Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 21/02/2020, a pag.4 con il titolo "Il lato oscuro della Germania" il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Il killer di Hanau
Ha corso di notte sparando sui locali dei turchi, il killer di Hanau, cittadina a pochi chilometri da Francoforte. II bilancio è di undici vittime e sei feriti, uno in pericolo di vita. Spinto dall'odio per gli stranieri, Tobias Rathjen, un tedesco di 43 anni, ha ucciso nove clienti di due Shisa Bar, locali dove si fuma il narghilè, infine sua madre, e poi si è tolto la vita. II raid è cominciato verso le 22 di mercoledì in pieno centro, al Midnight Cafè, poi in auto si è diretto verso la periferia, nel quartiere dove abitava, ha suonato alla porta del[Arena Bar, appena gli hanno aperto, ha fatto fuoco. Ha sparato ancora su un chiosco di kebab senza colpire nessuno, infine è tornato a casa. Le vittime, tra i 21 e i 44 anni, sono cinque turchi, tra cui una donna di 35 anni, incinta, e madre di due figli, e quattro curdi. Per ore la polizia ha temuto che gli attentatori fossero più di uno, o che si fosse trattato di uno scontro tra bande criminali. Alla fine, il killer è stato identificato grazie alla targa della sua auto, una BMW. Tobias, un ex impiegato di banca, non ha mai sperato di far perdere le tracce: aveva pianificato la strage, e la sua fine. All'alba, gli agenti hanno fatto irruzione nell'abitazione, e trovato i corpi di madre (72 anni) e figlio. II padre è stato fermato e poi rilasciato. «E un giorno orribile per il nostro paese, il massacro è motivato da odio xenofobo», ha dichiarato Angela Merkel. La strage di Hanau coglie la Germania in un momento di crisi e di instabilità. I partiti a Berlino sono divisi, non riescono a trovare candidati credibili alla successione della cancelliera, all'est avanzano i i populisti di estrema destra, dopo dieci annidi boom l'economia ha il fiato grosso. Si teme che i morti di Hanau avranno un contraccolpo sulle prossime elezioni locali. Come per l'attacco alla sinagoga di Halle, lo scorso ottobre, le autorità sono sotto accusa. «L'attentatore è un folle, non era conosciuto come estremista», dichiara il ministro degli Interni regionale, Peter Beuth. Ma il nove novembre Tobias aveva inviato una denuncia di ben 24 pagine al procuratore federale, un manifesto folle. L'attentatore soffriva di mania di persecuzione, sosteneva di essere sorvegliato dai servizi segreti della Germania e degli Stati Uniti: «Non posso avere una compagna da 18 anni per colpa delle spie che mi sorvegliano». Ma divagava dalle minacce di sterminio, ai consigli per la nazionale di calcio. Era intenzionato a ripulire la Germania e il mondo dagli «esseri inferiori», che il governo non riesce e non vuole espellere, africani, asiatici e anche ebrei: «India, Turchia e Israele devono essere annientati». E il 14 febbraio ha trasmesso in un inglese sempre perfetto un monito agli americani, controllati da una società segreta in grado di leggere nella mente di milioni di cittadini. E anche in quella di Tobias. I messaggi dei folli sono frequenti, ma nessuno è intervenuto per disarmarlo: il killer aveva un porto darmi e un permesso di caccia, e aveva comprato legalmente in internet tre pistole tra cui una calibro nove. Un folle solitario ma come per il giovane di Halle in contatto via online con i gruppi neonazi.
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