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Il Foglio Rassegna Stampa
10.01.2020 Francia: cinque anni dopo la strage di Charlie Hebdo l'islamismo continua ad avanzare
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 10 gennaio 2020
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Je suis Charlie? 'Cinque anni dopo in Francia gli islamisti stanno vincendo'»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/01/2020, a pag.2, con il titolo "Je suis Charlie? 'Cinque anni dopo in Francia gli islamisti stanno vincendo' " il commento di Giulio Meotti.

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Giulio Meotti

Roma. "Non passa mese, o quasi, senza che un attacco abbia luogo sul nostro suolo al grido di `Allahu Akbar'. In cinque anni non è cambiato nulla. Al contrario! In nome della diversità, della non discriminazione e dei diritti umani, la Francia sta venendo a patti con molti dei colpi inferti alla sua cultura. Il famoso 'spirito di Charlie', che alcuni pensavano di aver visto esplodere dopo gli attacchi del 7 gennaio 2015, non sarà stato altro che un'illusione?". L'editoriale del vicedirettore del Figaro, Yves Thréard, ricorda la strage al settimanale francese e la marcia con tre milioni di persone, la più grande nella storia francese, sotto lo slogan di "Je suis Charlie" e con in prima fila i leader mondiali. Una settimana di ricordo scandita ancora da quell'urlo, "Allahu Akbar", nell'attacco con un morto prima a Villejuif e poi a Metz. Cinque anni dopo, va peggio di prima. "Ho l'impressione che le nostre difese immunitarie siano crollate e che l'islamismo stia vincendo", ha detto al Figaro il saggista Pascal Bruckner. "Le sue principali rivendicazioni sono state soddisfatte: più nessuno osa pubblicare caricature di Maometto. Se agli inizi degli anni Duemila ci avessero detto che una ventina di vignettisti e intellettuali francesi avrebbe dovuto vivere sotto scorta, nessuno ci avrebbe creduto. La soglia di sottomissione è aumentata".

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La copertina di Charlie Hebdo la settimana dopo l'attentato

Poi, Bruckner confessa: "Nel 2019, un editore britannico ha stracciato uno dei miei contratti in ragione delle mie opinioni sull'islam radicale. Non ero mai stato oggetto di una tale censura". Così, mentre Charlie va in edicola con un numero speciale contro "i nuovi censori", l'autocensura esonda. "Per gli umoristi in Francia è facile prendere in giro il Papa e i cattolici, è sempre facile prendere in giro gli ebrei, è sempre facile prendere in giro i protestanti", dichiara alla radio l'ex editorialista di Charlie Hebdo, il medico Patrick Pelloux, che di quella marcia fu uno dei simboli. Per l'islam non è facile. "Questa religione ci atterra. La parola `islam' fa paura e su questo i terroristi hanno vinto". E se un ex direttore della rivista come Philippe Val dichiara che "nessuno oggi pubblicherebbe le caricature di Maometto", una giornalista ancora in pianta al giornale, Marika Bret, confessa: "Negli ultimi cinque anni sono andata alla stazione di polizia ogni mese per presentare una denuncia per minacce di morte, non per insulti, minacce di morte". Intanto, le banlieue da cui provenivano sia i fratelli Kouachi (gli attentatori di Charlie) sia gli assalitori del Bataclan sono oggetto di una inchiesta sensazionale di Bernard Rougier, docente alla Sorbonne-Nouvelle e direttore del Centre des études arabes et orientales. E' finita, oltre che in un libro, anche sull'ultima copertina del Point: "I territori conquistati dall'islamismo". Rougier spiega che l'islamismo è ormai un "progetto egemonico" che ha frammentato i quartieri popolari. Questi "ecosistemi", afferma ancora l'accademico che ha guidato una équipe sul campo, lavorano su una "logica di rottura" della società francese, dei suoi valori e delle sue istituzioni, e sono costruiti su moschee, librerie, club sportivi e ristoranti halal. "Oggi - ha detto al Monde il presidente del Conseil supérieur des programmes Souâd Ayada - la visibilità dell'islam in Francia è saturata dal velo e dal j ihad". Il numero di Charlie Hebdo dopo la strage del 7 gennaio mostrava il Profeta dell'islam piangente mentre dichiarava: "Tout est pardonné". Fu l'ultimo Maometto. Cinque anni dopo, è proprio così. Molti dichiararono: "Je suis Charlie". Gran parte non si è dimostrata tale.

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