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Manfred Gerstenfeld
Israele, ebrei & il mondo
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Come Israele potrebbe prepararsi se venisse eletto un Presidente americano democratico 18/02/2020
Come Israele potrebbe prepararsi se venisse eletto un Presidente americano democratico
Analisi di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Yehudit Weisz)

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Se un candidato democratico vincerà le prossime elezioni presidenziali, sarà un Presidente molto meno favorevole a Israele di Donald Trump. Ciò vale soprattutto per Bernie Sanders - il favorito di alcuni importanti antisemiti musulmani americani - ed Elizabeth Warren. Israele dovrebbe starsene seduto ad aspettare qualunque cosa accada? Avremmo dovuto porci questa domanda molto tempo fa. Tuttavia, anche se tardi, ciò non significa che il governo israeliano non debba intraprendere delle azioni. Per Israele è un grosso problema che la maggioranza degli ebrei americani probabilmente voterà per un candidato presidenziale democratico, chiunque esso sia. Gli ebrei americani hanno sostenuto candidati presidenziali democratici per decenni con una sola eccezione: nelle elezioni del 1980, la comunità ebraica del Paese si era fortemente opposta al Presidente in carica Jimmy Carter.

Molti pensavano che fosse stato troppo duro con Israele durante i negoziati di pace con l'Egitto. In quelle elezioni, Carter ottenne il 45% dei voti e il suo avversario repubblicano, Ronald Reagan, il 39%. Il candidato di un terzo partito, John Anderson, aveva preso il resto dei voti. I governi del Likud al potere hanno trascurato gli ebrei americani. I futuri governi israeliani dovrebbero cambiare questo atteggiamento. Ma cosa si può e si deve fare nei prossimi mesi? Gli omicidi di ebrei e gli attacchi antisemiti negli Stati Uniti hanno creato un'opportunità per una migliore comprensione reciproca. La realtà è che israeliani ed ebrei americani sono oggi una comunità legata più dal destino che dalla fede. Entrambi devono affrontare nemici assassini.

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A più lungo termine - in seguito a probabili futuri attacchi antisemiti - più ebrei americani potrebbero rendersi conto che il tiqqun olam ( la riparazione del mondo) è più compatibile con la legge e con l'ordine che con un eccessivo liberalismo. Ci sono ebrei americani della sinistra liberale che sono irrecuperabili. Un tipico esempio è J Street. Se si legge il suo comunicato stampa sull'omicidio di Soleimani, ci si rende conto che tra il bianco della democrazia e il nero del terrorismo, l'atteggiamento di J Street ha una sfumatura di grigio. Ancora peggio è la sua posizione fortemente negativa sul Piano di pace di Trump. JStreet potrebbe essere definita come un'organizzazione che mostra negativamente l’ebraismo alle nazioni. Se la maggioranza ebraica americana votasse per Sanders, lui si sentirebbe legittimato nelle sue posizioni contro Israele: parla spesso della dignità dei palestinesi. Nelle uniche elezioni parlamentari democratiche del 2006, i palestinesi avevano votato a maggioranza per Hamas, che promuove il genocidio degli ebrei. L'unico altro significativo partito palestinese è Fatah, che controlla l'Autorità palestinese. Quest’ultimo ha adottato la politica del "pagare per uccidere" che premia i terroristi o le loro famiglie per l'omicidio di ebrei. Sanders quindi rivendica dignità per una società che invoca l'uccisione di ebrei. È quindi importante che Israele nei prossimi mesi denunci e metta in evidenza l’esaltazione degli assassini da parte dei palestinesi. Palestinian Media Watch (PMW) ha raccolto molto materiale al riguardo e si dovrebbe dare ampio spazio ai 480 attacchi terroristici che l'Agenzia di Sicurezza interna israeliana ha impedito nel 2019. In aggiunta, si dovrebbe insistere sulla criminalità dei Mufti, Mohammed Amin al-Husseini, sul suo incitamento alla violenza e la sua collaborazione con i nazisti. Spesso si sente dire che Israele non voglia attirare l'attenzione internazionale sulla glorificazione degli omicidi palestinesi, data la sua collaborazione con i servizi di sicurezza palestinesi. Comunque sia, il prezzo da pagare è forse troppo alto. Questo è ancora più vero se il Presidente palestinese Mahmoud Abbas porrà effettivamente fine alla collaborazione con Israele per la sicurezza, come ha minacciato. Se un Presidente democratico annullasse alcune delle misure prese da Trump potrebbe essere spiacevole, ma non più di tanto. Spostare di nuovo l'Ambasciata americana a Tel Aviv, una volta che è già a Gerusalemme, è di secondaria importanza. Dove Israele è veramente vulnerabile è al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nei suoi ultimi giorni da Presidente, Barak Obama aveva reagito contro la richiesta del Presidente eletto Trump e deciso di non porre il veto a una risoluzione anti-israeliana. La Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) è stata adottata il 23 dicembre 2016. Vi si afferma che “la creazione israeliana di insediamenti nel territorio palestinese occupato fin dal 1967, compresa Gerusalemme Est, non ha validità legale, costituendo una evidente violazione del diritto internazionale e un grave ostacolo al progetto di due Stati che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza, all'interno di confini riconosciuti a livello internazionale.” Se Sanders venisse eletto Presidente, Israele potrebbe trovarsi nei guai al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tutti gli altri membri del Consiglio di Sicurezza hanno regolarmente sostenuto risoluzioni anti-israeliane, compresi i Paesi dell'Unione europea. I governi israeliani sono stati negligenti nel sottolineare che si trattava di atti antisemiti, una versione moderna dei numerosi atti contro gli ebrei da parte dei governi europei negli ultimi mille anni. Molti Paesi europei hanno accettato la definizione di antisemitismo dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) per uso interno. Secondo questa definizione, i voti europei contro Israele alle Nazioni Unite sono atti antisemiti. Ciò deriva dal fatto che non esiste un voto simile contro una qualsiasi altra democrazia. La chiave per cambiare questi atteggiamenti è la Germania. Esiste una iniziale consapevolezza, anche nel Bundestag, il suo parlamento, che la Germania con i suoi frequenti voti contro Israele alle Nazioni Unite, promuove l'antisemitismo. Quando alla fine di gennaio il Presidente israeliano Reuven Rivlin ha parlato al Bundestag, ha perso un'occasione unica per attirare l'attenzione su questo importantissimo problema. Si era invece concentrato sulla presenza, molto meno vitale, di Hezbollah nel Paese. Eppure non è troppo tardi per tentare. Israele ha importanti alleati in Germania sulla questione del voto delle Nazioni Unite. Il quotidiano più grande del Paese, Bild, ne è solo un esempio. Se si potesse persuadere la Germania, la forza motrice dell'UE, a cambiare il suo modello di voto in seno al Consiglio di Sicurezza, a sua volta essa potrebbe probabilmente influenzare altri Paesi dell'UE. Ciò non garantirà completamente contro possibili colpi di mano a favore degli assassini palestinesi da parte di Sanders o di un altro Presidente democratico. Ma almeno renderebbe più difficile il sostegno anti-israeliano alle Nazioni Unite. Questo può essere il massimo che si possa sperare.

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.
Le sue analisi escono in italiano in esclusiva su IC

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