Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/01/2020, a pag.4, con il titolo "Con Israele e contro l'antisemitismo. La metamorfosi moderata di Salvini" la cronaca di Amedeo La Mattina; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Caro Salvini, non basta dire viva Israele"; dal CORRIERE della SERA, a pag. 9, con il titolo 'Quando qualcuno ci tende la mano è giusto collaborare', l'intervista di Maurizio Caprara all'ex ambasciatore di Israele all'Onu Dore Gold.
A destra: Dore Gold con Matteo Salvini
Ecco gli articoli:
La Stampa - Amedeo La Mattina: "Con Israele e contro l'antisemitismo. La metamorfosi moderata di Salvini"
Amedeo La Mattina
Il contesto (Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani) e la presenza della presidente del Senato Elisabetta Casellati ha reso solenne il convegno sulle «nuove forme dell'antisemitismo» promosso da Matteo Salvini. Così lo ha voluto il leader della Lega nella sua versione in «grisaglia». Profilo istituzionale perché chi ambisce a fare il premier deve apparire moderato, accreditarsi negli ambienti diplomatici e internazionali che contano. È la strategia maquillage di Giorgetti. Basta con le felpe, si guardi in alto e Salvini ormai da tempo ha puntato su Gerusalemme da quando, lo scorso anno, è stato accolto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu con tutti gli onori. In quell'occasione l'ex ministro dell'Interno aveva sostenuto che la Città Santa dovrà essere la capitale di Israele. E lo ha ripetuto ieri, come ha sempre detto il presidente americano Donald Trump. Un costante riallineamento a Washington e un conseguente allontanamento da Mosca. Barra dritta su alcuni concetti ripetuti come un mantra: «L'antisemitismo di certa destra tradizionalista e di certa sinistra è nostro nemico. Abbiamo il dovere di combattere chi dice che gli ebrei siano i nazisti di oggi: c'è chi lo pensa nel mondo islamico ma anche in certi mondi in Europa. Una Ue che nega le radici giudaico cristiane ed etichetta i prodotti israeliani, una Onu che nel 2018 dedica alla condanna di Israele 18 risoluzioni e neanche una a Iran e Turchia è un problema».
Il tema del convegno è di grande attualità. In Europa e negli Stati Uniti si moltiplicano atti violenti contro ebrei, ritorna in alcune parti dell'opinione pubblica un sentimento antisemita. Dore Gold, presidente della Jerusalem Center for Pubblic Affairs, ha fatto notare che ciò avviene «nel cuore dell'Occidente» e non avviene in altre parti del mondo: «Questo fa capire che combattere l'antisemitismo significa combattere in difesa della nostra civilizzazione». Ma nel Vecchio Continente, ha aggiunto Gold, si nota un indebolimento dei governi di pari passo al rafforzamento delle idee antisemite, alimentate dall'«alleanza rosso-verde». È una certa sinistra che attacca lo Stato di Israele, difende i palestinesi alleata con l'islam politico che nega il diritto di Israele a esistere. Ma è proprio lo Stato di Israele, ha precisato l'ambasciatore in Italia Eydar Dror, «la polizza assicurativa di tutti gli ebrei del mondo: grazie a esso possono andare a testa alta in tutto il mondo e in caso di necessità tornare a casa. L'antisemitismo è una cartina al tornasole: indica il declino della società e ne prevede il crollo». È in questa chiave che la presidente Casellati ha parlato della necessità di preservare «una società forte della propria identità, che ripudia l'intolleranza e il razzismo». Sono temi tornati di attualità, secondo Casellati, anche a causa di una globalizzazione esasperata che tende a sacrificare le nostre tradizioni e radici culturali. Ma sono temi che chiamano in ballo Salvini e un pezzo del suo elettorato che viene dalla destra anche estrema.
Il leader leghista rifiuta accostamenti con CasaPound e Forza Nuova. Nega di alimentare intolleranza e razzismo. «Accuse assurde», ha precisato. Aggiungendo che il contrasto all'immigrazione, la difesa dei confini non c'entra nulla con l'intolleranza, il razzismo, la Shoah. Salvini ha detto di essere dispiaciuto che «qualcuno non sia venuto» al convegno. Chiaro il rifermento alla senatrice a vita Liliana Segre che non ha accettato di partecipare. «Lei ha tanto da insegnare, Carola Rackete no», ha scandito l'ex ministro. Carola dunque presa a simbolo di quella sinistra antisionista e antisemita. Ma alla prova verrà messa la sinistra di casa nostra: Salvini chiede che presto il Parlamento voti sul documento dell'Ihra (International holocaust remembrance alliance nrd) che identifica l'antisemitismo oggi.
Il Foglio: "Caro Salvini, non basta dire viva Israele"
La riunione convocata da Matteo Salvini in Senato per dimostrare la sua ripulsa dell'antisemitismo è stata un utile tentativo di superare (o correggere) altri comportamenti confinanti con la xenofobia che è parente stretto dell'antisemitismo. Naturalmente l'accento è stato posto sull'antisemitismo antisraeliano, in cui oltre agli ayatollah che certo non possono essere definiti di sinistra si ritrovano gli estremisti che fischiano la Brigata ebraica alle manifestazioni della Resistenza e persino esponenti del Labour party mai censurati in modo definitivo da Jeremy Corbyn. La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ha giustamente espresso la convinzione "che questo rigurgito antisemita sia anche espressione di un più generale sentimento di intolleranza verso ogni diversità: di etnia, di genere, di fede religiosa odi opinione politica". Ed è questo passo, quello della condanna delle campagne di odio che sono segnale di estremismo intollerante e che sono il brodo di cultura dell'antisemitismo, che ancora Salvini deve compiere davvero. Si tratta di un limite che va sottolineato non per negare la sincerità dell'opposizione all'antisemitismo della Lega, ma per invitare tutti a un ragionamento serio su dove stanno le radici del rinascente antisemitismo. Quando negli stadi si sentono urla indecenti, persino contro Anna Frank, si vede in modo evidente che il terreno su cui si possono innestare queste infamie è l'estremismo, persino quello "ultras" dei tifosi di calcio. Lo stesso, a maggior ragione vale per l'estremismo politico. Se Salvini vuole conquistare il centro, cioè l'anima moderata e razionale del paese, dovrebbe allontanarsi dagli slogan estremisti, dalle pose esasperate che confinano con campagne di denigrazione e persino di odio. Il passo compiuto è apprezzabile ma se Salvini vuole davvero combattere l'odio contro gli ebrei essere dalla parte di Israele è necessario ma non è sufficiente se prima non si decide di spegnere il ventilatore dell'estremismo.
CORRIERE della SERA - Maurizio Caprara: 'Quando qualcuno ci tende la mano è giusto collaborare'
Maurizio Caprara
Come le è parso il convegno sull'antisemitismo al quale ha partecipato? «Ho apprezzato come ognuno abbia preso l'argomento molto seriamente, in particolare Matteo Salvini», rispondeva ieri sera l'ex ambasciatore israeliano all'Onu Dore Gold, uno degli ospiti d'onore dell'incontro organizzato a Palazzo Giustiniani dal segretario della Lega. Intervenuto in qualità di presidente di un istituto di ricerca, il Jerusalem Center for Public affairs, Gold ha nella sua biografia incarichi che riconducono soprattutto a due storici uomini di governo conservatori israeliani dei quali è stato consigliere, Ariel Sharon e Benjamin Netanyahu.
Lei sa che Liliana Segre, una sopravvissuta alla Shoah, non è andata al convegno e ha scritto non solo di essere occupata. Anche di credere che «non si possa disgiungere la lotta all'antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose». «Non voglio essere annegato in politica interna italiana. Non ho dubbi nella sincerità di Salvini sul convegno».
Liliana Segre è senatrice a vita, ma non una dirigente politica. Le sue sono osservazioni più ampie. «Mia suocera è stata ad Auschwitz, tutti noi abbiamo i nostri legami familiari. Però adesso ciò che cresce in Europa, veda nel Regno Unito, importa di più. Winston Churchill guidò la guerra all'Asse e oggi lì c'è un Partito laburista antisemita. Penso che Salvini prenda la guida contro questa sfida al futuro degli ebrei in Europa e che possa essere un modello. Direi un'altra cosa».
Quale? «Quando qualcuno tende la mano al popolo ebraico sta a noi tendere la nostra e lavorare con lui affinché questo terribile flagello sia sconfitto».
Lei parlava di Asse. Da dirigente di destra, Salvini sul fascismo ha un'agilità maggiore di quella che possono avere altri entrati invece in politica, in passato, da neofascisti. E a elettori fascisti lancia segnali. Chiede «pieni poteri», espressione già impiegata da Benito Mussolini. Gioca sulla vaghezza di alcune affermazioni. Pur condannando le leggi razziali dice che il fascismo fece «tante cose» senza evidenziare troppo una netta condanna complessiva del regime fascista. Lei apprezza? «Non ne sono al corrente. Ma ai fondamentali del popolo ebraico Salvini è andato incontro. E venuto in Israele, a Gerusalemme e allo Yad Vashem, il memoriale della Shoah. Se uno fa questo non cominci a dubitare su quale sia il suo coinvolgimento».
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