venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
06.02.2020 Siria-Turchia, verso lo scontro aperto?
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 06 febbraio 2020
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Erdogan: Assad ritiri le truppe entro febbraio o attaccheremo»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/02/2020, a pag.14, con il titolo "Erdogan: Assad ritiri le truppe entro febbraio o attaccheremo", la cronaca di Giordano Stabile.

Risultati immagini per giordano stabile giornalista
Giordano Stabile

Immagine correlata
Il sultano Erdogan

Recep Tayyip Erdogan lancia l'ultimatum a Bashar al-Assad. O entro la fine di febbraio di ritira dai territori appena conquistati nella provincia di Idlib o «ci penserà l'esercito turco a provvedere». L'ultima volta che il leader turco aveva dato una scadenza precisa era stato lo scorso settembre. Nel mirino c'erano allora i guerriglieri curdi delle Ypg al confine nord-orientale. E il 7 ottobre è scattata, con una sola settimana di ritardo, l'operazione «Fonte di pace», nonostante l'opposizione di mezzo mondo. Damasco, al di là dei toni bellicisti, prende quindi sul serio la minaccia. Ieri non ci sono state reazioni ufficiali ma il governo siriano ha chiesto garanzie alla Russia di Vladimir Putin, di nuovo impegnato in una mediazione acrobatica. Lo Zar non può sacrificare il terreno guadagnato in Turchia, un «pilastro della Nato» che adesso collabora con Mosca e negli ultimi quattro anni ha acquistato il sistema missilistico S-400 per 2,5 miliardi di dollari, una centrale nucleare chiavi in mano, e il gasdotto TurkStream. La Siria di Assad resta però l'alleato indispensabile nel Levante arabo e nel Mediterraneo orientale.

Immagine correlata
Bashar al Assad

L'uccisione di otto soldati turchi vicino a Saraqib, lungo l'autostrada strategica M4 Lattakia-Aleppo, lunedì, ha fatto saltare l'equilibrio.
La rappresaglia turca è stata massiccia, con «54 postazioni colpite e 76 soldati nemici neutralizzati», cioè uccisi o feriti, secondo il ministero della Difesa di Ankara. Fra questi ci sono 13 caduti accertati da fonti indipendenti. Mosca in questo caso non ha protestato né interferito più di tanto, anche se i suoi caccia Su-35 hanno impedito agli F-16 turchi di entrare nello spazio aereo siriano. L'esercito di Damasco però non si è fermato, e in due giorni ha riconquistato quasi cinquecento chilometri quadrati di territorio, circondato tre posti di osservazione turchi attorno a Saraqib, e catturato un ampio tratto della M4.
Erdogan ha precisato che adesso i soldati di Assad devono ripiegare prima di tutto dall'area dove ci sono i militari turchi. L'obiettivo è però ridare ai ribelli quel tratto di autostrada e salvare Saraqib, ieri sera sul punto di cadere, uno snodo che permette il collegamento fra il fronte di Idlib e quello nella provincia occidentale di Aleppo. Centinaia di blindati e cannoni semoventi da 155 sono stati spostati nella provincia turca confinante di Hatay, come prima dell'offensiva contro i curdi. Erdogan, dopo la scommessa riuscita nel Nord-Est, anche a scapito degli Stati Uniti, è tentato dal ripetere il colpo, questa volta a danno della Russia.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/065681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT