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I riflessi politici dell’assoluzione di Trump
Analisi di Antonio Donno Donald Trump L’assoluzione di Trump pone il Partito Democratico in una difficile situazione politica. È fallito il tentativo di riprendere quota nei favori dell’elettorato americano grazie all’impeachment del presidente repubblicano ed ora i democratici dovranno escogitare qualche altro espediente per tentare di vincere le elezioni presidenziali del prossimo novembre. D’altro canto, il 2 marzo l’elettorato israeliano dovrà scegliere tra Netanyahu e Gantz e porre termine ad un lungo periodo di incertezze politiche in Israele. Non c’è dubbio che l’assoluzione di Trump favorisca Netanyahu in quanto gli elettori dello Stato ebraico sono certi che la politica di Trump continuerà a sostenere la causa di Israele, mentre la condanna del presidente americano avrebbe messo in grande pericolo il connubio israelo-americano che finora ha dato degli ottimi esiti per Israele contro i suoi nemici. Inoltre, il piano di pace che l’Amministrazione Trump ha proposto in sintonia con il governo di Netanyahu avrebbe subito un colpo letale dall’impeachment del presidente americano. Tutta la politica che da tempo Trump aveva messo in atto nel Medio Oriente a sostegno di Israele avrebbe subito un contraccolpo negativo per la posizione favorevole che Gerusalemme aveva acquisito durante tutti gli anni della presidenza di Trump, rimettendo in gioco tutte quelle forze ostili che la sua gestione politica della questione mediorientale aveva progressivamente messo in crisi. Ma a questo occorre aggiungere il riflesso negativo che sarebbe risultato a danno della connessione di interessi che si era stabilita tra Washington, Gerusalemme e le capitali dei paesi arabi sunniti, una connessione che si sta rivelando vitale non solo per Israele e per la deterrenza che gli Stati Uniti stanno ricostruendo contro l’imperialismo teocratico iraniano, ma in particolare per il mondo arabo che non può prescindere dal sostegno americano (e israeliano) per difendersi dalla minaccia iraniana. Per non parlare delle ambizioni della Russia e del progetto di Erdogan di ricostruire l’Impero Ottomano. Insomma, l’assoluzione di Trump dovrebbe produrre, in questo stesso 2020, la riconferma di Netanyahu alla guida di Israele e di Trump a quella degli Stati Uniti. Il che comporterebbe la continuazione nei prossimi anni di una politica mediorientale americana in grado di consolidare le posizioni politiche acquisite e l’alleanza con Israele, nel quadro di un Medio Oriente maggiormente attrezzato in senso anti-iraniano. Il silenzio che al momento avvolge il governo di Teheran e le sue decisioni sta a dimostrare – con ogni probabilità – che al suo interno si sta svolgendo una dura battaglia tra gli oltranzisti e i moderati; in ogni caso, da questo confronto dovrà necessariamente emergere una nuova politica, in un senso o nell’altro. E comunque, il mancato impeachment di Trump complica notevolmente le decisioni del regime, che aveva sperato sino all’ultimo di liberarsi del proprio principale nemico. A rendere più solida la posizione attuale di Trump sono i dati economici: la disoccupazione negli Stati Uniti è ai minimi storici, i salati sono aumentati, la soddisfazione degli americani per la loro situazione attuale è confermata da tutti i sondaggi. Il quadro generale è, dunque, favorevole alla rielezione di Trump. Se si proiettano questi dati sul terreno della politica mediorientale degli Stati Uniti, l’esito è scontato per il futuro prossimo delle relazioni israelo-americane. Non solo: il piano di pace proposto da Trump non potrà che ricevere una solida conferma politica di fronte ai suoi oppositori. L’assoluzione di Trump e la sua eventuale rielezione renderanno quel piano un punto di riferimento difficilmente superabile; anzi, l’opposizione da parte dei palestinesi e dei loro alleati si mostrerà soltanto un’opposizione di principio, senza alcuna base reale per superare lo stallo attuale e per risolvere definitivamente la questione israelo-palestinese: essa scivolerà sempre più ai margini della problematica mediorientale.
Antonio Donno |
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