Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/01/2020, a pag. 19, la breve "Segre commuove l'Europarlamento: 'C'è chi approfitta dell'antisemitismo' "; dal FOGLIO a pag.3 l'editoriale "La Shoah e l'umanesimo che ha fallito".
Unica pecca dei discorsi sulla Shoah e sull'antisemitismo di Liliana Segre e David Sassoli ieri all'Europarlamento è stata l'assenza di qualsiasi riferimento a Israele, lo Stato ebraico verso cui si rivolge grande parte dell'odio antiebraico oggi. Di fronte a un Iran che minaccia una nuova Shoah con la distruzione di Israele, il silenzio dei due interventi all'Europarlamento - entrambi hanno ricevuto consensi unanimi - sui prossimi destinatari allo sterminio avrebbe dovuto suscitare qualche domanda sulla motivazione. Invece nulla, gli applausi arrivano soltanto se l'imputato è l'odio e l'invocazione condivisa è 'mai più'.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA: "Segre commuove l'Europarlamento: 'C'è chi approfitta dell'antisemitismo' "
Liliana Segre
Un lungo applauso e poi il silenzio. La memoria e poi il presente. Per suggellare la vita sulla morte e riflettere sul «male altrui» senza voltarsi dall'altra parte davanti a pericolosi revisionismi, togliendo lo «spazio politico» a chi ancora oggi nega l'orrore dell'Olocausto. Liliana Segre, invitata a Bruxelles dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli, ha restituito alla Plenaria che commemorava i 75 anni dalla liberazione di Auschwitz la sua esperienza di giovane prigioniera del campo di concentramento nazista, emozionando tutti i presenti. L'antisemitismo e il razzismo ci sono «sempre stati, ci sono corsi e ricorsi storici», ma i rigurgiti di oggi sono il segno di un «momento politico» che è cambiato e permette di «tirarli fuori», perché «arrivano momenti in cui ci si volta dall'altra parte, in cui è più facile far finta di niente» e «tutti quelli che approfittano di questa situazione trovano il terreno adatto per farsi avanti», ha detto la senatrice a vita.
IL FOGLIO: "La Shoah e l'umanesimo che ha fallito"
David Sassoli
Auschwitz è indicibile. Vasilij Grossman, raccontando l'esperienza del campo di concentramento nel romanzo L'inferno di Treblinka, ha scritto: `Nel suo inferno Dante non le vide scene come queste". Ha ragione il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, "ad Auschwitz si è incarnata la negazione stessa della nostra civiltà. La civiltà che ha origini ebraiche e cristiane, che ha incontrato il mondo islamico, che ha conquistato l'Illuminismo e costruito la propria convivenza sul diritto, che si è battuta contro la barbarie e la difesa della dignità umana. Auschwitz, con tutte le fabbriche della morte disseminate nello spazio europeo, rappresenta una questione fondamentale della nostra società, della nostra civiltà, della nostra cultura e ci impone degli obblighi". Nel suo discorso in occasione della commemorazione del 75esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau, Sassoli ha citato il poeta Paul Celan e il giusto Ian Karski, due simboli della Shoah, il primo morto suicida perché era troppo indicibile quanto aveva visto, il secondo morto con la consapevolezza di non aver saputo dire abbastanza per fermare le stragi. Poi ha spiegato con parole inusuali quel mostro uscito dal ventre della cultura europea. "Noi sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, che può suonare Bach e Schubert, e andare a fare la sua giornata di lavoro ad Auschwitz la mattina", ha detto una volta George Steiner. E' stata questa la Shoah, l'umanesimo occidentale che non ha impedito gli orrori di Auschwitz. Per questo ha fatto bene Sassoli a ricordarlo, a ricordarcelo. Perché se oggi l'antisemitismo divampa nuovamente nella civilissima Europa, che si inorgoglisce del proprio umanesimo, della propria tolleranza, delle proprie libertà, questa deve stare attenta. Accadde anche allora, non erano barbari quelli che ordinarono la Shoah, ma illuministi, si credevano eletti, avevano raccolto decine di Nobel, avevano dato il meglio alla cultura europea. Ma la crosta che separa la civiltà dalla barbarie è sottilissima.
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