IC7 - Il commento di Carlo Benigni
Dal 21 al 26 gennaio 2020
L'antisemitismo cresce in tutta Europa. Si annunciano tempi difficili
"Juden hier": a Mondovì, città medaglia di bronzo della Resistenza, l'oltraggio alla memoria di Lidia Rolfi, deportata a Ravensbruk
L'antisemitismo cresce in tutta Europa. In Francia e in Germania sono profanati i cimiteri ebraici; le aggressioni fisiche presso le sinagoghe si moltiplicano, ed anche in Italia sui social si leggono messaggi razzisti e pieni di odio. Persino nella provincia di Cuneo, protagonista della Resistenza al nazifascismo, nella città di Mondovì, l'altro ieri è stata apposta la scritta "Juden hier", con la stella di David, sulla porta della casa dove visse Lidia Rolfi, che non era ebrea ma fu deportata in quanto staffetta partigiana. Ho avuto il privilegio di conoscere Lidia Rolfi di persona; all'inizio degli anni '60 fece da guida ad una folta delegazione di studenti in visita al campo di sterminio di Ravensbruk e ad altri lager; per tutti un'esperienza indimenticabile. Lidia, che vedeva lontano, ha sempre sottolineato il rischio della dimenticanza e del ripetersi della tragedia. A suo figlio Aldo che ne continua l'opera, incontrando i giovani nelle scuole e scrivendo sui giornali, l'unanime solidarietà di Mondovì, di tutta la provincia e delle istituzioni, e naturalmente dell'UDAI.
Il Presidente Mattarella allo Yad Vashem: uno sguardo di verità sul passato. Molti italiani aiutarono gli ebrei, ma troppi finsero di non vedere o si fecero complici delle persecuzioni, collaborando con i nazifascisti.
Nella cornice solenne dello Yad Vashem, in occasione del 75° anniversario della liberazione del lager di Auschwitz-Birkenau da parte dell'esercito sovietico, i capi di Stato e di Governo di 40 Paesi che hanno combattuto e vinto la Germania hitleriana si sono riuniti per ricordare la lezione della storia. Il presidente Sergio Mattarella, dopo aver ribadito, in un incontro con il presidente Rivlin, che "non abbasseremo la guardia contro l'antisemitismo", ha ripercorso, allo Yad Vashem, quanto avvenne in Italia negli anni del fascismo e della lotta di liberazione. Ha ricordato che la maggioranza degli italiani non condivise sentimenti razzisti; moltissimi consentirono la salvezza a concittadini ebrei, ma non pochi si voltarono dall'altra parte, finsero di non vedere, collaborarono con i nazifascisti con delazioni. Una coraggiosa assunzione di responsabilità, che fa onore al Capo dello Stato e sulla quale dobbiamo riflettere. A conclusione della celebrazione il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha sottolineato che "gli ebrei, al tempo della Shoah, non avevano rifugio, difesa, forza. Oggi con Israele gli ebrei non permetteranno una nuova Shoah".
Una buona notizia: il Governo italiano ha deciso di adottare le definizione di antisemitismo dell'I.H.R.A (International Holocaust Remembrance Alliance), fatta propria da quasi tutti i Paesi europei.
In data 17 gennaio il Consiglio dei Ministri ha adottato ufficialmente la definizione di antisemitismo dell'IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance). "L'antisemitismo" - si legge in una nota diffusa dal Governo - "è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio nei loro confronti. Le manifestazioni retoriche e fisiche di antisemitismo sono dirette verso le persone ebree, o non ebree, e/o la loro proprietà, e istituzioni delle comunità ebraiche e i loro luoghi di culto". Tra i comportamenti antisemiti indicati nella definizione dell'IHRA vi sono:
incitare e contribuire all’uccisione di ebrei o a danni a loro scapito, o a giustificarli, nel nome di un’ideologia radicale o di una visione estremista della religione;
avanzare accuse false, disumanizzanti, perverse o stereotipate sugli ebrei, in quanto tali, o sul potere degli ebrei come collettività, ad esempio, ma non esclusivamente, il mito di una cospirazione mondiale ebraica o degli ebrei che controllano i media, l’economia, il governo o altre istituzioni sociali;
accusare gli ebrei di essere responsabili di comportamenti scorretti, effettivi o immaginari, commessi da una sola persona o da un gruppo ebraico, o addirittura di atti commessi da non ebrei;
negare il fatto, l’ambito, i meccanismi (ad esempio le camere di gas) o l’intenzionalità del genocidio degli ebrei perpetrato dalla Germania nazionalsocialista e dai suoi sostenitori e complici durante la seconda guerra mondiale (l’Olocausto);
accusare gli ebrei come popolo, o Israele come Stato, di aver inventato o esagerato le dimensioni dell’Olocausto;
accusare i cittadini ebrei di essere più fedeli a Israele, o alle presunte priorità degli ebrei in tutto il mondo, che agli interessi dei propri paesi;
negare al popolo ebreo il diritto all’autodeterminazione, ad esempio, sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele è un atteggiamento razzista;
applicare una doppia misura, imponendo a Israele un comportamento non previsto o non richiesto a qualsiasi altro paese democratico;
usare simboli e immagini associati con l’antisemitismo classico (ad es. gli ebrei uccisori di Gesù o praticanti rituali cruenti) per caratterizzare Israele o gli israeliani;
paragonare la politica odierna di Israele a quella dei nazisti,
ritenere gli ebrei collettivamente responsabili delle azioni dello Stato di Israele”.
Ora disponiamo di parametri oggettivi per monitorare dichiarazioni e comportamenti antisemiti; parametri che si aggiungono a quanto disposto dalla legge Mancino del 1993, in tema di odio razziale, antisemitismo e omofobia. L'UDAI si farà prossimamente promotrice di iniziative volte a perseguire, sotto il profilo penale e soprattutto civile, quanti si rendessero responsabili di comportamenti contra legem e/o riconducibili al documento dell'IHRA.
Carlo Benigni
presidente nazionale UDAI (Unione di Associazioni pro Israele)