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La Stampa Rassegna Stampa
19.01.2020 Libano: proteste a Beirut, centinaia i feriti
Cronaca di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 19 gennaio 2020
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Guerriglia vicino al Parlamento tra manifestanti e forze dell'ordine»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/01/2020, a pag.14, con il titolo "Guerriglia vicino al Parlamento tra manifestanti e forze dell'ordine", la cronaca di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Le proteste a Beirut

Sale la tensione in Libano, a tre mesi dall'inizio delle proteste contro la crisi economica e la corruzione della classe politica. Ieri pomeriggio migliaia di manifestanti si sono diretti verso il Parlamento, nel centro della capitale, che nei prossimi giorni dovrebbe varare un nuovo governo "tecnico". Le manovre dei partiti non convincono però gran parte della popolazione che teme un "inciucio" dove alla fine saranno sempre le solite famiglie a gestire la cosa pubblica e spartirsi la torta. La folla questa volta ha provato a forzare il cordone di polizia che da ottobre protegge Place dell'étoile e la zona dei ministeri e del Parlamento. Molti erano armi di bastoni, pali delle insegne stradali divelti, pietre. Le forze di polizia hanno risposto con cannoni ad acqua, una novità, e lancio di candelotti lacrimogeni. Gli scontri sono poi estesi alla vicina Piazza dei Martiri, l'epicentro della "saura", la rivoluzione del 17 ottobre. La piazza è stata trasformata in un accampamento, come piazza Tahrir in Egitto nel 2011.


Il giallo del rogo
 L'accampamento a un certo punto ha preso fuoco, e i manifestanti hanno accusato la polizia di aver appiccato l'incendio. Gli agenti hanno negato, ma la tensione è ancora salita, mentre colonne di fumo nero si levavano sulla piazza e oscuravano i minareti della grande moschea di Al-Amin e il campanile della cattedrale di Saint Georges, una accanto all'altra. 
In questo clima il premier incaricato Hassan Diab deve ancora sciogliere la riserva. Ha pronto un governo di 18 ministeri invece dei 31 precedenti, costituito in gran parte da "tecnocrati" e non politici di professione, come chiede la piazza. Ma ci sarebbero ancora resistenze da parte dei partiti sciiti, Hezbollah e Amal, e del principale partito cristiano, Tayyaran al-Watani al-Hor, guidato dal presidente Michel Aoun e dal genero Gibran Bassil.
 Il tempo però stringe perché le riserve di valuta forte si stanno assottigliando. Fin dal 17 ottobre le banche hanno limitato il ritiro di dollari anche dai conti correnti denominati in biglietti verdi, e questo ha mandato in crisi moltissime piccole aziende che importano beni e devono pagare in valuta pregiata. Anche i trasferimenti all'estero sono limitati. Persino la compagnia elettrica ha difficoltà a pagare le forniture di gasolio e i tagli all'elettricità sono sempre più prolungati, mentre Internet rischia di chiudere "entro due mesi" se la compagnia locale Ogero non troverà fondi sufficienti.

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