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Antonio Donno
Israele/USA
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Il regime di Teheran è in difficoltà 10/01/2020
Il regime di Teheran è in difficoltà
Analisi di Antonio Donno

A destra: Ali Khamenei

L’Europa è immobile, la Nato è immobile. I missili americani hanno liquidato il capo terrorista Soleimani, ma nello stesso tempo hanno sentenziato la crisi pressoché irreversibile sia dell’una, sia dell’altra. Mike Pompeo si è lamentato dell’assenza europea sugli ultimi fatti, usando, tuttavia, toni morbidi, perché accentuare la critica sarebbe stato come infierire sui moribondi. Con l’uccisione di Soleimani, Trump ha riacquistato la necessaria deterrenza nella regione e la risposta debole di Teheran mette in luce, per ora, che il regime iraniano sta riflettendo sul fatto che le imprese terroristiche di Soleimani in un arco territoriale molto vasto, se per troppo tempo avevano dato la dimostrazione della capacità dell’Iran di mettere sotto scacco un’intera area, oggi, dopo il raid americano, si palesano d’un colpo prive di quell’efficacia necessaria per liberare la regione dalla presenza di Washington, concedendola a Teheran. La morte di Soleimani, dunque, rappresenta un punto di svolta nella situazione mediorientale. È bastato un missile e pochi attimi per dar conto agli osservatori internazionali liberi da pregiudizi anti-trumpiani – che abbondano sulle reti RAI e negli “esperti” invitati a commentare i fatti – che una nuova fase si è aperta, nella quale Teheran sarà costretta a intavolare nuovi negoziati e a non abbandonare gli accordi sul nucleare. Del resto, le fandonie messe in giro dalla propaganda iraniana sugli esiti “catastrofici” della risposta di Teheran (80 militari americani morti, centinaia i feriti, danni “incalcolabili”) stanno a dimostrare di fronte a quali difficoltà oggi il regime si trova. I commenti tutto sommato moderati di Mosca e Pechino non sono incoraggianti per Teheran; le ragioni sono evidenti: Mosca ha nell’Iran un fastidioso concorrente per il controllo del Medio Oriente; Pechino è interessata a coltivare rapporti non conflittuali con Washington in vista dei nuovi accordi su dazi. Un quadro, dunque, assai poco favorevole per il regime degli ayatollah. Tuttavia, non è da escludere un’ulteriore risposta iraniana nelle aree in cui sono presenti le formazioni terroristiche affiliate al regime di Teheran. Esse avranno mano libera nel condurre azioni non eclatanti, ma comunque sanguinose sia verso gli americani, sia presumibilmente contro Israele. In questi casi, ci sarà da considerare quali potranno essere le risposte americane, perché quelle israeliane saranno pronte e massicce. Nonostante tale eventualità, l’azione di Trump ha costretto il regime iraniano in una difficile situazione politica. Esso non può contare sull’Europa, o meglio sull’ipotesi che l’Europa possa rientrare in gioco ponendosi come interlocutore di Washington sulla questione iraniana e, in generale, mediorientale. La Russia, come si è detto, non ha alcun interesse a sostenere politicamente Teheran; al contrario, la deterrenza riacquistata dagli americani nei confronti dell’Iran pone Putin in una posizione di vantaggio nei confronti del suo concorrente nella regione.

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Ora occorrerà vedere, inoltre, quale sarà la reazione di quelle forze che soprattutto in Iraq e in Libano contestano la presenza sciita, direttamente controllata dall’Iran, che, a sua volta, gestisce il potere in quegli Stati; cioè, se la rivolta anti-iraniana ritroverà la forza di riprendere la contestazione. Se questo dovesse avvenire, allora la posizione del regime degli ayatollah nella regione potrebbe indebolirsi ulteriormente. Infine, a tutto questo si aggiunge la situazione dell’economia iraniana a causa delle sanzioni sempre più pesanti imposte da Trump. Il malcontento interno, soffocato dalla sanguinosa repressione, potrebbe riattizzarsi nelle grandi città, costringendo il regime a una nuova ondata di violenze contro la propria popolazione. I conseguenti riflessi aggraverebbero l’immagine dell’Iran sulla scena internazionale. In definitiva, l’uccisione di Soleimani si sta rivelando in tutto il suo significato politico. I prossimi giorni ci diranno che cosa intenderà fare il regime degli ayatollah sul piano politico, al di là delle isolate azioni terroristiche che i suoi affiliati potranno mettere in campo. È un passaggio assai pesante per il potere teocratico di Teheran, che ha ritenuto di poter imperialisticamente possedere il futuro dell’intero Medio Oriente.

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