Gli etiopi d'Israele: una storia di integrazione e di sfide sempre nuove Commento di Meir Ouziel
Testata: La Stampa Data: 10 febbraio 2020 Pagina: 10 Autore: Meir Ouziel Titolo: «Israele sceglie l'etiope Eden Alene per l'Eurovision»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/02/2020, a pag.10, con il titolo "Israele sceglie l'etiope Eden Alene per l'Eurovision", il commento di Meir Ouziel.
Meir Ouziel
Eden Alene
La votazione per eleggere il rappresentante israeliano all'Eurovisione è stata drammatica. Dopo una serie di dieci programmi televisivi, durante i quali sono stati eliminati candidati di grande talento, alla finale sono arrivati quattro giovani. E, grazie ai voti del pubblico da casa, la scelta è caduta su Eden Alene: una soldatessa di 19 anni dalla pelle nera, appartenente alla comunità etiope ritornata in Israele dopo 2000 anni di esilio. Gli ebrei etiopi sono una comunità unica nel mondo israelita. Secondo le loro tradizioni sono diretti discendenti degli ebrei dei tempi biblici. Per centinaia di anni hanno mantenuto fede e usanze ebraiche, hanno serbato antichi libri religiosi contenenti preghiere ebraiche e hanno avuto nostalgia di Gerusalemme. Dopo la nascita dello Stato di Israele questa comunità si aspettava di lasciare l'esilio in Etiopia per fare ritorno in patria, realizzando così un sogno di secoli, ma ben presto si è dovuta ricredere. Le istituzioni religiose in Israele hanno iniziato a domandarsi se gli appartenenti a tale collettività fossero effettivamente ebrei, procrastinandone così il ritorno. Ed è insorta un'altra difficoltà: le autorità etiopi si rifiutavano di concedere loro di partire. Quando il Gran rabbinato d'Israele (il supremo organo religioso del Paese), dopo aver esaminato la questione, decise che la comunità etiope era effettivamente composta da ebrei, questi ultimi si misero in marcia. Percorrendo con enorme difficoltà il Sudan e altri territori desertici, a prezzo della perdita di vite umane, riuscirono infine ad attraversare il Mar Rosso grazie anche all'intervento del Mossad. Nei periodi in cui fu possibile stipulare accordi con il governo etiope, Israele inviò aerei che portarono in patria migliaia di ebrei.
Nel 1984 ne arrivarono 8000 con l'Operazione Mosè e nel 1991 altri 14.500 con l'Operazione Salomone. Eden, che è stata votata dagli israeliani per rappresentare il loro Paese all'Eurovisione, non ha dimenticato di proclamare che la sua vittoria è motivo di orgoglio per l'intera comunità etiope. Va detto che i membri di questa comunità non sono considerati immigrati o stranieri in Israele, come potrebbero esserlo nei Paesi europei, per esempio. Qui sono a casa, nel loro Paese, e ne ricevono la cittadinanza non appena vi mettono piede. Tuttavia l'incontro tra gli ebrei etiopi, provenienti per lo più da villaggi africani, e la società moderna, non si è rivelato privo di difficoltà. E anche il colore della pelle li distingue dai loro concittadini. A fronte di decine di commoventi storie di integrazione in ambito militare, universitario, politico ed economico, si registrano anche proteste. L'ultima è degenerata in violenza allorché un giovane ebreo etiope è stato colpito e ucciso da un ufficiale di polizia, che non era neppure in servizio. L'ufficiale ha sostenuto che il giovane stava mettendo in pericolo la sua vita e quella dei suoi famigliari, con lui in quel momento, ma i manifestanti, molti dei quali giovani, hanno replicato che la polizia sospetta automaticamente di loro a causa del colore della pelle. La storia di Eden Alene dimostra però che gli israeliani si sono innamorati di lei, delle sue doti canore, della sua personalità. E non sarebbe la prima volta che giovani etiopi sanno conquistarsi il favore del pubblico e raggiungere la popolarità. Sette anni fa una giovane donna di origine etiope, Tahunia Rubel, vinse il programma del Grande Fratello israeliano. A detta dei rappresentanti della comunità questo però non basta. Personaggi famosi nel campo dello spettacolo non compensano la mancanza di scienziati, di alti ufficiali dell'esercito, di leader. D'altro canto, nessuno potrebbe sostenere che la strada per raggiungere questi risultati non sia aperta ai membri della comunità.
Traduzione di Alessandra Shomroni
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