Caos Libia: di fronte all'iniziativa di Russia e Turchia l'Europa rimane in silenzio Analisi di Gianni Vernetti
Testata: La Stampa Data: 11 gennaio 2020 Pagina: 23 Autore: Gianni Vernetti Titolo: «La svolta che serve in Libia è una forza di pace europea»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/01/2020, a pag. 23 con il titolo "La svolta che serve in Libia è una forza di pace europea", il commento di Gianni Vernetti.
Gianni Vernetti
Khalifa Haftar
La Libia costringe l'Italia e l'Europa ad un cambio di passo. E più che dalla storia, l'agenda italiana ed europea sarà dettata dalla geografia, dalla quale è difficile rifuggire: approvvigionamento delle risorse energetiche; sicurezza dei mari e del continente; gestione dei flussi migratori; contrasto al terrorismo, rendono impossibile non occuparsi della nostra sponda Sud. Dopo il fallito tentativo del premier Conte di affiancare all'iniziativa russo-turca un'iniziativa diplomatica italiana con l'invito di Haftar e Sarraj a Roma e dopo i silenzi inspiegabili sul dossier libico dell'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari Esteri Josep Borrell, urge ora un salto di qualità in grado evitare che l'inazione politica crei vuoti che rapidamente vengono riempiti. L'azione di Turchia e Russia è in diretto contrasto con gli interessi nazionali italiani ed europei: punta a dividere la Libia in aree di influenza creando una situazione di instabilità permanente; tenta di aprire un cuneo nel Mediterraneo (la flotta russa dopo il porto siriano di Tartus in Siria, a Misurata e Tripoli); riduce la credibilità della Nato, il cui secondo esercito (quello turco) è sempre più eccentrico rispetto alle politiche dell'Alleanza. Al «bullismo» russo-turco si può e si deve reagire con intelligenza e fermezza, come hanno ben fatto in questi giorni i due piccoli Paesi di Grecia e Cipro, che hanno garantito all'Europa una fonte di approvvigionamento energetico stabile e sicura, con la firma dell'accordo su gasdotto East-Med con Israele. Ora Italia ed Europa possono e devono assumere una duplice e forte iniziativa politica, concentrandosi su una delle priorità del proprio «interesse sovra-nazionale europeo»: la stabilità e la sicurezza del Mediterraneo.
Luigi Di Maio
La Libia è inevitabilmente il primo banco di prova e non può certo essere abbandonata alle scorribande dei mercenari russi del Gruppo Wagner o alle forze speciali turche ognuna con il proprio accordo «tribale». Serve un'azione forte e legittimata: una missione militare europea di stabilizzazione promossa dall'Unione Europea e implementata dalla Nato, in grado di interporsi fra le milizie nelle aree di maggior conflitto; contrastare in modo attivo ed efficace la gestione criminale dei flussi migratori; garantire l'unità del Paese; sostenere il processo di disarmo delle milizie e la transizione democratica. E l'Italia, con l'unica Ambasciata pienamente operativa dell'Occidente a Tripoli, può svolgere un ruolo importante se saprà tornare ai «fondamentali» della propria politica estera, abbandonando le velleitarie «fughe» filo-cinesi e filo-russe e tornando a fare ciò che la propria storia, ma soprattutto la propria geografia, le indica: un Paese pilastro dell'Europa, inequivocabilmente occidentale e transatlantico, garante della stabilità, dello sviluppo e della sicurezza del Mediterraneo.
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