Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/01/2020, a pag.15, con il titolo "Discorso ispirato ai principi nazisti, rimosso il ministro della cultura" l'analisi di Emiliano Guanella.
E' stato lo stesso Jair Bolsonaro a rimuovere i'ormai ex ministro della cultura dopo il discorso sulla falsariga di quello di Goebbels. Un aspetto che chi dipinge Bolsonaro come un Presidente di "estrema destra" dovrebbe tenere a mente.
Ecco l'articolo:
Emiliano Guanella
Uno scenario spettrale, la musica di Wagner di sottofondo, lo sguardo serio del ministro tra la bandiera verde-oro, la foto del presidente e una scultura a forma di croce spiega come dovrà essere la cultura brasiliana del prossimo decennio. «Vogliamo una cultura patriottica, orgogliosa, imperativa, capace di rispondere ai bisogni urgenti dei nostro popolo. Dovrà essere così…o non sarà nulla». Un messaggio ispirato direttamente ai discorsi di Joseph Goebbels, il ministro della propaganda nazista, che è costato il posto a Roberto Alvim, responsabile del dicastero della cultura del governo Bolsonaro. Davvero troppo, anche per il presidente di estrema destra, che in una nota ha giudicato inaccettabile il riferimento esplicito a «ideologie totalitarie e genocide». «Nonostante le scuse ufficiali la permanenza del ministro è insostenibile. Manifestiamo il nostro appoggio alla comunità ebraica».
Roberto Alvim, a destra il suo modello Goebbels
Le proteste
Il coro di critiche al messaggio di Alvim è stato pressoché unanime, condanne da quasi tutti i partiti e da numerosi artisti e personalità della cultura brasiliana. Il diretto interessato ha cercato di giustificarsi dicendo che i riferimenti a Goebbels sono stati un puro artificio retorico, ma ad analizzarlo bene è tutto il suo discorso, pieni di riferimenti religiosi, nazionalistici e messianici a destare serie perplessità. «Abbiamo urgente bisogno di una cultura dinamica ma allo stesso tempo radicata nella nobiltà dei nostri miti fondatori; la patria, la famiglia, il coraggio del popolo a il suo profondo legame con Dio». Dio, patria e famiglia, nella migliore tradizione delle dittature sudamericane degli anni Settanta, compresa quella brasiliana. Direttore di teatro dalla modesta traiettoria, Alvim ha abbracciato fin da subito la politica di Bolsonaro, che lo scelse con il compito di «sfatare il mito della cultura brasiliana di sinistra». Nemico dichiarato dei mostri sacri della musica brasiliana come Chico Buarque, Caetano Veloso o Gilberto Gil, tutti schierati contro l'attuale governo, il neoministro si è detto più volte favorevole alla censura e «ostile all'imperativo del politicamente corretto». Il rapporto di Bolsonaro con artisti e intellettuali non è facile. Questa settimana il presidente brasiliano ha criticato duramente la decisione dell'Accademia di Hollywood di candidare all'Oscar il documentario «Democrazia al limite», prodotto da Netflix, che racconta da una prospettiva di sinistra l'impeachment all'ex presidente Dilma Rousseff, l'arresto di Lula da Silva e poi la sua ascesa al potere nelle elezioni del 2018. «Avrebbero dovuto candidarlo tra le fiction – ha detto - perché in quel film di vero non c'è proprio nulla».
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