Rula Jebreal a Sanremo, un regalo di Matteo Renzi? Commento di Serena Magro
Testata: Il Foglio Data: 10 gennaio 2020 Pagina: 2 Autore: Serena Magro Titolo: «Sanremo è il talk dell'Italia come ce la raccontiamo e Rula sta bene messa lì»
Riprendiamo dal FOGLIO del 09/01/2020, a pag.2, con il titolo "Sanremo è il talk dell'Italia come ce la raccontiamo e Rula sta bene messa", il commento di Serena Magro.
Secondo notizie che da giorni circolano online e che non sono state smentite dagli interessati, la candidatura di Rula Jebreal a Sanremo sarebbe stata sponsorizzata da Matteo Renzi e da "Italia Viva". Così come non molti anni fa fu proprio Renzi a lanciare l'incompetente Federica Mogherini, voluta prima alla Farnesina e poi come responsabile della politica estera dell'Unione Europea, oggi Renzi sembra voler rilanciare un'altra odiatrice di Israele, Rula Jebreal, che pur essendo nata in Israele si definisce "palestinese", nota per aver partecipato spesso a manifestazioni di odio contro lo Stato ebraico. Forse sarebbe il caso che i protetti di Matteo Renzi provenissero da altri ambienti, considerando le analogie tra Jebreal e Mogherini, a meno che voglia chiarire il motivo di queste scelte, in contrasto con le sue innumerevoli dichiarazioni in favore di Israele.
Ecco l'articolo:
Rula Jebreal
Rula Jebreal è Sanremo. E i tentativi di tenerla fuori dal festival sono qualcosa di ancora più sanremese. Quindi, se poteste (ma non potete, perché la forza del festival vi sovrasta), voi alfieri della destra nazionalpopolare dovreste lasciar perdere questa battaglia impossibile e pensare ad altro. Non potete, appunto, perché la giornalista cittadina israeliana con famiglia originaria palestinese ed elettrice in Israele (un buon esempio contro l'astensionismo, non trascuratelo in vista del vicino voto emiliano-romagnolo e calabrese) è esattamente al posto suo sul palco dell'Ariston. Perché il festival non è lo specchio del paese, come scrivono gli autori di analisi che rispecchiano altre analisi. Il festival è lo specchio, o meglio la drammatizzazione, ma alla buona, in una veloce serie tv in 5 puntate all'anno, di come ci raccontiamo il paese. A volerla dire scema: narrazione dell'Italia, la serie. Gli autori del festival non hanno i mezzi del Censis o dell'Istat, non fanno ricerca sociale, prendono quello che passa il convento mediatico, ne scremano l'essenziale e ce lo restituiscono ben confezionato, perché sono bravi e la tecnica la conoscono e hanno la fortuna di poter contare sulla creatività di qualche decina di autori di canzoni.
Matteo Renzi con Federica Mogherini
Mahmood e le reazioni a Mahmood sono stati il racconto, ovviamente in controluce, del nostro anno nazipop ristretto davvero all'osso, a dimostrare che quando si ritira la schiuma di un anno di insulti televisivi non resta nient'altro che la sanremizzazione del dibattito. Rula Jebreal era già questo prima della sua (ormai vicinissima) consacrazione all'Ariston. Lo era per una sua certa sinteticità a priori nel giudizio giornalistico e nella presenza polemica. Sembrava, appunto, rappresentare le cose in modo essenziale più per dirci lei da che parte stava, e quindi assumendo il dibattito come già acquisito, che per confrontarsi davvero con altri interlocutori o, che sarebbe meglio ancora, con la realtà dei fatti. Aveva capito, già in epoca santoriana, che nei talk ci sono le parti assegnate e si era presa la sua, con una buona capacità nell'andare, come si dice a Roma, a cercar rogna. Funzionando anche come controparte, secondo la regola della reciproca annichilazione verso lo zero di senso vigente nei talk. Perfetta quindi per consentire al giornalista di destra di turno, poi liberale per Salvini, di costruirsi una carriera di duro o almeno di polemista fuori dal coro insultandola e attaccandola, perché comunque vada sarà un successo per gli attaccanti e per gli attaccati. La nemesi ora le contrappone Rita Pavone. La cantante è stata catturata in uno slancio volontaristico verso la polemica nazional-popolare dopo una storia però paradossalmente molto meno sanremese, cioè meno furba. Si è battuta nell'agone vero dello spettacolo con un'energia eccezionale e con grandi doti. Ha avuto una vita davvero coraggiosa (chiedete al bravissimo avvocato scrittore napoletano Anton Emilio Krogh, che ne ha fatto la musa di un suo bel romanzo) e poi però ultimamente è incappata in qualche scivolone twitteriano su temi che in poche battute sarebbero scivolosi per tutti, a meno di dire solo controllatissime ma paurose banalità. Pavone si trova lì un po' travolta, non sa fare questo gioco, non ha mai lavorato con Santoro, sbaglia mosse, espone il suo invecchiamento. Le consigliamo (avvocato Krogh le faccia una telefonata) di sottrarsi alla strumentalizzazione salvinista. Sul palco o dove può, purché ci sia una telecamera, lei, artista talentuosa, abbracci con sincero affetto la giornalista di minore talento. E Amadeus sancisca il tutto con uno sguardo alla Giuseppe Conte. Soprattutto Pavone si astenga dalle intemerate online. Il web intanto marcia da solo, crea e distrugge e non bisogna curarsene. E' vero, Jebreal ha avuto attacchi pesanti e va difesa, ma a questo ci ha già pensato, tra gli altri, Gad Lerner. Poi però, quando le difese hanno sovrastato gli attacchi, la voce del popolo, e non del populismo, rispetto all'ennesimo solidaristico ma un po' sospetto #IoStoConRula ha risposto con un definitivo #TePiacerebbe e l'ha chiusa lì.
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