Israele si avvicina alle elezioni del 2 marzo Commento parziale di Micol Flammini
Testata: Il Foglio Data: 11 febbraio 2020 Pagina: 2 Autore: Micol Flammini Titolo: «Momento Iowa per Bibi»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 11/02/2020, a pag. 2 con il titolo "Momento Iowa per Bibi", il commento di Micol Flammini.
Stupisce lo stupore di Micol Flammini di fronte al tentativo di Benjamin Netanyahu di vincere le prossime elezioni, che in Israele si terranno il 2 marzo prossimo. "Bibi vuole vincere a ogni costo, ha puntato il più in alto possibile", scrive la giornalista: lo avrebbe fatto anche trattando di altri leader politici? Il dubbio è legittimo, visto che sembra ovvio che ciascun candidato premier di ciascuna elezione di ciascun Paese del mondo cerchi di fare il possibile per ottenere un successo alle urne.
Ecco l'articolo:
Micol Flammini
I leader dei principali partiti, Benny Gantz, Benjamin Netanyahu
Roma. La corsa israeliana verso la terza elezione in un anno si arricchisce di scontri, dettagli e follie. E' una corsa complicata - si voterà il 2 marzo - in cui in ballo ci sono molte cose: un governo, la sicurezza nazionale, un piano di pace con i palestinesi e le sorti di Benjamin Netanyahu, capo dell'esecutivo da dieci anni e ora con tre incriminazioni sulle spalle per corruzione, frode e abuso d'ufficio. Bibi vuole vincere a ogni costo, ha puntato il più in alto possibile, anche grazie all'accordo offerto da Donald Trump, molto vantaggioso per Gerusalemme. La corsa è forsennata, i rischi sono numerosi, soprattutto per il premier, e l'arrivo per il Likud del suo momento Iowa non era previsto e sicuramente nemmeno desiderato. Dopo gli Stati Uniti, Israele, altro grande centro dell'innovazione mondiale, ha avuto un problema che collega le applicazioni e il voto. Come raccontato da Haaretz, il Likud, il partito del primo ministro, ha caricato su un'applicazione, Elector, il registro completo degli elettori: 6.453.245 cittadini che hanno fornito nome cognome, indirizzo mail, numero di telefono e altri dettagli. I partiti politici israeliani ricevono i dati personali degli elettori, si impegnano a proteggere la loro privacy, a non fornire i dati a terzi e a cancellare definitivamente tutte le informazioni al termine delle elezioni. Dopo aver ricevuto i dettagli, il Likud li ha caricati sull'app Elector, sviluppata dalla ditta Feed-b, che non si è premurata di potenziare le misure di sicurezza. Un incidente, non un atto voluto, una sciatteria nella programmazione che ha reso l'applicazione più vulnerabile: il codice sorgente si vedeva integralmente e da li era possibile arrivare ai nomi utente e alle password degli amministratori del sistema consentendo di accedere al registro e di scaricarlo. Il Likud ha preferito non commentare e non è ancora chiaro quante persone abbiano avuto accesso al registro. Come avvenuto in Iowa, l'app è il prodotto finale di un sistema che dovrebbe consentire di gestire meglio le elezioni: il sistema rende possibile l'invio di messaggi oltre alla gestione dei dati degli elettori o delle postazioni di voto. Ma secondo la rivista TheMaker, citata da Haaretz, oltre al fallimento del sistema, e all'inaspettata violazione della privacy degli utenti, c'è anche altro da denunciare. L'applicazione consente anche la creazione di un database in cui finiscono i dati di persone segnalate dai sostenitori del partito. Gli utenti infatti vengono invitati a fornire i dati di potenziali elettori e anche questi nomi, cognomi e numeri di telefono sono stati resi pubblici. Per il Likud non è la prima volta, il database dei suoi sostenitori già in passato aveva dimostrato di non essere molto sicuro. Anche durante le primarie, che si sono tenute e dicembre, in cui qualcuno nel partito aveva sperato e disperato di trovare la strada per un'era post Bibi, il sistema per il voto online era stato scritto in modo approssimativo, tanto che qualsiasi utente connesso a internet sarebbe stato capace di apportare delle modifiche. In questo caso la situazione è più delicata, sono stati i dati di 6.453.245 cittadini a essere resi pubblici. E se si considera che la popolazione di Israele conta quasi 9 milioni di cittadini, sul registro del Likud si potevano trovare i dettagli di quasi tutto lo stato ebraico. Sono tanti i fattori che rischiano di complicare questa terza elezione, che secondo alcuni analisti non sarà nemmeno l'ultima (i rapporti tra Benny Gantz, il leader di Kahol Lavan, e il premier non sono cambiati e l'ipotesi di un governo di unità nazionale non sembra ora più probabile rispetto a cinque mesi fa). Al primo posto, in cima alle preoccupazioni, c'è lo stesso Benjamin Netanyahu, agitato e vorace, dopo il piano di pace per il medio oriente offertogli da Trump era disposto ad annettere immediatamente gli insediamenti in Cisgiordania e la Valle del Giordano prima delle elezioni. Gli Stati Uniti sono intervenuti e il voto sul tema è stato rinviato. Lungo la Striscia di Gaza aumentano le tensioni: la scorsa settimana un uomo si è lanciato in macchina contro 12 soldati israeliani, il premier ha promesso che prima delle elezioni Israele è pronta per una guerra. I cittadini dello stato ebraico sanno tutti che devono molto a Netanyahu, soprattutto in fatto di sicurezza, lo sanno anche i suoi avversari e questa elezione sembra sempre di più un voto su di lui, sul premier. La storia di un'app del Likud fatta male, che ha rivelato i dati degli elettori in uno dei paesi più avanti in materia di innovazione, è un altro atto di questa corsa forsennata, il sintomo di una confusione politica che per ora non sta mettendo a rischio la sicurezza nazionale, ma che sarebbe meglio risolvere prima di una quarta elezione.
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