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Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 31/01/2020, a pag.8, con il titolo "Dieci città palestinesi da Israele ai Territori" il commento di Michele Giorgio.
Oggi Michele Giorgio lamenta la condizione dei "poveri palestinesi" a fronte del piano di pace proposto da Donald Trump. Giorgio giunge a criticare la proposta di compensi territoriali, previsti nel caso in cui venissero annesse a Israele alcune zone abitate da ebrei oltre la Linea Verde. La disinformazione di Giorgio è univocamente contro Israele in ogni caso, perfino se è lo Stato ebraico a dover cedere territori, abitati da arabi con cittadinanza israeliana, a un futuro ipotetico Stato arabo palestinese. Una verità che è meglio tenere nascosta: i palestinesi esigono uno Stato, ma, dovendo scegliere, preferiscono rimanere in Israele. Non è solo il Manifesto a nasconderlo, quasi nessun media ha il coraggio di scriverlo.
Ecco l'articolo:
Michele Giorgio «Respingiamo con tutte le nostre forze il piano di Trump, che vuole liquidare la questione palestinese. E rifiutiamo l'idea di uno scambio di terre che colpisce centinaia di migliaia di palestinesi in Israele». E pesante l'atmosfera a Umm el Fahem, città araba di 35mila abitanti nella zona del Triangolo, nella Bassa Galilea. Il sindaco Samir Sobhi Mahamid non nasconde la sua ira di fronte all'Accordo del secolo, il «piano di pace» annunciato a inizio settimana dalla Casa bianca. La proposta americana, oltre al via libera all'annessione a Israele di buona parte della Cisgiordania occupata, fa riferimento (a pagina 13) a «scambi territoriali».
CITA 10 CITTADINE e villaggi popolati da palestinesi con cittadinanza israeliana, che potrebbero essere «ceduti» allo staterello-bantustan che l'amministrazione Trump ha concesso ai palestinesi. A Kafr Qara, Arara, Baha al Gharbiyye, Umm al Fahem, Qalanswa, Taibe, Kafr Qasim, Tira, Kafr Bara e Jaljulia è scattato l'allarme. Nel 1949 Israele intendeva lasciare queste località alla Giordania, durante i negoziati sull'Armistizio. Ma poi Ben Gurion de else di annetterle al neonato Stato ebraico. Oggi i palestinesi del Triangolo, con cittadinanza israeliana, sono 260mila. A distanza di oltre 70 anni Trump e i suoi consiglieri hanno ragionato su come è possibile sbarazzarsi di questi cittadini «non graditi», in linea con il principio: terreni, popolazione araba no.
Un ospedale di Gaza trasformato in rampa per il lancio di missili contro Israele dai terroristi NON SIAMO DI FRONTE a una novità, negli ultimi anni diversi dirigenti politici israeliani hanno parlato apertamente di scambi di terre, per trasferire i cittadini arabi a una possibile entità palestinese», ha dichiarato ad Arab48 Ahmed Melhem del Comitato popolare della zona di Wadi Ara. Melhem ha ricordato la storia di queste centinaia di migliaia di palestinesi con passaporto israeliano che oggi vivono in 17mila ettari e che prima del 1948 possedevano 100mila ettari di terre, in gran parte espropriati dallo Stato. Alfiere del transfer soft, come lo chiamano da queste parti, di cittadini ambo-israeliani che pur restando nelle loro case rischiano di ritrovarsi all'improvviso in un altro Stato o entità, è l'ex ministro della difesa e leader del partito russofono Yisrael Beitenu, Avigdor Lieberman. Vuole che Israele sia solo ebraico (già lo è all'80%) e propone il «trasferimento» di porzioni significative di cittadini arabi all'Autorità nazionale palestinese. Idea che ha fatto non pochi proseliti in patria ma, almeno fino a poco tempo fa, non all'estero. «Per la prima volta un'amministrazione statunitense ha dato il via libera al trasferimento di cittadini (arabo) israeliani, sebbene sia palesemente illegale ai sensi del diritto internazionale e rappresenti una separazione all'interno della stessa popolazione motivata dalla razza», protesta il centro arabo di assistenza legale Adalah, di Haifa. Intanto non si interrompono le proteste palestinesi contro l'Accordo del secolo e l'annessione unilaterale a Israele di ampie porzioni di Cisgiordania. Ieri una ventina di manifestanti sono stati feriti dall'esercito israeliano a Ramallah, Hebron, Kafr Qaddum e Gerico. Le proteste dovrebbero intensificarsi oggi anche a Gerusalemme, dopo le preghiere sulla Spianata delle moschee.
LA POLIZIA ISRAELIANA sta schierando rinforzi nella zona palestinese della città. Gli Usa hanno indicato al governo Netanyahu di non correre e fanno sapere di non attendersi l'annessione della Valle del Giordano e delle aree con i blocchi di insediamenti coloniali prima del voto in Israele il 2 marzo. Una frenata che non ha fatto piacere a Netanyahu desideroso di procedere subito all'annessione anche per favorire la sua campagna elettorale.
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