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La Stampa Rassegna Stampa
05.01.2020 Iran/Usa: silenzio eloquente dall'Europa
Amedeo La Mattina intervista Antonio Martino

Testata: La Stampa
Data: 05 gennaio 2020
Pagina: 6
Autore: Amedeo La Mattina
Titolo: «'Atteggiamento dell'Ue incomprensibile. C'era un pericolo grave, Trump ha agito'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/01/2020, a pag.6, con il titolo 'Atteggiamento dell'Ue incomprensibile. C'era un pericolo grave, Trump ha agito' l'intervista di Amedeo La Mattina a Antonio Martino.

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Antonio Martino

«Sapremo presto le forti motivazioni che hanno portato al raid americano a Baghdad, ma una cosa è sicura: è stato eliminato un pericolo reale per gli Stati Uniti e non solo. Chi pensa che Trump abbia agito solo ed esclusivamente per ragioni di politica interna, per la sua rielezione alla Casa Bianca è fuori strada». Antonio Martino, uno dei principali fondatori di Forza Italia, è stato ministro degli Esteri e della Difesa nei governi Berlusconi, economista liberale della scuola di Chicago, tifoso da sempre della politica filo-americana. Non è stupito dell'obiettivo colpito, il generale iraniano Soleimani: «Era un personaggio carismatico con una grande forza militare e un seguito popolare enorme nel suo Paese e in tutta l'area mediorientale. Era un leader in grado di creare grandi problemi».

Quindi è stato opportuno farlo fuori?
«Trump ha seguito un vecchio metodo, come tutti i suoi predecessori: prevenire la crescita dei pericoli prima che diventino incontrollabili. Evidentemente si era giunti ad un limite e l'assalto di fine anno dell'ambasciata americana a Baghdad è stata la classica goccia nel vaso pieno d'acqua. Sono intervenuti con un'azione di forza giustificata. Trump non avrebbero agito se non avessero creduto di essere di fronte a pericolo grave, reale, imminente».

Anche a rischio di aprire una crisi dalla portata imprevedibile?
«Credo che un po' di calcoli al Pentagono siano stati fatti. Mi rendo conto, però, che gli americani hanno aperto un vaso di Pandora le cui conseguenze si sapranno a breve scadenza».

Il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Mike Pompeo, ha detto di essere deluso dalla reazione degli europei dopo i suoi colloqui con Parigi, Berlino e Londra. Le preoccupazioni delle Cancellerie europee non sono legittime?
«L'atteggiamento dei Paesi europei e della Ue è incomprensibile. L'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri rappresenta il nulla cosmico. La politica estera è affidata agli Stati nazionali, alla Germania e alla Francia. Ognuno fa per sé. Altro che Stati uniti d'Europa: si procede in direzione opposta rispetto al sogno dei padri fondatori. Sono disgustato dalle vicende europee. Nella storia millenaria dell'umanità non è mai esistito un Stato senza un'idea comune sulla difesa e sulla politica estera. Nell'Unione europea nemmeno i più piccoli, come Malta e Lussemburgo, sono disposti a rinunciare alla loro politica estera».

L'esercito comune?
«Un miraggio».

E l'Italia? Sembra che Pompeo non abbia chiamato Roma.
«Per favore, non mi chieda della politica italiana. Io sono orgoglioso di essere italiano. Il nostro Paese è ricco di storia e cultura ma quando guardo la politica italiana mi viene da piangere. Una volta a Fiesole, era il 1991, incontrai la signora Thatcher a un convegno. Durante la pausa caffè mi avvicinai a lei: stava guardando estasiata Firenze sotto il sole. Mi disse: "Il suo è un Paese bellissimo con un governo marcio". Io le risposi: "Sarebbe meglio il contrario"».

Non le rispose che esagerava?
«No e pensi quanto è peggiorato dal 1991 ad oggi... Hanno fatto ministro degli Esteri Luigi Di Maio, una persona che non sa parlare nemmeno l'italiano».

L'unico politico italiano che ha battuto le mani a Trump è stato il leader leghista Matteo Salvini. Secondo lei è divento filo-americano per far dimenticare la Russia?
«Sono fuori dalla politica, ho rinunciato a candidarmi nel 2018, non conosco bene le logiche dei leader attuali. Certo a Salvini piacerebbe ricevere un endorsement da parte di Trump. La sua è una scelta che può essere letta in vari modi ma è chiaro che il leader della Lega voglia accreditarsi con l'amministrazione di Washington. È in linea alle prese di posizione sulla vicenda del Venezuela».

Non si è sentita, in questa vicenda iraniana, la voce del suo amico Silvio Berlusconi.
«Le avevo detto che non mi occupo più di politica interna da tempo, ormai».

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