Siria: scontro Erdogan-Assad Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 04 febbraio 2020 Pagina: 16 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Razzi sui turchi, Erdogan replica. Uccisi nei raid 76 soldati di Assad»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/02/2020, a pag.16, con il titolo "Razzi sui turchi, Erdogan replica. Uccisi nei raid 76 soldati di Assad", la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Il sultano Erdogan
La prima battaglia fra l'esercito turco e quello siriano si è conclusa con decine di morti e feriti e ha messo a dura prova le relazioni fra la Turchia e la Russia. Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin hanno trovato dal 2016 una convivenza molto difficile in Siria, anche se non vogliono andare allo scontro aperto. Ma l'offensiva delle forze di Bashar al-Assad nella provincia di Idlib, cominciata a dicembre, è diventata una valanga, e negli ultimi giorni e ha messo il presidente Recep Tayyip Erdogan in una posizione imbarazzante. I ribelli siriani suoi alleati hanno chiesto aiuto e quando si sono ritrovati quasi circondati nella cittadina di Saraqib, Ankara ha deciso di agire. Fra sabato e domenica decine di tank e blindati sono stati inviati verso l'autostrada Aleppo-Lattakia, l'obiettivo primario dei governativi. Per la prima volta però i soldati di Assad non hanno frenato neanche davanti alle truppe turche. Prima dell'alba di ieri una pioggia di razzi e cannonate degli obici da 122 millimetri è caduta sull'ultima linea di difesa ribelle e ha investito anche le posizioni turche nell'area di Turumba, a Ovest di Saraqib. Quattro soldati sono stati uccisi sul posto, un quinto più un impiegato civile dell'esercito sono morti in ospedale. Altre nove militari sono rimasti feriti. La risposta turca è stata durissima. L'artiglieria, e forse anche cacciabombardieri F-16, hanno colpito «40 obiettivi», come ha precisato il ministero della Difesa. Erdogan, in conferenza stampa di prima mattina, ha detto che «30-35 soldati siriani» erano stati uccisi. Il ministro della Difesa Hulusi Akar, ha poi portato il bilancio a 76 nemici «neutralizzati». Una guerra di parole, oltre che di bombe. Media siriani hanno prima ammesso la perdita di sei soldati, poi l'agenzia Sana ha addirittura negato che i raid avessero causato morti. L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha registrato l'uccisione di 8 soldati nella provincia di Idlib, altri tre al confine con quella di Latakia, e due al confine con Hama. Altri 20 sarebbero stati feriti. I russi hanno invece negato che gli F-16 siano entrati in azione e ribattuto che «nessun velivolo turco» aveva violato lo spazio aereo siriano. Russia e Damasco vogliono minimizzare perché la «neutralità» della Turchia è fondamentale per arrivare alla conquista della provincia di Idlib, o perlomeno dei due terzi, l'obiettivo di Assad. Il prezzo è però pesantissimo. Da dicembre almeno 290 civili sono rimasti uccisi nei raid, Maraat al-Numan, conquistata due settimane fa, e la stessa Saraqib, sono città fantasma. Mezzo milione di persone sono fuggite verso il confine turco.
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