Recensione di Giulio Meotti per "Il Domenicale" (06-12-2003)
Jacques Attali, già consigliere di Mitterrand, è un pò un Geminello Alvi francese, un economista prestato al teatro, alla finzione narrativa. Per le Edizioni Argo è uscito Gli ebrei, il mondo, il denaro, icastica e affascinante storia economica del popolo ebraico, da Abramo che acquista per 400 shekel la Cava di Macpela a Hebron per seppellire Sara, fino alle più seducenti avventure familiari e finanziarie del Novecento. Attali ricostruisce con dovizia storica e immaginifico talento narrativo dell’ebreo che nel 695 divenne responsabile per la moneta dell’Islam a Damasco, o di come Napoleone fosse legato agli ebrei. Ride al pensiero che un Warburg sia stato nominato da Hitler a capo della Banca Centrale nel 1933. E spiega come il Talmud, testo antiutopistico, giudica il denaro come il salvacondotto per la libertà, un mezzo per fuggire. Peregrinazioni, cacciate forzose, accanimenti ed eccidi scandiscono la storia del popolo ebraico, accuse come quella di profanare ostie, avvelenare i pozzi o diffondere la Peste Nera si susseguono puntuali. Attali ci consegna storie di marrani che vanno con Colombo alla scoperta dell’America, marinai, esploratori, mercanti che portano il pepe a Lisbona e i diamanti ad Anversa, fino alla morte fedeli ad una fede solo pubblicamente rinnegata. Individui che hanno fatto la storia del capitalismo moderno, Alfred Beit fondò la De Beers, Israel Josephat l’Agenzia Reuter. Storie di famiglie e nomi mitici, Goldman Sachs, Lehman, Loeb, Guggenheim, hanno scritto la storia del benessere americano. Storie di città, la Varsavia delle yeshiva religiose, la pacifica Instanbul che solo Al Qaida è riuscita a gettare nel sangue, Chicago con i suoi boss, Francoforte e i suoi orefici, Minsk e i sindacalisti, Odessa e gli scaricatori, i rigattieri di Algeri e la Hollywood degli studios, tutti creazione di ebrei immigrati dall’est europeo: l’Universal del tedesco Laemmle, la Paramount dell’ungherese Zukor, la Warner Bros dei fratelli polacco-canadesi Warner, o la Mgm, che un ironico invidioso ribattezzò in yiddish “Mayer Ganze Mishpokhe” (tutta la famiglia Mayer). Senza dimenticare la Nbc dell’ucraico David Sarnoff, o la Cbs del russo Paley, o il New York Times del tipografo Adolph Ochs. Attali vuole sfatare il mito del “denaro degli ebrei”, gli orpelli ideologici e i lugubri fantasmi che dai tempi delle trenta monete di Giuda li perseguitano. La Shoah e lo Stato di Israele fanno da sfondo-epilogo a questa storia incredibile, fatta di sangue, Dio e denaro, divisa come i capitoli della Torah. Collegare, innovare, mediare, durare nella precarietà, anello tra Oriente e Occidente, “riparare il mondo”, infondere ricchezza negli ospiti, è questo il ruolo svolto dagli ebrei nella storia.