Ecco i numeri di antisemitismo e negazionismo in Italia Analisi di Mattia Feltri
Testata: La Stampa Data: 14 gennaio 2020 Pagina: 1 Autore: Mattia Feltri Titolo: «C'è un'Italia che nega la Shoah»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/01/2020, a pag.1, con il titolo "C'è un'Italia che nega la Shoah" il commento di Mattia Feltri.
Mattia Feltri
Come tutti i numeri, anche questi si possono leggere in un senso o nell'altro. Per esempio, l'1,3 per cento degli italiani pensa che la Shoah sia una leggenda inventata da qualche vecchio col naso adunco. L'1,3 per cento potrebbe essere una percentuale fisiologica di imbecilli totali, e tuttavia corrisponde a circa 700 mila italiani maggiorenni - più o meno la popolazione di Palermo, quasi quella di Torino - convinti che Hitler non abbia torto un capello agli ebrei. Un altro dieci e mezzo per cento si limita a sostenere che il terribile consuntivo (sei milioni di ebrei ammazzati) sia stato fortemente esagerato dalla storiografia. Il problema - e il merito di chi l'ha condotta, la Euromedia Research di Alessandra Ghisleri - è che quella che vi presentiamo è la prima indagine ampia e organica sull'antisemitismo in Italia. Ce ne sono a livello mondiale o europeo, da cui risulta costantemente che l'antisemitismo è faccenda ben più seria altrove (per esempio in Francia e Spagna), ma che qui stia cominciando un tentativo di rimonta. Ed è per questo, per quantificare il fenomeno, che l'Osservatorio Solomon sulle discriminazioni ha chiesto a Ghisleri di occuparsene. Il risultato, si potrebbe dire, non è allarmante ma nemmeno rassicurante: qualcosa si sta muovendo, purtroppo. Per esempio il 6,1 per cento si dichiara «poco favorevole» o «non favorevole» alla religione ebraica (e un dato su cui bisognerà tornare è l'ostilità del 14 per cento al cristianesimo, per la perdita di autorevolezza della Chiesa, e il 36,7 per cento all'Islam, per l'immigrazione e il terrorismo). Il mistero è a che cosa sia dovuta una percentuale di antisemitismo così apertamente dichiarata, e probabilmente ancora imprecisa.
Le imputazioni alla comunità Infatti il questionario più interessante (a risposta multipla, quindi si poteva rispondere affermativamente a più di una domanda) riguarda le imputazioni rivolte alla comunità ebraica. Il 14 per cento degli intervistati ritiene che i palestinesi siano vittime di un «genocidio» da parte di Israele, l'11,6 che gli ebrei dispongano di un soverchio potere economico-finanziario internazionale, il 10,7 che non abbiano cura della società in cui vivono ma soltanto della loro cerchia religiosa, l'8,4 che si ritengano superiori agli altri, il 5,8 che siano causa di molti dei conflitti che insanguinano il mondo. La sequela di pregiudizi dimostra che la percentuale di aperti antisemiti (6,1 per cento) è molto al di sotto degli antisemiti inconsapevoli, o malamente mascherati. E Alessandra Ghisleri invita a leggere bene i numeri. Intanto l'1,3 per cento di negazionisti «non è alto, ma mi aspettavo lo 0,2 o lo 0,3, qualcosa del genere». Poi, aggiunge, è impressionante che fra i dichiaratamente antisemiti il 49 per cento abbondante accusi gli ebrei di strapotere finanziario e quasi il 47 di sentirsi una razza superiore, e cioè le pietre angolari su cui il nazismo costruì la sua propaganda. E' un peccato che l'indagine di Euromedia (mille intervistati via telefono fisso, mobile, email, whatsapp) non sia raffrontabile con indagini precedenti, però sembra abbastanza in linea con le rilevazioni del 2017 dell'Osservatorio antisemitismo del Cdec di Milano, in collaborazione con Ipsos, secondo cui l'11 per cento degli italiani «risponde con giudizi negativi a domande sugli ebrei». Un'altra ricerca, condotta da Vox (Osservatorio italiano sui diritti a cura, fra gli altri, dell'Università degli studi di Milano e della Sapienza) ha contato i tweet contro gli ebrei: nel 2016 erano seimila e settecento, nei dodici mesi a cavallo fra il 2017 e il 2018 erano aumentati di due volte e mezzo, fino a toccare la cifra di quindicimila e quattrocento. Fra le molte schede dell'indagine Euromedia (da oggi l'integrale è sul sito di Osservatorio Solomon), rimane da segnalarne una sulla collocazione dei partiti in una scala che va da «sensibilità massima» a «sensibilità minima» ai temi dell'antisemitismo. Forza Italia, distaccata, è il partito più sensibile. Gli altri sono molto vicini fra loro, e tutti con una seria questione di antisemitismo, e la Lega quella che si distingue per sensibilità minima (ma la categoria degli indecisi al voto lo è ancora di più). Se ne ricavano due impressioni. Prima, il centro liberale declina con Forza Italia, e l'antisemitismo prende forza. Seconda, Matteo Salvini (che antisemita non è) probabilmente sa di dover fare i conti con questo problema, e infatti ha appena organizzato un convegno a Roma sulle «nuove forme dell'antisemitismo» a cui cerca di arruolare Liliana Segre. Non può che essere giudicata una buona notizia, e buon punto di partenza per riprendere una situazione che rischia di sfuggirci di mano.
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