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Amara commemorazione
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Alcuni dei capi di Stato riuniti ieri a Gerusalemme Bisognava vederli questi Capi di Stato, Presidenti e teste coronate prendere la strada verso Gerusalemme, città che per la maggior parte di loro non è la capitale di Israele. Bisognava vederli partecipare al grande banchetto offerto da Reuven Rivlin, Presidente dello Stato di Israele, nella sua residenza a Gerusalemme. Beh, non tutti. Il Presidente Putin non è arrivato prima di giovedì 23 gennaio, per la solenne cerimonia in occasione del settantacinquesimo anniversario della liberazione di Auschwitz sul tema “Ricordare la Shoah, combattere l'antisemitismo”. Questa volta, i grandi della Terra sono venuti al gran completo per raccogliersi allo Yad Vashem, a ripetere in coro “mai più” ed a condannare l'antisemitismo. Il Presidente tedesco sarà sicuramente sincero.
Ma gli altri? Quali ricordi serbano della Shoah? La Gran Bretagna, che tenne le porte della Palestina sprangate davanti agli ebrei in pericolo di morte; la Francia la cui polizia e funzionari con grande zelo hanno spogliato gli ebrei della loro cittadinanza e delle loro proprietà prima di arrestarli e consentire ai tedeschi di mandarli alla morte? L’America che era ben informata di cosa stava succedendo nei campi e che non ha fatto nulla? Sanno quanti dei loro cittadini oggi ignorano totalmente cosa sia la Shoah? Non è forse un po’ tardi per proclamare la loro volontà di combattere l'antisemitismo quando per anni non hanno fatto nulla per frenare, se non bloccare, la portata delle manifestazioni e degli attacchi contro gli ebrei e il lassismo dei tribunali? Se molti leader hanno accettato di andare in Israele, mentre gli sforzi per delegittimare lo Stato ebraico sono in aumento, non è dovuto forse ad un diffuso senso di colpa che faranno ben attenzione a non esprimere ? Vladimir Putin ha parole dure per l'atteggiamento della Polonia durante la guerra. Nessuno avrà il cattivo gusto di ricordargli il sinistro patto Molotov-Ribbentrop del 1939, quel patto di non aggressione che permise a Hitler di conquistare l'Europa senza il timore di guardarsi alle spalle e che includeva una clausola, secondo cui la Germania nazista e la Russia sovietica erano ben d’accordo per fare a pezzi e spartirsi la Polonia. Il Presidente russo ha colto l'occasione per fare una visita ufficiale nei territori dell'Autorità palestinese. Come il suo omologo francese, grande protettore dei palestinesi, che si era distinto il giorno prima perdendo la pazienza contro il servizio di sicurezza israeliano che lo accompagnava nella Città vecchia e che si preparava a entrare con lui nella piccola Chiesa di Sant’ Anna. C’era stato, per così dire, un malinteso.
Non c'è dubbio, ma questo genere di cose deve essere risolto con discrezione tra funzionari francesi e israeliani e non deve dare luogo a uno spettacolo del genere davanti alle telecamere di tutto il mondo. Scommettiamo che il Presidente Macron si è mostrato molto più accomodante con i leader dell'Autorità palestinese e che, sebbene sia venuto in Israele per intervenire contro l'antisemitismo, certamente non menzionerà il negazionismo di Abu Mazen e dei suoi. Non si tratterà certamente dei libri scolastici che istillano l'odio nei confronti dell’ebreo fin dalla prima infanzia e delle caricature che sembrano provenire direttamente dalla stampa hitleriana. Comunque, se non ci si deve attendere che quando saranno tornati a casa tutte queste persone si impegneranno per combattere con maggiore fermezza l'antisemitismo, resta il fatto che la presenza a Gerusalemme di questi quarantacinque leader di alto rango rappresentano una clamorosa rivincita contro il BDS e gli sforzi fatti per delegittimare l'esistenza stessa dello Stato ebraico.
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