Riprendiamo da SHALOM novembre/dicembre 2019 a pag.19 con il titolo "Il nuovo fascismo? È quello islamista" il commento di Angelo Pezzana.
Angelo Pezzana
Alain Finkielkraut
In Italia non mancano intellettuali che commentano fatti di cronaca, la fama non arriva soltanto dai libri. Ma se è vero che nessuno è mai riuscito a raggiungere la popolarità degli interventi sul Corriere della Sera di Pier Paolo Pasolini, veri editoriali da prima pagina, per la forza dello stile e per il coraggio degli argomenti scelti, questa non è la sola differenza tra i nostri intellò e quelli d’Oltralpe. Semi scomparsi i settimanali, le palestre sono ormai alcune rubriche sui quotidiani e gli interventi – spesso trasformati in risse- nei vari talk show televisivi. Ma ciò che preoccupa è l’allineamento ordinato in un solo gruppo, se non si appartiene alla ideologia culturale dominante- lascio ai lettori indovinare quale- scatta l’etichettatura immancabile, quella che Ennio Flaiano aveva con lungimiranza chiamata “il fascismo degli antifascisti”. Se non aderisci al club, sei fuori. Ecco due esempi, utili per capire come in Francia accanto al gruppone dei politicamente corretti ‘all’italiana’, ci sia chi non ha abdicato alla libertà di pensiero. Due esempi, Georges Bensoussan, uno dei più autorevoli storici della Shoah e Alain Finkielkraut, un interprete che ha saputo, vivendole, liberarsi dalle ideologie del’900.
Georges Bensoussan
Georges Bensoussan, per aver denunciato l'antisemitismo di matrice islamica in Francia, è stato portato in tribunale accusato di islamofobia, da una associazione islamica vicina ai Fratelli musulmani, il cui fine è proprio l’invasione silenziosa dell’Europa. Il Memoriale della Shoah, di cui Bensoussan era direttore, lo ha cacciato su due piedi condividendo evidentemente l’accusa. Esponenti di grande rilievo della cultura francese, anche se minoritari, come Elizabeth Badinter e Alain Finkielkraut, ma anche musulmani, come l’algerino Boualem Sansal si sono dichiarati pubblicamente dalla sua parte. Finkielkraut l’ha poi pagata un anno dopo, quando è stato aggredito in strada durante una manifestazione dei gilet gialli, insultato a suon di ‘fascista di destra,reazionario’. In una lunga intervista –curiosamente proprio sull’Espresso, ideologicamente schierato dalla parte opposta-alla domanda “in molti notano come in Italia stia avanzando un nuovo fascismo. È d’accordo?” ha risposto: “Sono scettico rispetto al termine ‘fascista’ perché riflette una mancanza di conoscenza dei tempi attuali, la situazione francese è diversa da quella italiana. In Francia l’antisemitismo è arabo-musulmano e della sinistra pro-Islam”. Difficile etichettarli ‘di destra’, eppure è il destino di chi in Italia, colpevole come Bensoussan e Finkielkraut di raccontare senza ipocrisie e paura l’Europa dei prossimi decenni, considera l’islamofobia un reato da condannare. Quindi fascista.
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