Riprendiamo dalla STAMPA - Torino di oggi, 17/02/2020, a pag. 40, l'articolo "In piazza contro l'odio. Dobbiamo difendere i valori della nostra città".
Siamo curiosi di vedere se il Presidente del Consiglio comunale ripeterà le dichiarazioni - nel silenzio di tutti i partiti tranne uno - fatte il 27 gennaio su Shoah e Israele.
Ecco l'articolo:
Francesco Sicari
C'è un anello di congiunzione che lega il razzismo all'antisemitismo. Entrambi, in momenti storici particolarmente complessi dal punto di vista socio-economico, assumono una funzione terapeutica. «Da un lato il migrante è stigmatizzato perché la sua mancanza di mezzi rappresenta una minaccia per chi si sente già depauperato. D'altro canto l'ebreo diventa un bersaglio perché ritenuto parte di una categoria che gode di particolari tutele e privilegi: in qualche modo immune rispetto alla crisi che attanaglia ampi strati della società. Tanto il migrante quanto l'ebreo assumono così le sembianze del nemico verso cui convogliare la rabbia». Betti Guetta, responsabile dell'Osservatorio sull'antisemitismo di Milano, prova a contestualizzare la recrudescenza di episodi di odio razziale che si sono moltiplicati anche in un territorio con una solida tradizione antifascista come quello piemontese. E lo fa dal palco della casa Valdese di corso Vittorio Emanuele, in occasione di un incontro di riflessione sull'antisemitismo organizzato congiuntamente dalle comunità ebraica e valdese alla vigilia della manifestazione di questa sera alle 18 organizzata dal Comune in piazza Palazzo di Città, a cui hanno aderito 45 associazioni. «Bisogna partire dalla consapevolezza che ci troviamo in una società deprivata dell'idea di futuro, accartocciata su se stessa, come certifica il Censis. In questo quadro abbiamo assistito nel 2019 a un incremento esponenziale degli episodi di antisemitismo: siamo passati dai 197 del 2018 ai 251 del 2019, la maggior parte avvenuti via web, un territorio su cui troppo spesso le teorie complottiste si nutrono del linguaggio d'odio che viaggia indisturbato e senza regole». A fare da detonatore quest'anno sono state le polemiche attorno alla Commissione per il contrasto all'intolleranza voluta dalla senatrice Liliana Segre. «Ha giocato un ruolo anche l'eccessivo rilievo mediatico», riflette Guetta. «Giornali e tv tendono a fare da cassa di risonanza, scatenando reazioni emulatorie». Che talvolta travalicano i confini virtuali. Qualcuno esce di casa, imbratta le porte, scrive sui muri. Come si contrasta questa deriva infarcita di ignoranza e pregiudizio? «A questa domanda c'è soltanto una risposta: studiando», spiegaMaurizioMolinari, direttore de La Stampa, citando Elie Wiesel, testimone di Auschwitz e premio Nobel per la Pace. «Lo studio è l'unica ricetta per smascherare le bugie di cui si nutre l'antisemitismo, "Indispensabile reagire per difendere i nostri valori" a manifestazione di questa sera in piazza )Palazzo di Città è partita da un'iniziativa collettiva in Comune, che ha avuto come regista la sindaca Chiara Appendino e tutti i gruppi presenti in Consiglio comunale. Un raro - e perciò prezioso - esempio di concordia e unità: «Insieme con i capigruppo di tutte le forze politiche presenti in Consiglio comunale— spiega la sindaca Appendino — abbiamo deciso di indire questa manifestazione perché non si può tacere e non reagire di fronte a episodi che riportano alla memoria momenti tragici della nostra storia e che toccano valori fondanti della nostra società». L'iniziativa partita dal Comune dopo l'ultimo raso - la stella di David tracciata sulla porta di casa di Marcello Segre, in una palazzina del quartiere Cit Turin - è riuscita nell'arco di pochi giorni a intercettare un gran numero di adesioni da parte di istituzioni, enti, associazioni e realtà del volontariato e no profit. La dimostrazione di una città unita per contrastare un clima che proprio a Torino si sta facendo preoccupante, dopo la sequenza di episodi dai contorni inquietanti: prima del raso di Marcello Segre c'erano state le scritte naziste sul citofono di una donna che abita in Vanchiglia, figlia di un partigiano, e la minaccia «crepa sporca ebrea» sul muro di un cortile in via Monferrato rivolta a una donna di origini ebraiche. «Per questo motivo — sottolinea la sindaca Appendino — è importante partecipare all'iniziativa di domani (oggi, ndr), un'avversione atavica che si manifesta con modalità sempre diverse». La conoscenza come antidoto alla propaganda. «Per frenare l'odio, che come si è visto durante il nazifascismo è un propulsore politico di straordinaria potenza», aggiunge il professor Claudio Vercelli, esperto di Storia del Novecento. «In quest'ultimo anno anche tanti ragazzini si sono resi responsabili di episodi antisemiti in rete o sui muri delle città. La terapia vera, non la facile ricerca del capro espiatorio, richiede fatica», conclude Guetta. «Un lavoro fondamentale di cui devono farsi carico in primo luogo le famiglie e le scuole».
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