla barriera di sicurezza sono stati individuati e uccisi. Appartenevano alla jihad islamica che non nega i fatti ma che proclama la sua intenzione di "vendicare i suoi martiri" e lancia dozzine di missili. Israele risponde. È qui che inizia la negazione della realtà. Ecco cosa dice Le monde: “Le forze israeliane hanno anche bombardato delle postazioni della Jijad islamica nella Striscia di Gaza durante la notte, dopo una giornata tesa in questa enclave impoverita, dove vivono due milioni di palestinesi sotto il blocco israeliano”. Implicitamente: se la popolazione di Gaza è povera, è colpa di Israele che impone un blocco.
Ma ciò è doppiamente falso: i miliardi di dollari versati dalla comunità internazionale per migliorare il destino dei gazawi vengono dirottati da Hamas a beneficio della sua industria di armamenti e in particolare della fabbricazione di missili, razzi e altre bombe da mortaio. Il cemento destinato alla ricostruzione degli edifici distrutti nei conflitti precedenti viene utilizzato per rafforzare le pareti dei tunnel di attacco che sbucano in territorio israeliano. Per non parlare della vita dorata dei leader e dei loro figli. Il fatto è che la ragion d'essere di Hamas è quella di distruggere lo Stato ebraico. È scritto nello statuto dell'organizzazione, è quello che i suoi leader proclamano in ogni momento. L'obiettivo della Jihad islamica è riconquistare tutta la Palestina e imporvi la legge della Sharia. Per quanto riguarda il "blocco", centinaia di camion attraversano il confine ogni giorno per alimentare Gaza mentre 7.500 commercianti entrano in Israele. C’è un altro aspetto di questa negazione della realtà: si evita di precisare che l'Egitto impone un rigoroso blocco al suo vicino di Gaza, aprendo la frontiera molto di rado. E poi si tace completamente sul terrore quotidiano diretto contro le popolazioni civili israeliane. Grappoli di palloncini incendiari o carichi di esplosivi che atterrano nei cortili delle scuole; bambini spaventati rintanati nei rifugi durante gli attacchi. Rifiutandosi di guardare in faccia la realtà, gli europei hanno una pesante responsabilità nella continuazione degli scontri e nel prezzo pagato dalle popolazioni civili.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".