Venuto al mondo a Praga "nel momento peggiore che si possa pensare", cioé pochi mesi prima che Hitler salga al potere, e pochi anni prima che i tedeschi invadano la Cecoslovacchia, un bambino chiamato Pavel Friedlander, di famiglia ebrea, vede inabissarsi lentamente il tranquillo scenario della sua prima infanzia. Troppo piccolo per capire, sul treno che lo porta a Parigi non sa che la perdita è definitiva, che d'ora innanzi egli avrà un altro nome, farà sua per sempre un'altra lingua. Divenuto adulto, dovrà ricomporre scheggia a scheggia tutto il proprio passato: e dovrà ridestare nella memoria le figure dei genitori, come furono un tempo: il padre compassato e severo, la madre timida e radiosa; e come furono poco più tardi, vinti e stanchi, in Francia, negli anni della clandestinità randagia. Praga, Parigi, una piccola città di acque, la provincia francese, e Israele: questi i luoghi dove la sua memoria si muove in un andirivieni continuo: ricordare per lui vuol dire tener vivi i rapporti fra quello che era ieri e quello che è oggi, e in un'esistenza rotta e squassata dalla bufera, recuperare e radunare tanti volti dispersi, svaniti nel nulla. Dovrà cambiare nome tre volte: sarà Saul, in Israele. Cresce in Francia in un istituto religoso cattolico, dove gli è stato chiesto di assumere connotati nuovi, e dove impara un nuovo modo di essere, di credere, di pensare. Ha sepolto dentro di sé il vuoto delle perdite, lo strazio delle separazioni, la rovina che ha annientato la sua famiglia. Trova una compensazione nello studio, una protezione nella fede cattolica, una stabilità nel progetto di seguire la carriera ecclesiastica. E tuttavia l'angoscia e il senso di colpa si insinuano tra queste difese. Sarà un prete a ricondurlo dinanzi alla sua storia reale, a indurlo a scegliere se accettare l'identità che gli è stata sovrapposta o recuperare la propria identità vera e antica.