Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/01/2020, con il titolo "Liste musicali dedicate a Hitler, Spotify finisce sotto accusa", l'analisi di Fabrizio Goria.
Fabrizio Goria
Adolf Hitler è al centro di un caso che coinvolge Spotify. La popolare piattaforma di musica online ospita dozzine di liste musicali dedicate al Terzo reich. A rivelarlo, un'inchiesta del quotidiano israeliano The Times of Israel, che ha mappato il percorso che queste playlist fanno. Fino a ora la compagnia svedese ha preso provvedimenti minimi, ma il timore è che contenuti del genere possano tornare. Il problema, tuttavia, è che non c'è solo Spotify a fare da cassa di risonanza per i neonazisti. Anche su Amazon Music e YouTube, infatti, sono presenti liste analoghe.
Non ci sono solo Beyoncé e Taylor Swift su Spotify.
«Gasate la musica ebraica», «Camera a gas per gli ebrei», «Bruciate gli ebrei» e oltre. Sono questi i titoli delle playlist ancora presenti su Spotify che stanno facendo indignare le comunità ebraiche nel mondo, da New York a Parigi a Tel Aviv. Esistono liste di canzoni per ogni macabro avvenimenti dell'Olocausto, in una girandola di neonazismo e negazionismo storico. Si passa da "Bodies" dei texani Drowning Pool, nota per essere uno dei ritornelli volti a caricare i soldati di stanza in Iraq e usata durante gli interrogatori a Guantanamo, alle musiche dei berlinesi Rammstein. In particolare, le canzoni del controverso album "Herzeleid", il primo album della band, che raffigura i musicisti a torso nudo su sfondo bianco con un fiore a fare da corollario, copertina che è stata interpretata come elogio alla cosiddetta razza ariana. Nessuno viene risparmiato su Spotify. Non la Frank, non Auschwitz, ma nemmeno la politica attuale dell'Unione europea, considerata dai negazionisti come troppo aperta verso i meno fortunati e gli immigrati. Una delle costanti, infatti, è la reiterazione che chi è diverso non è degno di vivere.
Le spiegazioni
Dal canto suo, Spotify ha ribadito di aver rimosso la musica antisemita secondo le normative del Dipartimento del governo tedesco per i media dannosi per i giovani. Circostanza che però non trova evidenze nei fatti. Numerose liste sono ancora presenti e ascoltabili. Il problema per la compagnia svedese è anche un altro, però. Non è infatti la prima volta che su Spotify vengono pubblicati contenuti di questo genere. Già nell'agosto 2017 si era presentata una situazione analoga, con 37 musicisti rimossi dai sistemi interni per via di simpatie neonaziste e invocanti alla supremazia bianca. Artisti che fungevano anche da volano della propaganda.
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