ISAAC SINGER
"Il Penitente"
Ed. Longanesi - € 9,30
In visita a Gerusalemme, Isaac Bashevis Singer si trova nei pressi del Muro del Pianto, quando viene avvicinato da uno strano personaggio, un baal tshuvah, un penitente. Questi che dice di chiamarsi Joseph Shapiro, dichiara a Singer di voler essere lui, per una volta, a raccontare una storia - la propria - allo scrittore e gli garantisce che si tratta di "una cosa fuori dall'ordinario". Fuggito dalla Polonia nel '39, poi dalla Russia di Stalin nel '45, Joseph Shapiro è infine riparato negli Stati Uniti nel 1947. Poco prima ha sposato Celia, un suo amore giovanile ritrovato fortunosamente dopo tanti anni (lui dice che è stato "un miracolo"), e in poco tempo, in quel moderno Eldorado, in quella prima e privvisoria Terra Promessa, si arricchisce. Ma con l'agiatezza giungono anche il tedio, il peccato, i rapporti viziosi con le donne e con tutta la società americana (il consumismo, la volgarità), e un bel giorno Joseph decide di abbandonare ogni cosa, lavoro, moglie, amante e di fuggire in Israele per ritrovare il mondo dei pii ebrei. Ma esiste ancora quel mondo? E, se esiste, che senso ha? Atto d'accusa del grande scrittore yiddish contro la società moderna, questo suo nuovissimo romanzo, per certi versi vicino a "La caduta" (forse che l'eroe camusiano non si autodefiniva un "giudice-penitente"?), si inserisce nel miglior filone della produzione di Singer, quello che ci riporta a capolavori quali "Lo schiavo" e "Il mago di Lublino", dove il recupero delle antiche tradizioni e il ritorno alle radici tentavano disperatamente di opporsi al drammatico esilio dell'ebreo, un esilio già assurto a simbolo della perdita d'identità dell'individuo contemporaneo in genere. |