I voti anti-Israele della Germania all’ONU e come combatterli
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Il Simon Wiesenthal Center (SWC) di Los Angeles pubblica un elenco annuale dei dieci peggiori episodi di antisemitismo e di anti-israelismo a livello internazionale. Nel 2019 Christoph Heusgen, ambasciatore tedesco alle Nazioni Unite, è al settimo posto. La Germania è attualmente membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Nel suo testo esplicativo, la SWC ha citato un editoriale del quotidiano tedesco più venduto, la Bild. Nel 2018 Heusgen alle Nazioni Unite aveva espresso 16 voti anti-Israele, e si era astenuto una sola volta. Nel 2019, ha votato per nove risoluzioni anti-israeliane, tra cui una che definisce i siti più santi di Gerusalemme come “ Territorio Palestinese Occupato ". Si è astenuto tre volte e si è opposto a una sola risoluzione anti-israeliana.
Nello spiegare uno dei suoi voti anti-Israele, Heusgen ha fatto una dichiarazione alle Nazioni Unite, che era al tempo stesso assurda e detestabile: “Crediamo che il diritto internazionale sia il modo migliore per proteggere i civili e consentire loro di vivere in pace e sicurezza e senza la paura dei bulldozer israeliani o dei razzi di Hamas ".
Nel marzo del 2019, Bild aveva redatto una risposta alla dichiarazione di Heusgen che paragonava i razzi palestinesi ai bulldozer israeliani. Diceva: "Questa equivalenza è puro odio. Espressa poi in una settimana in cui la popolazione israeliana aveva dovuto continuamente correre nei rifugi per proteggersi dai razzi lanciati dai terroristi di Hamas. Il riferimento ai bulldozer, invece, è una misura che il governo israeliano prende contro l'edilizia illegale che riguarda principalmente palestinesi, ma anche insediamenti israeliani”. Dopo che il nome di Heusgen era apparso sulla lista del SWC, il governo tedesco aveva però cercato di sbianchettarlo. La portavoce Ulrike Demmer aveva affermato che è assurdo collegare Heusgen all'antisemitismo, sottolineando che quando Heusgen vota risoluzioni che riguardano Israele, lo fa seguendo le istruzioni del proprio governo. Inoltre, ha affermato che Heusgen è un diplomatico che "nel corso degli anni e con grande passione ha preso una posizione contro l'antisemitismo". La portavoce ha poi aggiunto: "L'ambasciatore Heusgen è un diplomatico di spicco impegnato nella sicurezza e nei legami storici con Israele, esattamente come la Repubblica tedesca".
Antisemitismo è antisionismo e viceversa
L'ultima frase non era molto chiara per quegli osservatori che nutrono dei dubbi sull'impegno della Germania in favore di Israele. E anche se Heusgen votasse secondo le istruzioni del suo governo, il paragone tra le azioni di Hamas e quelle di Israele era suo.
Il SWC ha ricevuto il sostegno di Uwe Becker, sindaco di Francoforte nonché Commissario del Governo statale dell'Assia per la Lotta contro l'Antisemitismo. Ha osservato: "Il confronto fatto da Heusgen tra le azioni di Israele e il terrorismo di Hamas danneggia la solidarietà con Israele ed è sfortunatamente adatto a promuovere l'antisemitismo legato a Israele". Becker ha sottolineato: "L'inclusione di Heusgen nella lista del Centro Simon Wiesenthal vale più di un cartellino giallo per il comportamento elettorale della Germania alle Nazioni Unite ". Ha poi aggiunto :" In futuro la Germania deve mostrare più solidarietà nei confronti di Israele alle Nazioni Unite e respingere in modo deciso le risoluzioni anti-israeliane ".
L'ambasciatore israeliano in Germania, Jeremy Issacharoff, ha rilasciato una dichiarazione piuttosto oscura, che ha solo confuso la situazione. Ha detto ai giornalisti: "A volte possiamo divergere su questioni politiche ma questo non significa che se qualcuno non è d'accordo con noi, è antisemita". Issacharoff ha aggiunto che secondo lui “le persone dovrebbero essere molto caute nell'attaccare determinate etichette alle persone, in particolare l'accusa di essere antisemite”.
Anche tralasciando il suo paragone immorale, Heusgen non può affermare di essere esente da responsabilità quando esprime il voto anti-Israele della Germania all’ONU. Gli Ambasciatori delle Nazioni Unite non sono robot preprogrammati. Gli esseri umani hanno responsabilità personali per i loro atti, come si afferma nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Il problema più grande, tuttavia, riguarda la Germania. La definizione di antisemitismo dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) è stata sì accettata per uso interno dalla Germania, ma il suo massiccio sostegno alle risoluzioni anti-israeliane all’ONU, dato che non esiste altro Paese, per non dire democrazia, contro cui sia stata lanciata un’analoga serie di risoluzioni, è un atto antisemita secondo la stessa definizione.
I voti antisemiti della Germania alle Nazioni Unite devono essere visti in una luce ancora più negativa di quelli degli altri Paesi europei. Ciò a causa dei crimini genocidiari di quel Paese durante la Shoah durante la generazione dei nonni.
Forse una risposta utile per ogni nuovo voto tedesco anti-israeliano alle Nazioni Unite, sarebbe quella di ripubblicare uno degli innumerevoli crimini contro gli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Per fare un esempio: al prossimo voto di Heusgen contro Israele, si potrebbe far conoscere la strage compiuta dai tedeschi nella città polacca di Przemysl. Questa è una scelta particolarmente esemplare, perché i massacri iniziarono molto presto. La città venne occupata per la prima volta il 15 settembre del 1939 dai tedeschi che, tra il 16 e il 19 settembre, assassinarono oltre 600 ebrei. Successivamente, gran parte della città passò sotto l’Unione Sovietica. Prima di ritirarsi, i tedeschi avevano bruciato la Vecchia Sinagoga, la casa di preghiera chassidica, la Sinagoga Tempel e parti del Quartiere ebraico.
Nella guerra contro l'Unione Sovietica i tedeschi riconquistarono Przemysl il 28 giugno del 1941. Nel corso degli anni successivi quasi tutti gli ebrei furono assassinati. Dei 17.000 ebrei che vivevano a Przemysl all’epoca della seconda occupazione tedesca, solo 300 riuscirono a sopravvivere alla guerra.
Se molte organizzazioni e singoli individui pro-Israele partecipassero numerosi a tale opera di divulgazione, ogni volta che la Germania vota contro Israele alle Nazioni Unite, il suo governo potrebbe iniziare a pensarla diversamente. I tedeschi potrebbero chiedersi se il voto valga la rinnovata pubblicità sugli orribili crimini della generazione dei loro antenati.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Le sue analisi escono in italiano in esclusiva su IC
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