venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
16.01.2020 Ecco Roy Nissany, il primo pilota israeliano in Formula 1
Cronaca di Stefano Mancini

Testata: La Stampa
Data: 16 gennaio 2020
Pagina: 36
Autore: Stefano Mancini
Titolo: «Anche Israele entra nel Circus Formula 1, c'è un pilota per la pace»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/01/2020, a pag.36, con il titolo "Anche Israele entra nel Circus Formula 1, c'è un pilota per la pace" il commento di Stefano Mancini.

Risultati immagini per Roy Nissany
Roy Nissany

Un'operazione commerciale, una sfida sportiva, una missione di pace. L'ingaggio di Roy Nissany come collaudatore della Williams ha tanti significati e ognuno può trovarci il suo. Nissany, 25 anni, è il primo pilota israeliano della Formula 1. Nel 2020 correrà le prove libere nel venerdì durante tre Gp (Francia, Canada più un terzo da definire) e i test di fine stagione riservati ai debuttanti, oltre a guidare al simulatore. «È un momento storico per il mio Paese, voglio essere di esempio», dice. Rispetto ai suoi colleghi, ci risparmia la storia del sogno che si realizza: «Sono sempre stato convinto di arrivare in Formula 1 e ho dedicato la mia vita a questo obiettivo. No, non si tratta di sogno».


Al volante in tre Gran premi
 Per la cerimonia di presentazione, la Williams ha scelto il Centro per la pace e l'innovazione intitolato a Shimon Peres. Il palcoscenico oggi è dei figli, quello dell'ex presidente e premio Nobel per la pace, Chemi, che nomina sua ambasciatrice Claire Williams, erede del fondatore Frank con il ruolo di team principal. Non è una missione facile quella di Nissany, da nessun punto di vista. L'anno scorso è stato per la maggior parte del tempo a riposo dopo essersi fratturato il polso in mountain bike, quindi non ha accumulato i punti per la superlicenza: dovrà guadagnarseli nel campionato di F2. Secondo ostacolo: la Williams ha chiuso all'ultimo posto la stagione 2019: nessuno chiederà a un debuttante di fare il fenomeno, né lui sarà in grado di mettersi in particolare evidenza. Claire Williams è comunque ottimista: «Ha talento, è intelligente e sa comunicare con gli ingegneri».


La spinta del magnate Adams
 Che c'entra la pace? «In dicembre Roy ha già guidato nei test di fine stagione ad Abu Dhabi, negli Emirati. Se avessimo proposto una cosa del genere cinque anni fa ci avrebbero presi per pazzi». Chi parla è Sylvan Adams, lo sponsor dell'operazione, che prevede una promozione a titolare entro il 2021 per il suo ragazzo, e a seguire uno scontro diretto con Lewis Hamilton. Per tre fine settimana di gara, sulla monoposto inglese sarà applicato il logo della squadra di ciclismo Start-up Nation. La passione di Adams per la bici precede quella per le auto da corsa. Adams, per dire, è colui che versò 19 milioni di euro nelle casse del Giro d'Italia per ospitarne le prime tre tappe del 2018, con partenza da Gerusalemme. Il suo corridore preferito è Gino Bartali, per i successi e per quanto fece per salvare gli ebrei durante la guerra.
Dopo l'esperienza italiana, Adams ha iscritto la sua squadra al Tour e già lavora a un altro progetto: portare anche la corsa a tappe francese in Terrasanta. «Ma gli organizzatori sono un po' snob – spiega arricciando il naso -. Hanno mandato un loro emissario a fare la spia al Giro e hanno visto quale successo è stato. Noi abbiamo avanzato la proposta, ora tocca a loro decidere». Due mesi fa, Tel Aviv ha ospitato anche il grande calcio: l'amichevole tra Argentina e Uruguay. Adams voleva mettere Messi e Suarez uno contro l'altro. «Altro che amichevole, dovevate vederli come giocavano. Hanno pareggiato 2 a 2, e così alla fine ha vinto Israele».
Già in pista negli Emirati
Nissany non è soltanto l'ennesima bandierina della F1, che tra Gran premi, piloti e team rappresenta 28 Paesi di quattro continenti (soltanto l'Africa non c'è). È una presenza ingombrante nella geopolitica del Circus, che nella sua espansione recente ha messo in calendario il Medio Oriente, dal Bahrein agli Emirati. Mostrare immagini di Israele tra chi non lo conosce e diffondere il messaggio che è un luogo tranquillo è l'obiettivo del magnate di origini canadesi. Il linguaggio delle emozioni contro quello delle parole, costruire ponti invece che muri. La Formula 1 offre una platea da 350 milioni di spettatori a gara. Ma proprio durante la cerimonia al Peres Center le breaking news dei siti di informazione israeliani hanno riportato di un attacco palestinese, quattro colpi di mortaio sparati da Gaza, senza feriti. La seconda notizia sui siti web arriva dalla Giordania, che critica le proposte di Tel Aviv sulla questione palestinese. La pace resta un processo lungo. Buona fortuna Nissany.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostate

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT