Israele, il paradiso dell'innovazione Analisi di Fiammetta Martegani
Testata: Avvenire Data: 09 gennaio 2020 Pagina: 19 Autore: Fiammetta Martegani Titolo: «C'è un ponte con Israele per le imprese innovative»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 09/01/2020, a pag.19 con il titolo "C'è un ponte con Israele per le imprese innovative", il commento di Fiammetta Martegani.
Fiammetta Martegani
“Un accordo bilaterale a livello scientifico ed economico tra Italia e Israele esiste già da un decennio, ma è la prima volta che avviene uno scambio non solo a livello accademico e industriale, ma soprattutto di persone, conoscenze, esperienza sul campo. I tempi sono maturi per un cambio di paradigma, per offrire ai giovani italiani e israeliani un'esperienza internazionale unica». Gianluigi Benedetti, ambasciatore d'Italia in Israele, è il primo promotore di un ambizioso progetto che unisce la creatività del made in Italy con l'innovazione della Startup Nation: da oggi, sette aziende italiane resteranno per tre mesi nell’ “accellerator-campus" presso l'Eilat Tech Center di Global Innovation (Gruppo Arieli), nel sud di Israele: una struttura-incubatrice per le nuove startup. Saranno mesi intensivi di laboratori con mentor specializzati nei diversi settori di interesse delle società selezionate: tecnologia pulita, sanitaria, alimentare e mobilità, oltre al networking con compagnie israeliane di successo nei relativi campi aziendali menzionati. Israele negli ultimi venti anni ha "coltivato" la sua Silicon Wadi, arrivando a tenere testa alla California per il numero di startup pro capite, con una percentuale sul Pil investito in ricerca e sviluppo pari al 4,1% e un bacino di investimenti stranieri per cui il Paese detiene un primato: circa il 47%, contro una media europea del 9%. Nel solo 2018 le startup israeliane hanno raccolto circa 6,1 miliardi di dollari. Partner del progetto, oltre all'ambasciata italiana in Israele e all'Eilat Tech Center, anche Intesa Sanpaolo Innovation Center, società, dal 2015, focalizzata sullo sviluppo innovativo di nuovi modelli di business con l'obiettivo di creare sinergie tra giovani imprese italiane e l'ecosistema internazionale dell'innovazione. «Israele ha sviluppato un Dna volto a promuovere i giovani da cui l'Italia ha tutto da imparare — spiega ad Avvenire il direttore Guido De Vecchi — soprattutto in termini di velocità. Mentre l'Italia, quanto a innovazione, occupa uno degli ultimi posti in Europa, a tre ore di aereo c'è un intero ecosistema da scoprire, prezioso per la nostra economia e per le nostre startup che approdano in questi giorni a Eilat». Inizialmente erano 40 le aziende candidate per il progetto. Poi ne sono state scelte sette, che potranno lavorare in una realtà dinamica come Israele, con lo scopo di sviluppare e poi "re-importare" in Italia nuove idee d'impresa. «Dobbiamo imparare a guardare avanti — sottolinea Benedetti — come Israele fa da molti anni, non puntando solo alla "exit", ma ad uno "scale up" di più lungo periodo, su un mercato internazionale. I:obiettivo di questo programma pilota, che auspichiamo diventare il primo di una serie di esperienze in diverse località israeliane, è quello di creare, attraverso lo scambio bilaterale, un volano per sfruttare la complementarietà dei due mondi economici: il nostro ecosistema manifatturiero d'eccellenza e quello israeliano vocato all'innovazione e al venture capital». Per questo progetto, l'ambasciata d'Italia ha messo a disposizione un plafond di 70mila euro, l0mila per ogni startup coinvolta, mentre Intesa Sanpaolo Innovation Center ha svolto un ruolo centrale nell'analisi dei partecipanti e nel coinvolgere i più importanti partner israeliani nel comitato scientifico, che è costituito da Stefano Ventura, Chief Scientist dell'ambasciata d'Italia in Israele, Dani Schaumann, Global Country Advisor di Intesa Sanpaolo, Danny Biran, ex vicepresidente della Israel Innovation Authority, Jeremie Kletzkine di Startup Nation Central e Dan Fishel di OurCrowd. Quanto alla struttura ospite, l'Eilat Tech Center, il suo Ceo, Or Haviv, vede in questa partnership il ponte che mancava tra i due ecosistemi: «Israele è un Paese pilota con cui lanciarsi sul mercato internazionale. E noi abbiamo tanto da imparare dall'Italia. Per sintetizzare: "Made in Italy, accelerated in Israel" — conclude Haviv —. Abbiamo grandi speranze per il futuro: trarre il meglio da queste due grandi nazioni».
Per inviare a Avvenire la propria opinione, telefonare: 02/6780510, oppure cliccare sulla e-mail sottostante