Riprendiamo da LIBERO di oggi, 20/02/2020, a pag. 10, con il titolo "Sinistra spagnola antisemita: ama i migranti e odia gli ebrei" l'analisi di Daniel Mosseri.
A destra: Bds, prosecutore delle politiche antisemite naziste con altri mezzi
Daniel Mosseri
Boicottaggi diretti e indiretti, annullamenti di eventi culturali, mozioni di sindaci e consigli comunali contro un solo nemico: Israele. Non stiamo parlando delle ultime iniziative del governo iraniano - ogni regime teocratico e rivoluzionario che si rispetti ha diritto ai propri nemici esterni - ma della democratica Spagna. In particolare di molte amministrazioni locali e regionali guidate da Podemos spesso con il sostegno dei socialisti del Psoe. Partito della sinistra populista, anti Ue e di ispirazione chavista, Podemos è la formazione spagnola più attivamente impegnata nel "Bds", il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro lo stato ebraico, diventato il nemico pubblico numero uno, e accusato di praticare l'apartheid contro i palestinesi.
LA CAMPAGNA BDS Sono ormai decine i comuni spagnoli guidati dalla sinistra che hanno aderito alla rete Elai (Spazio libero dall'apartheid israeliano), declinazione spagnola del movimento Bds. Comuni fra i quali Cadice, Badalona, Corvera e Santiago de Compostela che hanno adottato risoluzioni in cui l'amministrazione «si impegna a non consumare prodotti che siano stati coltivati, elaborati o fabbricati in condizione di apartheid nei territori occupati da Israele ed espropriati illegalmente al popolo palestinese». E poi a seguire impegni solenni a sostenere l'Elai, tutto ovviamente in nome della solidarietà al popolo palestinese. Non è chiaro tuttavia quali benefici siano giunti alla popolazione di Gaza che vive sotto la dittatura di Hamas o a quella della Cisgiordania dove le ultime elezioni risalgono al 2006 dall'annullamento, decretato due anni fa dal sindaco di Cadice, di una rassegna di cinema israeliano. Subodorando puzza di razzismo un imprenditore spagnolo, Angel Mas, ha messo in piedi un'organizzazione chiamata Acom (Azione e comunicazione in Medio Oriente) per portare davanti ai giudici spagnoli le azioni apertamente antisemite delle municipalità spagnole guidate dalla sinistra populista. Perché quando si applicano doppi standard, prendendo di mira solo la politica israeliana e ignorando le decine di altri conflitti territoriali di cui è costellato questo pianeta, oppure quando si boicotta in toto lo Stato degli ebrei, delegittimandolo, si compie un atto di antisemitismo.
LE SENTENZE In mesi recenti, sia il Parlamento tedesco che alcuni giudici in Francia hanno equiparato il Bds a un movimento che fomenta l'odio e la discriminazione. Sentimenti che la sinistra spagnola equa e solidale dovrebbe aborrire ma che invece nutre e distribuisce generosamente quando l'interlocutore è l'odiato ebreo israeliano. Un mese fa Acom ha celebrato una sentenza con cui un tribunale in Cantabria ha annullato 55 accordi istituzionali siglati fra l'Elai e i comuni della regione ritenendo che le norme approvate eccedessero le competenze delle amministrazioni locali. Gli accordi, ha scritto il giudice, «incidono sul diritto all'uguaglianza che si riflette nell'articolo 14 della Costituzione spagnola» poiché mirano a impedire qualsiasi relazione commerciale o istituzionale con lo Stato di Israele. Le goffe azioni antisioniste dei comuni spagnoli rischiano però di avere ricadute sulle relazioni fra la Spagna e lo Stato ebraico. Perché, come ha ricordato Acom al canale israeliano i24news, «lungi dall'essere un caso isolato, il boicottaggio di Israele e dei suoi cittadini è stata una politica abituale del partito del secondo vicepresidente del governo spagnolo». Ossia di Pablo Iglesias, segretario generale di Podemos, e ministro degli Affari Sociali del secondo esecutivo guidato dal socialista Pedro Sanchez, un esecutivo di minoranza tutto spostato a sinistra. Agli israeliani, gente pratica, non piace dare troppa importanza al Bds. Ecco perché fonti vicine al ministero degli Esteri a Gerusalemme hanno ricordato a Libero che le iniziative dei Comuni in questione appartengono ormai al passato e che la situazione è in via di miglioramento anche grazie a una serie di sentenze dei giudici spagnoli. Un modo elegante per sottolineare che forse anche Pablo Iglesias, uno che fino a pochi mesi fa definiva Israele «uno Stato illegale» e che aveva un suo programma (Fort Apache) su HispanTv, canale televisivo iraniano in lingua spagnola, si è reso conto che per entrare a pieno titolo nel circolo dei rappresentanti del mondo sedicente civile era il caso di dare una ripulita al linguaggio antisionista così diffuso nel suo partito.
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