Quando storia e letteratura si incrociano
Analisi di Giorgia Greco
Ida
Katharina Adler
Traduzione di Matteo Galli
Sellerio euro 15
“Storia e letteratura sono due fiumi che si sfiorano, a volte s’incrociano, altre si allontanano, ma che si muovono nella stessa direzione e si alimentano a vicenda”
Questa folgorante citazione di Giorgio Van Straten, scrittore e traduttore italiano, è il fil rouge che unisce tre libri di recente pubblicazione i cui autori ricostruiscono, in parte romanzandole, storie vere frutto di studi, ricerche, analisi di documenti d’archivio per restituirci la forza che possiede un racconto storico declinato sullo sfondo di quel fiume inesauribile che è la letteratura. Sono libri “custodia” in un tempo smarrito e in controtendenza rispetto allo scialo di parole che si compie quotidianamente e che invitano a una riflessione necessaria sulla vita, sulla morte, sulla linea di demarcazione fra bene e male, sulla differenza fra vittime e carnefici.
La storia di “Dora”, pseudonimo dietro il quale Freud celò il nome della giovane paziente Ida Bauer, affetta da vari disturbi, che dopo alcune settimane di trattamento decide di interrompere le terapie rivendicando, con uno spirito ribelle inusuale all’epoca, il diritto di gestire autonomamente la propria vita è al centro del romanzo di Katharina Adler. Pronipote di Ida Bauer l’autrice ci regala il ritratto intimo di una donna volitiva dal destino straordinario, oltre che un affresco magistrale della borghesia ebraica austrica negli anni in cui Vienna vive grandi fermenti artistici e culturali. La storia di Ida Bauer – strettamente intrecciata all’evoluzione della psicanalisi - cui il lettore si avvicina pagina dopo pagina grazie ad un accurato lavoro di introspezione psicologica è frutto di letture, di interviste, di incontri e ricerche a vari livelli con le quali l’autrice traccia un profilo complesso della sua antenata restituendoci la sua vera vita, oltre che il suo vero nome. Ida e non Dora. Nata a Vienna nel 1882 e morta a New York nel 1945, Ida percorre la prima metà del secolo breve in un ambiente pervaso da ambiguità (un amico di famiglia la molesta), da tradimenti (il padre ha una relazione clandestina e non crede alla violenza subita dalla figlia), da un antisemitismo strisciante destinato a condizionare la carriera del fratello e a spingere i più avveduti nella comunità ebraica ad allontanarsi dall’Europa. In un clima di forte pressione familiare e di incomprensioni con il dottor Freud che frequenta per volontà del padre con la speranza di curare i suoi disturbi, Ida vive in modo conflittuale i rapporti con altre figure femminili: la cugina Elsa, la madre, le amiche. Anche da adulta con la nuova moglie del figlio Kurt o con la consorte del fratello serpeggia in lei un sentimento di sfida e al tempo stesso di ricerca di protezione e di equilibrio. Non è facile in quegli anni per le donne, oppresse in vari settori della vita e private di molti diritti, allearsi contro una società patriarcale che le voleva sempre sottomesse e trovare nella solidarietà l’una con l’altra un’occasione di riscatto. Un certo equilibrio, nonostante i tempi bui in cui vive e le persecuzioni antisemite, Ida lo trova ormai adulta frequentando con assiduità il teatro o ascoltando musica nella consapevolezza che l’arte sia una grande consolazione e l’aiuti a vivere meglio. Una parte corposa del libro è dedicata agli incontri di Ida con il dottor Freud i cui risvolti si rivelano pagina dopo pagina al lettore, mentre l’ultima parte acquista una forte accelerazione dalle vicende connesse all’avvento del nazismo, al conflitto mondiale e alla fuga in extremis in America che le consente di ricongiungersi al figlio Kurt, direttore d’orchestra, anch’egli costretto a riparare negli Stati Uniti. “Ida” non è un romanzo sulla psicanalisi o su Freud ma il tentativo perfettamente riuscito dell’autrice di restituire alla vita una storia, quella di una donna straordinaria, erede di un femminismo autentico che combatte le convenzioni sociali e i pregiudizi culturali.
Stella
Takis Wurger
Traduzione di Nicoletta Giacon
Feltrinelli euro 16
Gli orrori della Seconda Guerra Mondiale fanno da sfondo anche alla storia raccontata da Takis Wurger nel romanzo “Stella”. Siamo nella Berlino degli anni Quaranta. L’autore, giornalista di Der Spiegel, ripercorre, romanzando alcuni avvenimenti, la vicenda che ha per protagonista Stella Goldschlag, una giovane donna ebrea realmente esistita che cela nell’animo un segreto inquietante. In una città pervasa da sentimenti antisemiti, dove gli ebrei avvertono con crescente angoscia il clima di violenza e oppressione che grava sulle loro famiglie arriva un giovane svizzero, Friedrich, che con una certa ingenuità vuole conoscere la verità su quanto ha sentito accadere in Germania e nel contempo imparare a dipingere. Dopo un’infanzia segnata da un rapporto difficile con le figure genitoriali, Fritz intraprende un viaggio di iniziazione alla vita frequentando locali dove, fra allarmi antiaerei e ristrettezze economiche, si ascolta musica swing e si fanno incontri interessanti per un giovane affamato di vita. E’ così che Fritz incontra Kristin, cantante in un locale, modella dal fascino misterioso, insegnante di latino e chissà cos’altro. In un contesto drammatico, con la guerra che miete vittime, con le SS che perlustrano i quartieri alla caccia di ebrei, l’amore fra i due giovani sembra non conoscere ostacoli e li fa vivere quasi con distacco un’esistenza scandita da feste e inebriante euforia. Un giorno Kristin sparisce e dopo alcuni giorni di disperazione Fritz la vede tornare coperta di lividi e ferite, con i segni della violenza e della tortura sul corpo. E’ in quel momento che Storia e Verità irrompono prepotentemente nella vita di Fritz. Kristin in realtà si chiama Stella, è ebrea ed è stata interrogata e torturata per giorni dalla Gestapo. I suoi genitori stanno per essere deportati ad Auschwitz, forse lei può salvarli ma quale prezzo deve pagare? Chi è la vittima e chi il carnefice? Pare chiedersi l’autore che, pur non ergendosi mai a giudice dei comportamenti altrui, invita il lettore a riflettere sulla questione della colpa e del male che già Hannah Arendt aveva rievocato nel suo “La banalità del male” (….“Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso”). E’ uno sguardo lucido e razionale quello che Wurger riserva ai suoi personaggi descritti senza pietismo e in un costante capovolgersi di ruoli che imprime al racconto un ritmo frenetico capace di coinvolgere il lettore fino all’ultima pagina, in attesa di un epilogo inevitabile ma non questo meno sconvolgente. “Stella”, un romanzo che suscita sentimenti contrastanti e mostra a quali compromessi si può scendere per sopravvivere, delinea molto bene l’intreccio fra Storia e Letteratura anche per la scelta dell’autore di inserire come incipit dei capitoli una concatenazione di eventi storici accaduti in quei mesi del 1942 e di riportare in corsivo gli atti giudiziari e le dichiarazioni rilasciate in un tribunale militare sovietico da testimoni e superstiti nei confronti di colei che viene indicata come “l’imputata”. Solo nell’epilogo sarà svelato il suo tragico destino.
La straniera
Stefan Hertmans
Traduzione di Laura Pignatti
Marsilio euro 18
Con “La straniera” Stefan Hertmans, una delle voci più intense della letteratura nederlandese contemporanea, ci porta alla fine dell’Undicesimo secolo per raccontare una storia epica, pressochè sconosciuta, quella di una donna di sconvolgente modernità che si converte all’ebraismo per amore del figlio di un rabbino. E’ a Monieux, piccolo paese della Provenza, famoso per aver accolto viandanti e fuggiaschi e dove si narra di un terribile pogrom avvenuto attorno all’anno 1095 che l’autore trova le tracce di una giovane nobildonna normanna nata nel 1070 in una casa patrizia nella città portuale di Rouen cui viene dato il nome di Vigdis Adelais. “…con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri leggermente strabici, cresce nell’ambiente protetto di questa città che prospera sui commerci e nel cui porto, accanto ai pescherecci puzzolenti, attraccano grandi navi cariche di stoffe, spezie, legname e ottone”. Il quartiere cristiano non dista troppo da quello ebraico ed è proprio davanti al solenne edificio della Yeshivah che Vigdis all’età di 17 anni incontra per la prima volta David Todros, inviato dal padre, il rabbino capo di Narbona, nella città di Rouen per seguire le lezioni di alcuni tra i più eminenti studiosi. L’amore che sboccia fra i giovani è duramente ostacolato dai genitori di lei e a Vigdis non resta che allontanarsi dalla città con il suo amato per rifugiarsi nella città di Narbona dove vive la famiglia di David. Per seguire il suo cuore la giovane donna si lascia alle spalle il benessere, un futuro prospero e decide di convertirsi all’ebraismo diventando Hamoutal. Chi era questa donna? Dove la condusse la sua fuga? Della sua esistenza l’autore ha trovato tracce in una lettera che un rabbino aveva scritto per lei a Monieux apparsa in una sinagoga del Cairo alla fine dell’Ottocento e che riesce a consultare recandosi a Cambridge dove è conservata una collezione di manoscritti che Solomon Schechter ha portato lì dal Cairo. Anche lo studioso di Chicago Norman Golb - delle cui scoperte lo scrittore si è avvalso per la stesura del libro - è talmente affascinato da questa storia da recarsi due volte a Monieux per poi scrivere un saggio nel 1969. Partendo dunque dalle montagne della Provenza Hertmans accompagna il lettore in un viaggio emozionante nel tempo seguendo le peregrinazioni della “proselita di Monieux” (cui anche Simon Schama dedica un breve paragrafo nel suo libro “La storia degli ebrei”) dalla Normandia a Marsiglia, passando da Genova per poi spingersi verso la Sicilia a Palermo e, al di là del mare, in Egitto nella città medievale di Fustat, ora chiamata Vecchia Cairo. Braccata dagli uomini del padre Hamoutal, che nel pogrom di Monieux ha perso l’amato David e due figli, inizia una lunga fuga per sfuggire alla morte e alla distruzione che i crociati seminano lungo il tragitto alla volta di Gerusalemme. E’ una donna dalla volontà di ferro che suscita inevitabilmente ammirazione nel lettore e che lo scrittore descrive in modo magistrale cogliendone i momenti di disperazione, di tenacia nel perseguire i dettami della fede che ha abbracciato, di paura dinanzi alle incognite del futuro. Attorno a lei si muovono personaggi indimenticabili: alcuni la respingono perché straniera, altri le offrono un rifugio in cui ripararsi dando a noi contemporanei una grande lezione di accoglienza. In questo racconto appassionante che si avvale di una minuziosa ricostruzione storica, geografica e letteraria del Medioevo l’autore ci trascina in un mondo dove pullulano individui meschini, ladri, prostitute, uomini violenti, donne sottomesse ma anche persone generose e disposte a rischiare la vita per accogliere un rifugiato. Un mondo dove le strade rimbombano di grida, di canti sguaiati dei soldati, di clangore di armi, di echi di tamburo e dove aleggiano i profumi e brillano i colori della vita quotidiana dell’epoca che l’autore restituisce con magistrale arte narrativa.
Gli autori di questi romanzi hanno ricreato dei mondi, hanno ridato vita a uomini e donne spazzando via l’oblio del tempo, hanno infuso forza a storie altrimenti sconosciute utilizzando la creatività che appartiene alla letteratura e allo stesso tempo avvalendosi dei contributi che solo lo studio di documenti d’archivio e le ricerche storiche possono offrire. Perché “la storia è anche racconto, narrazione del passato…e una singola storia può assumere un significato che apre visioni nuove su un intero periodo storico”.
Giorgia Greco